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Le prime foto del James Webb Space Telescope

È l’appuntamento scientifico che aspettavamo con il fiato sospeso, il culmine di una missione scientifica a cui si lavora da oltre 20 anni: il James Webb Space Telescope, il telescopio più grande e potente mai costruito, ha pubblicato le sue prime vere immagini a colori, inaugurando così il suo lavoro in orbita.

Un assaggio di scienza. Già le prime fotografie di prova, ottenute durante l’allineamento degli specchi del mega osservatorio, avevano dato un’idea delle capacità del telescopio: ora il capolavoro ingegneristico costato circa 10 miliardi e mezzo di dollari sfoggia l’intera gamma di possibilità di ricerca che può offrire. Insieme alle immagini sono stati resi disponibili i dati spettroscopici, informazioni scientifiche dettagliate desumibili dalla luce acquisita dal JWST, che possono essere scaricate e usate a scopo di ricerca.

I target di queste prime foto. I soggetti di questa prima tornata di immagini sono stati selezionati da un comitato scientifico di NASA, ESA e dell’Agenzia Spaziale Canadese (CSA), e sono stati scelti apposta per dimostrare che cosa può fare il telescopio. Sono:

La Nebulosa della Carena (Nebulosa di Eta Carinae, NGC 3372): è una delle nebulose a emissione (una nube interstellare di gas ionizzati) più grandi e brillanti del cielo, nonché uno degli oggetti celesti più osservati in assoluto. Si trova a circa 7600 anni luce di distanza, nella costellazione della Carena. Ospita molte stelle massicce diverse volte più grandi del Sole e al suo interno sono attivi fenomeni di formazione stellare.

Non sono montagne illuminate dalla Luna ma è la sommità di una regione di formazione stellare: NGC 3324, la Nebulosa della Carena, qui fotografata nel vicino infrarosso dalla Near-Infrared Camera (NIRCam) del James Webb. Possiamo immaginarla come la sommità di una cavità scavata dalla radiazione ultravioletta e dai venti stellari di stelle estremamente calde, giovani e massicce che si trovano al centro della bolla, fuori dall’inquadratura. La radiazione altamente energetica di queste stelle scolpisce la parete della nebulosa, erodendola. La foto rivela numerose stelle prima nascoste e nuove galassie sullo sfondo. I picchi delle montagne sono in realtà gas caldissimi ionizzati. Questa fase di formazione stellare precoce è difficile da catturare perché per ogni stella dura soltanto da 50.000 a 100.000 anni, ma la sensibilità eccezionale del telescopio James Webb è riuscita a documentarla.
© NASA, ESA, CSA, and STScI

WASP-96b (di cui è stato realizzato lo spettro): è un esopianeta gigante gassoso scoperto nel 2014 che si trova a circa 1150 anni luce dalla Terra. Questo pianeta gioviano caldo orbita attorno alla sua stella ogni 3,4 giorni e ha una massa pari all’incirca la metà di quella di Giove.

Il JWST ha rilevato la composizione atmosferica dell’esopianeta WASP-96 b: nell’involucro che avvolge il pianeta extrasolare ha rintracciato la firma inequivocabile dell’acqua, insieme alla presenza di nubi e foschia. Il 21 giugno il telescopio ha misurato la luce del sistema planetario mentre questo gigante gassoso transitava davanti alla sua stella. Quelli che vedete sono la curva di luce della stella durante il transito e lo spettro di trasmissione, che segnala appunto la presenza di acqua. Un’anteprima delle misurazioni che il JWST effettuerà sugli esopianeti più promettenti nelle zone abitabili delle loro stelle.
© NASA/ESA/CSA

La Nebulosa Anello del Sud (NGC 3132): una nebulosa planetaria (cioè un involucro incandescente di gas espulso nella fase finale della vita delle stelle). Somiglia a una piscina di luce, un capolavoro estremo creato da una stella nell’ultima fase della sua evoluzione. Ha un diametro di circa metà anno luce e si trova a 2000 anni luce dalla Terra.

Alcune stelle se ne vanno “col botto”. In queste nuove immagini della Nebulosa Anello del Sud (NGC 3132), nel vicino infrarosso (a sinistra) e nel medio infrarosso (a destra) si notano dettagli mai visti prima dagli astronomi. Il JWST ha messo in luce per la prima volta la seconda stella all’interno della nebulosa. Due astri che danzano in un’orbita molto stretta plasmano la forma di questo involucro gassoso. La stella più luminosa al centro non è la fonte primaria della nebulosa ma contribuisce a determinarne la forma. La vera sorgente è la seconda stella, meno visibile, in basso a sinistra, lungo una delle scie di diffrazione della prima (la si nota meglio nell’immagine a destra, catturata dallo strumento MIRI, Mid-Infrared Instrument, del telescopio). Questa seconda stella meno brillante, circondata da un guscio di polveri, ha espulso almeno otto strati di gas e polveri nell’arco di migliaia di anni.
© NASA, ESA, CSA, STScI, and the Webb ERO Production Team

Il Quintetto di Stephan è un gruppo di cinque galassie a 290 milioni di anni luce nella costellazione di Pegaso. Fu il primo gruppo compatto di galassie a essere scoperto ed è il più studiato fra tutti gli ammassi galattici compatti. In realtà le componenti del sistema sono quattro galassie interagenti, coinvolte in una serrata danza celeste con ripetuti incontri ravvicinati, mentre una quinta è stata associata al gruppetto per motivi prospettici.

