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“Le emozioni del cuore”, la motivazione empatica e la mediazione del docente: in allegato un progetto di didattico per la scuola dell’Infanzia

Di Antonio Fundarò

Il lavoro mette in evidenza, infine, quanto siano importanti i ruoli di mediazione della motivazione empatica degli insegnanti. Ciò, infatti, a supporto di quanto detto sino ad adesso, ci permette di spiegare perché le teorie dello sviluppo dei nostri allievi originano, non magicamente ma consequenzialmente, l’empatia dei docenti. Esiste, è utile ribadirlo qui, una intima relazione tra le convinzioni degli insegnanti e la loro pratica educativa. La relazione tra ciò che si crede e la motivazione dei docenti, nella relazione educativa, è supportata dalle risultanze scientifiche di numerose ricerche (Blackwell et al., 2007). Le teorie sullo sviluppo degli allievi sono predittive della causa motivazionale empatica dei docenti. L’empatia è, per molti (docenti, alunni, per molti di noi) percepita come un costo di tipo cognitivo. Ciò, di fatto, determina la scelta di molte persone di evitare di adottare l’empatia (Ferguson et al.,2021). Ne consegue che l’empatia come un processo strumentale è intimamente connessa all’attesa di qualsivoglia forma di ricompense da parte del mondo reale.

L’adozione di comportamenti empatici
È questa tipologia di potere (associato all’attesa di una ricompensa, anche affettiva) che motiva l’adozione di comportamenti empatici. Cosa capita nella circostanza in cui un docente fissa la sua convinzione su definite capacità degli studenti? Se ciò avviene nella relazione educativa, può capitare (e di fatto avviene) che il docente ritenga, erroneamente, che le capacità degli studenti siano anch’esse immutabili. Ciò, è provato scientificamente, innesca un processo irreversibile e dannoso nella relazione educativa. L’insegnante innesca, infatti, un processo, puntellato dalla convinzione che gli studenti non cambieranno in modo significativo. Perciò, come evidente conseguenza, gli insegnanti mostreranno una minore empatia in quanto privati di un’ovvia ricompensa, e l’empatia non risulterà più utile per loro (Ferguson et al., 2021).
Esiste una relazione positiva tra motivazione empatica ed empatia
È provato che esiste una relazione positiva tra motivazione empatica ed empatia. L’empatia, come fenomeno motivazionale, è un processo di “decisione” che si basa sui valori. Gazzola (2014) suggeriscono che la capacità e la propensione empatiche (dei docenti, in primis, nella relazione educativa, e dei discenti) influenzano l’empatia. Dunque, la motivazione empatica può determinare e innescare importanti variazioni empatiche. Infine, ed è un aspetto che in questo lavoro abbiamo, sottolineato, esiste ed è evidente una significativa associazione (di tipo positivo, naturalmente) tra la motivazione empatica e l’empatia del docente. In questa relazione è necessario considerare, anche, la preoccupazione empatica, e, congiuntamente ad essa, anche due dimensioni fondamentali negli studenti: l’assunzione di prospettive e la fantasia. L’empatia implica due diverse tipologie di processi informativi. Uno di questi si muove dall’alto verso il basso e l’altro dal basso con direzione verso l’alto. Il primo di questi, ovvero quello dall’alto verso il basso è riferito all’autoregolamentazione, mentre il secondo, dal basso verso l’alto, è riferito ad un processo automatico come sostengono Decety e Lamm (2006). L’angoscia personale, caratteristica riscontrata in alcuni docenti è una componente dei processi dal basso verso l’alto e potrebbe non essere condizionata da un tipo di controllo di tipo cognitivo, che di fatto è rappresentato dalla motivazione. Ciò spiega il fatto che il disagio personale dell’empatia dei docenti possa influenzare la relazione educativa ed è necessario porvi argine. Cosa bisogna fare, dunque? È necessario passare dall’empatia all’azione.
Passare dall’empatia all’azione
Un altro ruolo importante dei docenti, degli educatori, possiamo dire, in senso generale, degli adulti che a vario titolo hanno responsabilità nella comunità (famiglia, chiesa, scuola) è incoraggiare gli studenti, i nostri uomini e le nostre donne, i nostri cittadini e le nostre cittadine di oggi, a fare il salto dall’empatia all’azione. Perché, questo salto non è assolutamente scontato e neppure spontaneo in moltissimi casi. Troppo spesso riteniamo e diamo per scontato che i giovani sappiano, in maniera autonoma e automatica, cosa fare quando sentono forte, avvertono dentro, una preoccupazione per un coetaneo o per uno stesso adulto. E riteniamo, sempre in maniera scontata, che i nostri figli, i nostri alunni, sappiano reagire e sappiano fare a partire da quella preoccupazione o da quella percezione che hanno della manifestazione di un malessere.
Il divario empatia-azione
Spesso, inconsapevolmente, cadiamo tutti, anche il diversamente giovane, noi stessi, nel divario empatia-azione, quando ci preoccupiamo, talvolta in maniera smisurata, per una persona o per una causa che ha determinato dolore o preoccupazione (insomma, una sofferenza) in quella persona ma non facciamo nulla (o non sappiamo come fare) per aiutare quella persona. I docenti, i pedagogisti possono aiutare i giovani a superare questo divario incoraggiandoli ad agire, che si tratti di difendere qualcuno che viene preso in giro, di aiutare a risolvere un problema o semplicemente di ascoltare qualcuno che si sente giù, che non ha neppure la forza di richiedere questa attenzione. Lui o lei che vive nell’invisibile di comunità, talvolta, freneticamente occupate in altro.
Progetto didattico per la scuola dell’Infanzia: “Le emozioni del cuore”
“Le emozioni del cuore” rappresentano un eccellente esempio di progetto didattico per la scuola dell’Infanzia realizzato dalla Scuola dell’Infanzia “Paolo VI” di Colceresa (VI) coordinata dall’insegnante Maria Giovanna Mottin.
Progetto-educativo-didattico-Le-emozioni-del-cuore

