Gela: troppi contagiati, scuole in dad fino a fine gennaio? È l’orientamento del sindaco

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No all’Autonomia Differenziata

NO ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA: APPELLO PER UN GRANDE SCIOPERO UNITARIO CONTRO LA REGIONALIZZAZIONE DELLA SCUOLA

A Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals, Cobas Scuola, Cobas Sardegna, Gilda, Anief, nonché a tutte le altre OOSS del settore

No all’Autonomia Differenziata che frammenta e spezza l’Italia, perché:

1 – esalta le disuguaglianze fra Nord e Sud, che sono già le più profonde e durature del mondo, all’interno di uno stesso Paese;

2 – frammenta la formazione scolastica, legando l’offerta nazionale dell’istruzione obbligatoria non al diritto di cittadinanza, ma alla ricchezza dei territori, favorendo così i più ricchi. Con l’attuale situazione di sfacelo generale degli istituti, per il 90% non in regola neanche con le norme su igiene e sicurezza (il cui rispetto grava proprio sugli enti locali), cosa potrebbero più garantire le regioni più povere, prive di mense e laboratori e nelle quali spesso non è mai partito il tempo pieno? Le Università del Sud rischierebbero di chiudere e le scuole (già piene di problemi) diventerebbero un cronicario didattico. L’alternanza scuola-lavoro, intesa come mero apprendistato aziendalista, ne uscirebbe dovunque rafforzata ed ulteriormente distorta. L’attuale (assai compromesso) assetto costituzionale prevede che, qualora le regioni lo chiedano, resti allo Stato solo l’indicazione degli indirizzi generali sull’istruzione, aprendo un varco a velleità più vicine al localismo prepotente che al federalismo. 

Il mondo dell’istruzione pare infine destinato a fare da apripista, incardinando per la prima volta la regionalizzazione del personale (cosa mai successa prima in nessun altro settore): questo governo aprirà così la strada alle gabbie salariali con contratti regionali anche per la sanità, i trasporti rimasti allo stato ed i servizi, chiudendo in un ghetto retributivo il Meridione. Per quanti passeranno dallo stato alle regioni è pronto lo stesso tiro mancino che subì in ogni parte del Paese quella parte di personale non docente statalizzata nel 2000 provenendo dagli Enti Locali, con l’annullamento dell’anzianità e l’eliminazione per loro (ma non per i colleghi dello stato) dei “gradoni”, non presenti nel Ccnl degli Enti Locali. Venne azzerata loro l’anzianità di servizio, con un danno fortissimo su stipendi e pensioni. Ricordiamo che questi 70mila lavoratori della scuola che, a parità di mansioni ed orario percepiscono oggi uno stipendio ridotto rispetto ai loro colleghi o sono andati in pensione dopo 42 anni di contributi anche con pensioni da 1000 euro, attendono ancora giustizia nonostante undici sentenze favorevole della Suprema Corte Europea. Oggi, in caso di una regionalizzazione dei contratti, potrebbe avvenire l’opposto, con lo scomputo degli anni di servizio maturati nello stato ed analoghe disparità;

3 – trasforma i diritti costituzionali in merci che alcuni potranno “acquistare” e altri no;

4 – mira a far esplodere la differenza di dotazione di infrastrutture (strade, scuole, ospedali…), anche con la ventilata pretesa di trasformarne la proprietà da statale a regionale, in modo che quello che è di tutti gli italiani, perché pagato da tutti, andrebbe a incrementare il patrimonio pubblico solo di alcuni, che si ritroverebbero così ancora più ricchi, impoverendo gli altri;

5 – sottrae risorse allo Stato, consentendo alle Regioni di trattenere una percentuale forte delle tasse nazionali per finanziare competenze delegate dall’Amministrazione centrale. Ma, subdolamente, in tal modo si avrebbe un trasferimento di fondi pubblici proporzionato alla ricchezza dei territori e non al costo dei servizi, quindi chi già ha di più riceverebbe ancora di più e chi ha meno, ancora meno, generando tensioni il cui sviluppo è imprevedibile;

6 – dal momento che l’Autonomia differenziata, ovvero il passaggio di competenze dai ministeri alle Regioni deve avvenire, per legge, a invarianza di bilancio, se alcune Regioni riescono a sottrarre più risorse, per le altre non può che restare poco o niente e lo Stato centrale potrebbe avere difficoltà a far fronte ai suoi compiti (a meno di non voler regionalizzare, per dire, anche le Forze Armate, la Diplomazia, eccetera);