Il Quintetto di Stephan in una nuova luce: questo enorme mosaico è la più grande immagine catturata dal JWST – copre circa un quinto del diametro della Luna, e contiene circa 150 milioni di pixel da circa 1000 immagini separate. La foto fornisce nuovi dettagli su come le interazioni tra galassie possono aver guidato l’evoluzione galattica nell’Universo primordiale. Si possono vedere dettagli mai osservati, come ammassi di giovani stelle, code di gas e onde d’urto derivanti dall’interazione di una delle galassie, NGC 7318B (al centro), con le altre.
© NASA, ESA, CSA, and STScI

L’ammasso di galassie SMACS 0723 è una regione celeste che ha abbastanza gravità da distorcere la luce delle galassie distanti dietro di sé e permette così di esplorare i confini dell’Universo. Si tratta di una lente gravitazionale che deflette e amplifica la luce delle galassie sullo sfondo. È il soggetto della primissima foto, svelata in anteprima l’11 luglio dal Presidente Biden in persona.

Il primo “campo profondo” di Webb (“Webb’s First Deep Field”) – un’immagine a lunga esposizione, per raccogliere la massima quantità di luce possibile e catturare anche galassie poco luminose – è stato acquisito in un giorno circa di lavoro del telescopio. Anche Hubble si era cimentato in imprese simili (vedi), ma questa foto coglie sorgenti di luce anche 100 volte più fioche.

Un dettaglio della prima immagine del Telescopio James Webb, l’ammasso di galassie SMACS 0723. Le galassie in primo piano sono a 4,5 miliardi di anni luce da noi e fanno da lente gravitazionale per osservare le centinaia di galassie ancora più lontane, che si vedono sullo sfondo. Si tratta delle galassie più vecchie e lontane mai osservate all’infrarosso. Per approfondire
© NASA, ESA, CSA, and STScI

Un’altra immagine dell’ammasso galattico SMACS 0723, questa volta nel medio infrarosso (a sinistra nella foto composita). A destra si vede lo stesso ammasso nella lunghezza d’onda del vicino infrarosso: la foto era sta svelata in anteprima l’11 luglio. Nella foto a sinistra, gli oggetti blu che mostrano scie di diffrazione sono galassie, e queste galassie nella fattispecie sono molto antiche – contengono pochissime polveri e gas per formare nuove stelle. In entrambe le immagini, le galassie più piccole sono anche le più lontane. In quella a sinistra, nel medio infrarosso, le galassie più vicine sono quelle più verso il bianco. Il verde indica invece galassie le cui polveri includono un mix di idrocarburi e altre sostanze chimiche.
© NASA, ESA, CSA, and STScI

Come previsto dagli esperti, questo primo pacchetto di immagini offre un assaggio dei temi scientifici che hanno ispirato la missione del telescopio: l’Universo primordiale, l’evoluzione delle galassie nel tempo, il ciclo di vita delle stelle e dei pianeti extrasolari.

JWST: che cos’è e come funziona. Il James Webb Space Telescope, frutto della collaborazione tra la Nasa, l’Esa e l’Agenzia spaziale canadese, è uno strumento ai limiti delle possibilità tecnologiche attuali che permetterà di studiare ogni fase della storia dell’Universo, dall’interno del Sistema Solare fino alle galassie più antiche, e rispondere a domande irrisolte sulla storia del cosmo e sul ruolo della Terra in esso.

Macchina del tempo. Sarà in grado di osservare una parte di spazio e di tempo mai visti prima, arrivando a 13,5 miliardi di anni fa, l’epoca in cui si sono formate le prime stelle e le prime galassie. La luce di quei primi oggetti celesti si è allungata (“spostata verso il rosso”) per effetto dell’espansione dell’Universo, e arriva oggi a noi come radiazione infrarossa. Il James Webb Space Telescope è stato studiato apposta per vedere questa luce infrarossa con una risoluzione e una sensibilità senza precedenti.

La luce nel vicino infrarosso rivela come si sono formate le galassie e permette di sbirciare al di là degli involucri di polvere che avvolgono le stelle appena nate. Quella nel medio infrarosso penetra le fredde regioni di polveri stellari dove si assemblano gli astri e mostra come le stelle massicce e i buchi neri plasmano il loro vicinato celeste. Al momento le osservazioni cosmologiche che arrivano più indietro nel tempo si spingono fino a 330 milioni di anni dopo il Big Bang, ma con le capacità di questo nuovo telescopio si spera di infrangere anche questo record.