“Le emozioni del cuore”, la motivazione empatica e la mediazione del docente: in allegato un progetto di didattico per la scuola dell’Infanzia

Di Antonio Fundarò

Il lavoro mette in evidenza, infine, quanto siano importanti i ruoli di mediazione della motivazione empatica degli insegnanti. Ciò, infatti, a supporto di quanto detto sino ad adesso, ci permette di spiegare perché le teorie dello sviluppo dei nostri allievi originano, non magicamente ma consequenzialmente, l’empatia dei docenti. Esiste, è utile ribadirlo qui, una intima relazione tra le convinzioni degli insegnanti e la loro pratica educativa. La relazione tra ciò che si crede e la motivazione dei docenti, nella relazione educativa, è supportata dalle risultanze scientifiche di numerose ricerche (Blackwell et al., 2007). Le teorie sullo sviluppo degli allievi sono predittive della causa motivazionale empatica dei docenti. L’empatia è, per molti (docenti, alunni, per molti di noi) percepita come un costo di tipo cognitivo. Ciò, di fatto, determina la scelta di molte persone di evitare di adottare l’empatia (Ferguson et al.,2021). Ne consegue che l’empatia come un processo strumentale è intimamente connessa all’attesa di qualsivoglia forma di ricompense da parte del mondo reale.