7 – l’Autonomia Differenziata non può prescindere dai Livelli essenziali delle prestazioni, Lep, ovvero i servizi da fornire al cittadino. Come impone persino la scellerata riforma del Titolo V della Costituzione, del 2001. Ma i Lep (quali, quanti, quanto costano, ci sono i soldi?) non sono stati definiti in 23 anni, poi lo si è fatto in pochi giorni semplicemente fotografando l’esistente (con le lacune che questo comporta); per finanziarli servirebbero non meno di cento miliardi che per di più il governo vorrebbe distogliere da quelli già destinati al Mezzogiorno; ma anche se i Lep fossero definiti e finanziati, per la messa a regime ci vorrebbero decenni. Se l’Autonomia Differenziata partisse, nessuno potrebbe garantire la realizzazione dei Lep;

8 – ci sono almeno una decina di pesanti violazioni dei principi costituzionali nel disegno di legge Calderoli per l’AD; e il ruolo del Parlamento viene azzerato. Tutto verrebbe deciso unicamente dal governo e dalle regioni interessate.

Appello promosso da:

Pino Aprile (giornalista e scrittore, Presidente onorario dell’Intergruppo Parlamentare per il Sud, le aree interne e le piccole isole)

Stefano d’Errico (Segretario nazionale dell’Unicobas Scuola & Università)

6 Febbraio 2024: Quarantacinque sindaci del Mezzogiorno si uniscono all’appello dello scrittore Pino Aprile, Presidente onorario dell’Intergruppo parlamentare Sud e dei sindacati di base. Chiedono a tutti i restanti sindacati dell’istruzione l’organizzazione di uno sciopero generale unitario della scuola contro l’autonomia differenziata, in una data da decidersi in comune. Tra i sindaci che hanno dato la loro adesione anche Mosè Antonio Troiano, sindaco di San Paolo Albanese, nominato vicepresidente dell’Associazione dei Sindaci del Sud Recovery Sud Italia insieme a Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, Vito Fusco, sindaco di Castelpoto, Maria Grazia Brandara, sindaca di Naro e Giovanna Bruno, sindaca di Andria. Quindi sono rappresentate tutte regioni del Sud. L’associazione ha deciso anche di aderire alla manifestazione nazionale davanti al ministero della Coesione indetta dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. 

Nell’ordine:

Gennaro Capparelli, sindaco di AcquaformosaMaria Grazia Brandara, sindaca di NaroSimona Colotta, sindaca di OrioloDomenico Vuodo, sindaco di Alessandria del Carretto Alessandro Tocci, sindaco di CivitaRosaria Capparelli, sindaca di San Benedetto UllanoLucia Nicoletti, sindaco Santo Stefano di RoglianoRaffaele Pane, sindaco di SciglianoAntonio Iorio, sindaco Di TortoraMosè Antonio Troiano, sindaco di San Paolo AlbaneseGiovanni Galli, sindaco di SalcitoAlfredo Lucchesi sindaco, Santa Maria TalaoAgostino Chiarello, sindaco Di CampanaFrancesco Silvestri, sindaco Di VerbicaroRiccardo Gullo, sindaco Di LipariPietro Caracciolo, sindaco di Montalto UffugoFrancesco Tursi, sindaco di PlataciMichele Chiodo, sindaco di Soveria MannelliVincenzo Nania, sindaco di Sorbo San Basile Francesco Severino, sindaco di Santa Caterina dello IonioPasquale Fera, sindaco di San Nicola da Crissa Francesco Miglio, sindaco di San SeveroGiovanna Bruno, sindaca di AndriaGiuseppe D’Onofrio, sindaco SerracapriolaRaffaele Falbo, sindaco di MelissaMaria Grazia Vittimberga, sindaca Di Isola Capo RizzutoAngelantonio Angarano, sindaco Di BisceglieLuigi Sarnataro, sindaco di Mugnano di NapoliFrancesco Fazio, sindaco di FabriziaMimmo Lo Polito, sindaco di CastrovillariFrancesco Cacciatore, sindaco di Santo Stefano QuisquinaAntonio Vella, sindaco Di MontevellaMassimo Chiarella, sindaco di Gimigliano Raffaele Mirenzi, sindaco di Pentone Francesco Scalfaro, sindaco di Cortale Luca Papaianni, sindaco di Paterno CalabroSebastiano Tarantino, sindaco di Taverna Francesco Silvestri, sindaco di Verbicaro Gabriele Corrado, sindaco di DasáAlfredo Lucchesi, sindaco di Santa Domenica Talao Vincenzo De Marco, sindaco di San Sosti Antonio Pomillo, sindaco di VaccarizzoPasquale Iacovella, sindaco di Casalduni Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Ionio

Ulteriori adesioni verranno costantemente aggiunte nel corso di questa campagna che comincia oggi

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