I telescopi osservano soltanto una parte dello spettro elettromagnetico. In questo confronto si notano le frequenze di osservazione di tre telescopi spaziali: Webb, Hubble e Spitzer (un telescopio all’infrarosso ormai in pensione). Lo specchio primario del James Webb ha un potere di catturare la luce sei volte maggiore di quello di Hubble: una caratteristica particolarmente importante per captare le lunghezze d’onda più lunghe e fioche, quelle in cui il nuovo osservatorio è specializzato. Anche Hubble riesce in parte a vedere nell’infrarosso, ma è stato ottimizzato per cogliere soprattutto lunghezze d’onde più corte dello spettro elettromagnetico, l’ultravioletto e la luce visibile. In un certo senso i due telescopi sono complementari.

C’è vita là fuori? Anche se il James Webb Space Telescope è stato pensato per osservare le galassie lontane, permetterà anche di studiare origine ed evoluzione dei pianeti del nostro sistema e confrontarle con quelle degli pianeti extrasolari: il telescopio esplorerà quelli nella zona abitabile delle loro stelle e usando una tecnica chiamata spettroscopia a trasmissione esaminerà la luce della loro stella filtrata dalla loro atmosfera, per risalire alla loro composizione chimica e annusare eventuali tracce di vita.

Con il suo specchio primario di 6,5 metri di diametro quasi 3 volte più largo di quello del suo predecessore, e sensori molto più sofisticati, il JWST potrà raccogliere molta più luce di Hubble ed estendere il campo di indagine astronomica a distanze e a lunghezze d’onda maggiori, che ci permetteranno di osservare oggetti più freddi e più antichi di quelli che Hubble poteva rilevare.

Il vantaggio del freddo. Per essere capace di osservazioni così precise nell’infrarosso, è necessario che il telescopio e i suoi strumenti lavorino a temperature estremamente basse: il James Webb Space Telescope funziona a -233 °C, cioè a soli 40 gradi sopra lo zero assoluto. A queste temperature, può osservare la radiazione infrarossa prodotta dalle sorgenti celesti che sulla Terra è nascosta da quella generata dall’atmosfera, ed essere sicuro di non emettere a sua volta radiazioni che possano interferire con i segnali inviati dagli oggetti che osserva.

Questa “freddezza” è una delle ragioni dell’orbita singolare scelta per il telescopio: a differenza di Hubble, il James Webb Space Telescope non orbita attorno alla Terra ma attorno al Sole, in un punto di osservazione privilegiato chiamato L2 (punto Lagrange L2). Si tratta di un luogo gravitazionalmente stabile tra il Sole e la Terra, a 1,5 milioni di km da noi, particolarmente favorevole per un satellite. È qui che il JWST è stato parcheggiato. 

Dimensioni degli specchi, distanza orbitale, capacità di visione: Hubble e il suo successore James Webb Space Telescope a confronto in un’infografica.
© ESA

Le componenti del telescopio. Il James Webb Space Telescope si compone di due parti fondamentali: lo specchio e il corpo della sonda. Il primo è da record: la sua superficie, 7 volte quella di Hubble, permette al telescopio di raccogliere le poche manciate di fotoni che ci arrivano dall’universo primordiale. Realizzare, ma soprattutto spedire nello Spazio uno specchio così grande, è quasi impossibile. Per questo lo specchio è composto da 18 specchi esagoni di berillio rivestiti in oro, che si sono dispiegati e bloccati nelle loro posizioni permanenti soltanto in orbita.

Il corpo della sonda invece si compone di antenna per le comunicazioni, pannelli solari per ricaricare le batterie e propulsori per orientare il telescopio. E soprattutto dello scudo. Per evitare che le radiazioni del Sole, della Terra e della sonda stessa scaldino il telescopio e interferiscano coi sensibilissimi strumenti, lo specchio è infatti protetto da ben 5 fogli isolanti. Si tratta di Kapton, un materiale già usato per le tute degli astronauti, placcato a sua volta di alluminio e silicio per riflettere più radiazioni possibili. I sottilissimi fogli si sono dispiegati soltanto nello spazio aperto, raggiungendo l’ampiezza di un campo da tennis.

E ora? A partire da oggi il James Webb Space Telescope inizierà a lavorare a pieno regime ai suoi obiettivi scientifici. L’agenda dettagliata di questo primo anno di osservazioni non è stata diffusa, ma ne sapremo presto di più. Per ora, lasciamo qui una lista di domande alle quali speriamo che il telescopio possa se non rispondere del tutto, almeno offrire qualche spiraglio di luce: che aspetto aveva l’Universo primordiale? Quando si sono formate le prime stelle e le prime galassie? Come si sono evolute le prime galassie nel tempo? Che cosa può dirci questo, su materia ed energia oscura? Come si formano le stelle? Che cosa determina quante se ne formano e la loro massa? Quando muoiono, che impatto ha la loro fine sul mezzo in cui si trovano? Dove e come si formano i sistemi planetari? C’è altra vita al di fuori del Sistema Solare?