L’adozione di comportamenti empatici
È questa tipologia di potere (associato all’attesa di una ricompensa, anche affettiva) che motiva l’adozione di comportamenti empatici. Cosa capita nella circostanza in cui un docente fissa la sua convinzione su definite capacità degli studenti? Se ciò avviene nella relazione educativa, può capitare (e di fatto avviene) che il docente ritenga, erroneamente, che le capacità degli studenti siano anch’esse immutabili. Ciò, è provato scientificamente, innesca un processo irreversibile e dannoso nella relazione educativa. L’insegnante innesca, infatti, un processo, puntellato dalla convinzione che gli studenti non cambieranno in modo significativo. Perciò, come evidente conseguenza, gli insegnanti mostreranno una minore empatia in quanto privati di un’ovvia ricompensa, e l’empatia non risulterà più utile per loro (Ferguson et al., 2021).
Esiste una relazione positiva tra motivazione empatica ed empatia
È provato che esiste una relazione positiva tra motivazione empatica ed empatia. L’empatia, come fenomeno motivazionale, è un processo di “decisione” che si basa sui valori. Gazzola (2014) suggeriscono che la capacità e la propensione empatiche (dei docenti, in primis, nella relazione educativa, e dei discenti) influenzano l’empatia. Dunque, la motivazione empatica può determinare e innescare importanti variazioni empatiche. Infine, ed è un aspetto che in questo lavoro abbiamo, sottolineato, esiste ed è evidente una significativa associazione (di tipo positivo, naturalmente) tra la motivazione empatica e l’empatia del docente. In questa relazione è necessario considerare, anche, la preoccupazione empatica, e, congiuntamente ad essa, anche due dimensioni fondamentali negli studenti: l’assunzione di prospettive e la fantasia. L’empatia implica due diverse tipologie di processi informativi. Uno di questi si muove dall’alto verso il basso e l’altro dal basso con direzione verso l’alto. Il primo di questi, ovvero quello dall’alto verso il basso è riferito all’autoregolamentazione, mentre il secondo, dal basso verso l’alto, è riferito ad un processo automatico come sostengono Decety e Lamm (2006). L’angoscia personale, caratteristica riscontrata in alcuni docenti è una componente dei processi dal basso verso l’alto e potrebbe non essere condizionata da un tipo di controllo di tipo cognitivo, che di fatto è rappresentato dalla motivazione. Ciò spiega il fatto che il disagio personale dell’empatia dei docenti possa influenzare la relazione educativa ed è necessario porvi argine. Cosa bisogna fare, dunque? È necessario passare dall’empatia all’azione.
Passare dall’empatia all’azione
Un altro ruolo importante dei docenti, degli educatori, possiamo dire, in senso generale, degli adulti che a vario titolo hanno responsabilità nella comunità (famiglia, chiesa, scuola) è incoraggiare gli studenti, i nostri uomini e le nostre donne, i nostri cittadini e le nostre cittadine di oggi, a fare il salto dall’empatia all’azione. Perché, questo salto non è assolutamente scontato e neppure spontaneo in moltissimi casi. Troppo spesso riteniamo e diamo per scontato che i giovani sappiano, in maniera autonoma e automatica, cosa fare quando sentono forte, avvertono dentro, una preoccupazione per un coetaneo o per uno stesso adulto. E riteniamo, sempre in maniera scontata, che i nostri figli, i nostri alunni, sappiano reagire e sappiano fare a partire da quella preoccupazione o da quella percezione che hanno della manifestazione di un malessere.
Il divario empatia-azione
Spesso, inconsapevolmente, cadiamo tutti, anche il diversamente giovane, noi stessi, nel divario empatia-azione, quando ci preoccupiamo, talvolta in maniera smisurata, per una persona o per una causa che ha determinato dolore o preoccupazione (insomma, una sofferenza) in quella persona ma non facciamo nulla (o non sappiamo come fare) per aiutare quella persona. I docenti, i pedagogisti possono aiutare i giovani a superare questo divario incoraggiandoli ad agire, che si tratti di difendere qualcuno che viene preso in giro, di aiutare a risolvere un problema o semplicemente di ascoltare qualcuno che si sente giù, che non ha neppure la forza di richiedere questa attenzione. Lui o lei che vive nell’invisibile di comunità, talvolta, freneticamente occupate in altro.
Progetto didattico per la scuola dell’Infanzia: “Le emozioni del cuore”
“Le emozioni del cuore” rappresentano un eccellente esempio di progetto didattico per la scuola dell’Infanzia realizzato dalla Scuola dell’Infanzia “Paolo VI” di Colceresa (VI) coordinata dall’insegnante Maria Giovanna Mottin.
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