BERGAMOSCIENZA 2023

BERGAMOSCIENZA 2023

INFINITO E INFINITESIMO

XXI edizione, 29 settembre – 15 ottobre

Bergamo, 25 settembre – Dal 29 settembre al 15 ottobre torna la XXI edizione di BergamoScienza, il primo festival di divulgazione scientifica in Italia. Organizzato dall’Associazione BergamoScienza, il festival chiama a raccolta scienziati, studiosi e divulgatori di fama internazionale rinnovando un immancabile appuntamento per appassionati e curiosi di ogni età.

Come ogni inizio autunno, diciassette giornate animeranno con conferenze, laboratori, spettacoli e tour virtuali, la città di Bergamo, e stimoleranno le riflessioni di un pubblico vasto ed eterogeneo (324.790 hanno seguito la manifestazione l’anno scorso, 74.676 in presenza e 250.114 da remoto, dall’Italia e dall’estero).

La XXI edizione di BergamoScienza, grazie alla presenza di scienziati e scienziate, ricercatori e comunicatori della scienza dall’Italia e dal mondo, apre una finestra sugli infiniti e infinitesimi della realtà che ci circonda: dalla complessità del cosmo a quella degli organismi viventi, dalla vastità di oceani e deserti alle innumerevoli strade dell’evoluzione umana, da virus e batteri invisibili che mutano,  a modifiche calibrate del DNA, segnali chimici  che se pur quasi impercettibili hanno uno straordinario impatto sulla vita del nostro pianeta.

Come da tradizione torna La Scuola in Piazza. Nel pomeriggio di sabato 30 settembre e nell’intera giornata di domenica 1 ottobre, il Sentierone ospiterà la consueta fiera scientifica on the road, che quest’anno coinvolge 35 istituti scolastici di Bergamo e provincia che, con exhibit, giochi ed esperimenti, stimoleranno la curiosità di piccoli e grandi visitatori.

PROGRAMMA

La XXI edizione di BergamoScienza prende avvio venerdì 29 settembre con l’inaugurazione a Palazzo delle Libertà, dell’esposizione sVALVoLATI. La chirurgia del cuore, un viaggio nel tempo. In occasione dell’apertura della mostra, alle ore 17, si terrà la prima conferenza del festival che vedrà in dialogo, introdotti da Gianvito Martino, il cardiochirurgo di fama mondiale Ottavio Alfieri e il giornalista scientifico Luigi Ripamonti. Curato da Alessandro Bettonagli, Francesco Maisano e Ottavio Alfieri, il percorso espositivo è realizzato da BergamoScienza in collaborazione con l’IRCCS Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato. Un viaggio interattivo nel passato e nel futuro della cardiochirurgia che celebra Bergamo e Brescia, Capitale Italiana della Cultura 2023, come centri di eccellenza nell’evoluzione delle terapie del cuore non invasive. Aperta fino al 22 dicembre, l’esposizione ripercorre le tappe evolutive di una branca della medicina che, dagli studi sul cuore degli antichi Egizi alle più innovative tecniche di cardiochirurgia robotica, ha salvato e continua a salvare innumerevoli vite.

Ospiti del festival saranno alcune delle personalità più illustri della comunità scientifica internazionale che, con un linguaggio accessibile a tutti, illustreranno gli avanzamenti delle loro ricerche. Tra i relatori di questa edizione ben due Premi Nobel. Kip Thorne, Nobel per la Fisica 2017 per l’osservazione delle onde gravitazionali, terrà la conferenza La mia storia d’amore con il lato distorto dell’Universo. Come è nato l’Universo? Possiamo viaggiare indietro nel tempo? Thorne guiderà il pubblico in un viaggio nel lato distorto dell’universo, popolato da oggetti e fenomeni originati da spazio e tempo deformati. Tra buchi neri in collisione, wormhole e vortici spaziali, come nel film Interstellar – di cui Thorne ha contribuito alla sceneggiatura – l’incontro analizzerà i misteri della fisica dei viaggi nel tempo. La conferenza è moderata da Gianvito Martino (5 ottobre).

Nell’ultimo fine settimana attesissima la presenza di Serge Haroche,insignito delpremio Nobel per la Fisica nel 2012 per le sue ricerche sperimentali sulla misurazione e sulla manipolazione di singoli sistemi atomici. Il fisico sarà protagonista della 11th Rita Levi Montalcini Lecture dal titolo La scienza della luce, da Galileo alla fisica quantistica, in dialogo con Dario Menasce, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Haroche illustrerà le ultime frontiere degli studi sulla luce, un fenomeno che affascina l’umanità fin dalla notte dei tempi. La ricerca sulle sue proprietà ha contributo alla nascita della scienza moderna e ha condotto alle teorie della relatività e della fisica quantistica, rivoluzionando la nostra visione del mondo (15 ottobre).

Le nuove frontiere dello spazio

La ricerca di vita extraterrestre è una delle sfide più emozionanti della scienza. Avi Loeb, fisico teorico e presidente più longevo del Dipartimento di Astronomia di Harvard, racconterà al pubblico le scoperte del Galileo Project, un progetto di ricerca internazionale incaricato di scovare indizi di reperti tecnologici extraterrestri sul nostro pianeta, inaugurando, di fatto, una nuova disciplina di frontiera: quella dell’archeologia interstellare. L’incontro è moderato dal giornalista Gabriele Beccaria (8 ottobre).

Torna a BergamoScienza un amico del festival, Luca Parmitano, il primo astronauta italiano a ricoprire il ruolo di comandante della Stazione Spaziale Internazionale. In un dialogo con Luca Perri, coordinatore scientifico di BergamoScienza e Ilaria Zilioli dell’Agenzia Spaziale Europea, Parmitano svelerà i segreti di uno dei mestieri più affascinanti del mondo. Tanti saranno gli interrogativi, tra scienza e fantascienza, per comprendere meglio la vita degli esploratori dello spazio (7 ottobre).

Lo scorso agosto, un nuovissimo strumento si è aggiunto a quelli in uso nella Stazione Spaziale Internazionale: si tratta del laboratorio biochimico in miniatura di ZePrion, che studierà un protocollo innovativo per sviluppare nuovi farmaci contro le malattie da prioni. Uno dei ricercatori del programma, Pietro Faccioli, docente di fisica applicata all’Università di Milano Bicocca, illustrerà i dettagli di un progetto sperimentale che, intrecciando spazio e biochimica, amplierà gli orizzonti della ricerca medico-scientifica. Modera la giornalista Anna Violato (14 ottobre).

Si passa all’economia spaziale con l’astrofisica Simonetta di Pippo, direttrice dello Space Economy Evolution Lab (SEE Lab) di SDA Bocconi. Oggi la space economy vale circa 470 miliardi di dollari, con previsioni di crescita percentuale a due cifre entro il 2040. In futuro la specie umana diventerà multiplanetaria? O la ricerca spaziale ci aiuterà a salvare il nostro attuale pianeta?  Modera Ilaria Zilioli (15 ottobre).

La sostenibilità delle missioni spaziali, tema di stringente attualità, sarà al centro di due conferenze: nella prima Camilla Colombo, docente del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano, si soffermerà sulle soluzioni da attuare per risolvere il problema dei detriti spaziali, la cui presenza sta aumentando in maniera esponenziale a causa del numero crescente di missioni internazionali. L’incontro è moderato da Tommaso Nicolò, divulgatore di Passione Astronomia (14 ottobre). Nel corso della seconda conferenza, Stefano Bianchi dell’ESA, intervistato dal giornalista Giovanni Caprara, illustrerà le nuove tecnologie di sviluppo dei razzi, sempre più sicuri e sostenibili (14 ottobre).

Il viaggio nelle vastità dell’universo si conclude con due appuntamenti relativi allo studio delle onde gravitazionali. Spiegherà cosa sono, come funzionano e cosa ci raccontano la storica della fisica Adele La Rana, nel corso di un incontro introdotto da Simone Iovenitti dell’Associazione BergamoScienza (13 ottobre). Una tavola rotonda dimostrerà, inoltre, come il nostro Paese sia stato, fin da subito, parte attiva nel processo che ha portato alla scoperta e alla verifica dell’esistenza delle onde gravitazionali. Oggi l’Italia, oltre a ospitare l’interferometro di seconda generazione Virgo a Cascina (Pisa), è candidata ad accogliere, a Sos Enattos in Sardegna, la nuova struttura di terza generazione Einstein Telescope. Si tratta di una straordinaria opportunità per il nostro Paese, sul quale ricadranno i benefici di un’attività di ricerca tecnologica d’avanguardia di livello mondiale. Ne discutono Monique Bossi e Marco Pallavicini dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Luca Perri dell’Associazione BergamoScienza moderati dalla conduttrice radiofonica Sara Zambotti (1 ottobre).Letture dell’attrice Maria Giulia Scarcella.

Un pianeta da salvaguardare: ambiente, clima e sostenibilità

Dall’esplorazione dello spazio alla vita sulla terra: il nostro pianeta è sempre più minacciato dalle problematiche che l’emergenza climatica porta con sé.

Le conseguenze del riscaldamento globale stanno modificando la vita di intere comunità, che si trovano a dover affrontare la sfida di adattarsi al clima che cambia. Dai nativi groenlandesi che lottano per evitare l’apertura di nuove miniere, alla giovane ricercatrice che in Uganda progetta stazioni meteo smart per favorire l’agricoltura: la giornalista Sara Moraca e la climatologa Elisa Palazzi daranno voce alle storie di chi sta già agendo per costruire un futuro migliore (7 ottobre). Modera Andrea Gianola di WeScience.

Monitorare l’impatto che il cambiamento climatico ha sugli oceani, i più vasti e complessi ecosistemi del nostro pianeta, è una delle priorità della comunità scientifica internazionale. Ne parlerà l’esperto di biologia delle piante Chris Bowler, neo presidente della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, in un incontro introdotto dal filosofo evoluzionista Telmo Pievani (7 ottobre).

Ancora il mare è il protagonista dell’incontro con il naturalista Alfonso Lucifredi, che guiderà il pubblico in un appassionante viaggio nella storia della navigazione e dei naufragi, dal Titanic alla leggendaria Endurance di Shackleton (8 ottobre). Modera Anna Spinelli di WeScience.

Secondo alcuni viviamo nell’Antropocene, l’era del dominio umano sul pianeta. Ma forse dovremmo parlare di Wasteocene, un’epoca segnata dalla continua produzione di sostanze, comunità e luoghi di scarto. Lo storico dell’ambiente Marco Armiero, dell’Istituto di Storia della Scienza dell’Università Autonoma di Barcellona, condurrà i partecipanti in un viaggio nelle viscere del Westocene, analizzando le esperienze di resistenza che lo rifiutano. Introduce il sindaco di Bergamo Giorgio Gori (7 ottobre).

Come si rende più sostenibile il settore della tecnologia? Ce lo raccontano Anna Rita Odorizzi, Daniele Paradiso e Alessandro Beretta di StMicroelectronics, che progetta soluzioni ed ecosistemi per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti tech (4 ottobre).

La conoscenza del pianeta che abitiamo passa anche dallo studio delle creature che lo hanno popolato milioni di anni fa. Il paleontologo Cristiano Del Sasso, mostrando immagini e video inediti, racconterà la storia dell’incredibile scoperta, nel deserto del Sahara, dello scheletro di Spinosaurus aegyptiacus. Si tratta della prima e finora unica specie di dinosauro semiacquatico mai studiata, nonché del più grande predatore di tutti i tempi. Modera il divulgatore scientifico Diego Mattarelli (7 ottobre).

Dal mondo animale a quello vegetale, con un dialogo tra Paola Bonfante, professoressa emerita di Biologia all’Università di Torino, e il filosofo della scienza spagnolo Paco Calvo. Le piante sono “intelligenti”? A partire da questo interrogativo i due studiosi si confronteranno per esplorare se e come una categoria umana, come quella dell’intelligenza, possa essere applicata alle piante. Modera il biologo Danilo Zagaria (1 ottobre).

Spazio, infine, a una delle figure più rilevanti della storia delle scienze naturalistiche, Ulisse Aldrovandi, precursore della scienza moderna. A ripercorrerne la vita e le imprese, sulla scia del cinquecentesimo anniversario della sua nascita, saranno Gabriele Rinaldi, direttore dell’Orto Botanico di Bergamo, la geologa Grazia Signori e Giovanni Carlo Federico Villa dell’Università degli Studi di Bergamo (7 ottobre).

Salute e medicina

Come ogni anno, il festival dedica grande attenzione alle ricerche in campo medico, incaricando esperti del settore di raccontarne gli ultimi esiti.

Si parte con un dialogo tra Roberta Fulci, autrice scientifica e conduttrice radiofonica, e Agnese Collino, supervisore scientifico della Fondazione Umberto Veronesi, volto a ripercorrere la storia del dolore, che da sempre medici e scienziati cercano di misurare, definire e interpretare. Tra punture e arti fantasma, sale parto ed evoluzione, le due studiosi tenteranno di ricostruire la storia di un’impresa impossibile (1 ottobre).

Che effetto ha l’alta quota sulla nostra salute? Che rischi si possono correre sui sentieri? Tre ricercatori risponderanno ai quesiti con evidenze di studi effettuati nell’ambito della fisiologia e della medicina di montagna. Intervengono: Guido Ferretti, dell’Università degli studi di Brescia, Simona Mrakic-Sposta, dell’Università Telematica San Raffaele di Roma e Lorenza Pratali, della Società Italiana di Medicina di Montagna (11 ottobre).

Numerosi sono gli incontri che il festival propone in collaborazione con enti, associazioni e fondazioni di rilevanza nazionale operanti nel campo della salute e della ricerca.

Luigi Naldini e Alessandro Aiuti, rispettivamente direttore e vicedirettore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica, e Francesca Pasinelli, direttore Generale di Fondazione Telethon, approfondiranno i risvolti di una particolare tipologia di terapie avanzate: le terapie geniche, una vera e propria sfida per sconfiggere numerose patologie rare, ma non solo. Modera la divulgatrice scientifica Annamaria Zaccheddu (11 ottobre).

Arrivare prima per curare meglio. Questo è l’obiettivo degli screening oncologici, che negli ultimi cinquant’anni hanno contribuito a rivoluzionare le prospettive di trattamento di alcuni fra i tumori più diffusi. Giulia Veronesi, direttrice del programma di Chirurgia Robotica Toracica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele, e Silvia Deandrea, dottoressa specializzata in screening oncologici, si confronteranno sull’impatto degli screening sulla vita delle persone e sull’economia dei sistemi sanitari. Modera la giornalista Donatella Barus (3 ottobre).

Di nuove sfide contro il cancro, e in particolare di dieta e immunoterapia, si parlerà con i ricercatori AIRC Alessandra Gennari e Claudio Vernieri, intervistati dal divulgatore scientifico Ruggero Rollini (4 ottobre), mentre con la Fondazione ARTET si discuterà delle cause, dei fattori di rischio e dei sintomi della trombosi, una patologia ancora troppo trascurata e sottovalutata. Con Anna Falanga, dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, Sara Gamba e Patricia Rosas-Gomez, ricercatrici di Fondazione ARTET e Franco Piovella della Fondazione I.R.C.C.S. Istituti Clinici Scientifici Maugeri. Modera la giornalista Roberta Villa (9 ottobre).

Nascere o diventare sordi pone sfide complesse all’individuo e alla società. Accanto alla diffusione di innovazioni tecnologiche, come quelle degli impianti cocleari, oggi le neuroscienze aprono nuovi e importanti scenari. L’incontro, a cura dell’Ente Nazionale dei Sordi, vedrà protagonista Francesco Pavani dell’Università degli Studi di Trento, intervistato da Sofia Erica Rossi dell’Associazione BergamoScienza (12 ottobre).

Si ripercorrerà, infine, la storia delle trasfusioni di sangue, pratica imprescindibile senza la quale oggi sarebbero impossibile i trapianti, con Tiziano Gamba, del Comitato Scientifico Avis Nazionale e Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (12 ottobre).

Scienza, tecnologia e attualità

Dagli antichi greci al buddhismo, la nostra capacità di avere il controllo sulla realtà affascina i filosofi da migliaia di anni, eppure, solo di recente abbiamo elaborato una scienza rigorosa della consapevolezza di sé, la metacognizione. Stephen Fleming, direttore del MetaLab Lab alloUniversity College di Londra, ci guiderà alla scoperta di questo nuovo campo delle neuroscienze, tra intuizioni che spaziano dall’informatica alla psicologia, passando per la biologia evolutiva. Fleming sarà in dialogo con il neurologo Stefano Cappa, dell’Associazione BergamoScienza (15 ottobre).

Di Intelligenza Artificiale, realtà virtuale e tecnologie digitali – innovazioni che stanno già cambiando le nostre abitudini quotidiane e le modalità con cui oggi si fa scienza – si discuterà nel corso di quattro appuntamenti.

Il primo è una tavola rotonda organizzata in occasione della Notte Europea dei Ricercatori (29 settembre), sul rapporto tra ricerca scientifica e intelligenza artificiale, per produrre nuove conoscenze e tecnologie. Interverranno Elena Cuoco, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Maria Francesca Murru e Antonio Ferramosca dell’Università degli Studi di Bergamo, Federica Agosta e Antonio Esposito dell’Università Vita Salute San Raffaele e Michela Bozzetto, dell’Istituto Mario Negri. Saranno intervistati da Agnese Collino, Luca Perri e Nicola Quadri (29 settembre).

Il secondo incontro è incentrato sulle ultime e più avanzate frontiere della realtà virtuale, strumento dalle potenzialità ancora non del tutto espresse, anche a causa di alcuni vincoli tecnici difficili da superare. Sarà data voce direttamente agli ideatori di un nuovo tipo di realtà virtuale, destinata a rivoluzionare il mondo del cinema, dei videogiochi e della divulgazione scientifica: Guido Meardi e Gianluca Meardi, fondatori di V-Nova, Marco Pizzoni, fondatore Way Experience e il regista Alessandro Crecolici. Moderati la tech influencer Fjona Cakalli (30 settembre).

Al centro del terzo appuntamento i giochi di ruolo. Si sperimenterà in che modo oggi la conoscenza della paleontologia e della museologia possa diffondersi giocando a giochi divenuti ormai cult,come Dungeons and Dragons. Un narratore e alcuni giocatori d’eccezione si cimenteranno in un’avventura creata appositamente per l’occasione: Benedetta Colombo, operatrice culturale e storica dell’arte, Simone Iovenitti e Willy Guasti, dell’Associazione BergamoScienza, Andrea Plazzi, matematico e traduttore, lo scienziato ambientale Mattia Teruzzi e Dario Grillotti, della Scuola Internazionale di Comics (30 settembre).

Infine, le competenze digitali possono configurarsi anche come uno strumento concreto contro la violenza economica, una situazione che affligge ancora molte donne in Italia, costrette a subire il controllo del partner. In un incontro nella sede della Banca d’Italia di Bergamo si parlerà di quali strumenti e abilità digitali è possibile avvalersi oggi per contrastare questo fenomeno e tutelarsi (12 ottobre).

In questi ultimi anni – complice anche la proliferazione di piattaforme digitali per la diffusione di contenuti video e audio – la scienza è diventata una delle protagoniste indiscusse di serie tv, film e podcast: un esempio è Breaking Bad, una delle serie televisive di maggior successo della storia, basata sulle vicende di un professore di chimica che, per sbarcare il lunario, inizia a sintetizzare metanfetamina. Ma quanta chimica reale si nasconde dietro la finzione televisiva? Risponde a questa domanda il divulgatore scientifico Danilo Gasca, in un incontro moderato da Mariaelena Enni di WeScience (6 ottobre).

La scienza, in particolare la fisica, è protagonista anche di Oppenheimer, l’ultimo, celebratissimo film di Christopher Nolan. Luca Perri del comitato scientifico di BergamoScienza esaminerà in che modo la scienza viene qui rappresentata e, soprattutto, racconterà la storia e divulgherà i segreti del Progetto Manhattan. Modera Roberto Taino di WeScience (8 ottobre).

In Italia il mercato dei podcast continua a crescere, mentre la radio sembra non invecchiare mai, dimostrando la voglia del pubblico di ascoltare le storie (anche quelle di scienza) direttamente dalla voce dei protagonisti. Ma cosa vuol dire parlare di scienza oggi? Ne discutono Emanuele Menietti, giornalista de Il Post, Roberta Fulci, conduttrice radiofonica e Ilaria Zanardi, ricercatrice del CNR. Modera Nicola Quadri (30 settembre).

Spazio agli scienziati e agli imprenditori del futuro, con due appuntamenti che celebrano i giovani talenti del territorio: il primo è il Phd Day 2023, nel corso del quale 47, tra ragazzi e ragazze, riceveranno il titolo di Dottore di ricerca, alla presenza di Sergio Cavalieri, Rettore dell’Università degli studi di Bergamo, Andy Neely, docente dell’Università di Cambridge, Gianpietro Cossali, Direttore della Scuola di Alta Formazione Dottorale e Gianvito Martino, presidente dell’Associazione BergamoScienza (6 ottobre); il secondo è la finale della competizione Start Cup Bergamo 2023, il progetto di formazione imprenditoriale ad alto contenuto innovativo dell’Università degli studi di Bergamo. Durante l’evento gli studenti, i docenti e gli ospiti dialogheranno sul tema della crescita d’impresa e degli ecosistemi dell’innovazione a favore dei giovani (9 ottobre).

Musica

Prosegue la collaborazione di BergamoScienza con Contaminazioni Contemporanee, festival internazionale di musica contemporanea, ideato e diretto da Alessandro Bettonagli, direttore artistico di BergamoScienza.

Domenica 8 ottobre, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, è in programma l’anteprima mondiale della composizione Pastorals di Valentin Silvestrov, considerato il maggior compositore ucraino vivente e uno dei più grandi compositori di musica contemporanea. La composizione, commissionata dal festival Contaminazioni Contemporanee per la sua diciassettesima edizione, verrà eseguita dalla violinista Hanna Weinmeister, dalla violoncellista Anja Lechner e dalla pianista Anna Gourari: un nuovo trio che sta ottenendo grande successo di critica e di pubblico e che si riunirà in occasione della presentazione del brano di Valentin Silvestrov.

Gli spettacoli e i laboratori

Quest’anno saranno 16 gli spettacoli del palinsesto del festival. Gli appuntamenti racconteranno il nostro pianeta e le leggi fisiche che lo governano, esploreranno i misteri del cosmo, ripercorreranno la storia di grandi scienziati e scienziate. In programma anche la proiezione di due film.

Non mancheranno anche quest’anno i laboratori per bambini e bambine, ragazzi e ragazze dai 3 anni in su, organizzati dalle scuole di Bergamo, Cremona, Mantova e da enti e associazioni private del territorio. Oltre 140 appuntamenti, in presenza e da remoto, stimoleranno la curiosità e la voglia di mettersi in gioco dei giovani partecipanti: giochi, esperimenti, quiz, visite guidate, workshop creativi condurranno i piccoli scienziati in erba alla scoperta di un’infinità di discipline diverse.

Il programma è disponibile sul sito: www.bergamoscienza.it

Tutti gli eventi sono gratuiti.

Per conferenze, spettacoli e laboratori è necessaria la prenotazione.

Tour virtuali visibili in streaming sul sito e sui canali social del festival.

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