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Inverno

Inverno: schede di pregrafismo, poesie, filastrocche, attività, lavoretti, addobbi, schede didattiche, storie e leggende, striscioni, sagome, decorazioni, segnalibri, disegni, cornicette, copertine…

Lavoretti, Addobbi, Striscioni

Decorazione invernale con pupazzo di neve

Decorazioni con guanti e cappello

Decorazione con pupazzo di neve

Decorazione con pupazzo di neve 3D

Decorazioni invernali con uccellini

Decorazioni inverno: casette di neve

Decorazioni inverno: cristalli di neve

pupazzo di neve da ritagliare e assemblare

pupazzo di neve “Olaf” dal film Frozen

addobbi inverno con nuvolette e neve

addobbi inverno con pinguino da ritagliare e assemblare

pinguino da colorare e ritagliare

striscione inverno con pupazzi di neve

striscione inverno con pupazzi di neve da colorare

addobbi inverno con orsetti

 Decorazioni inverno con pupazzi di neve
Materiale occorrente:
1) cartoncini di colore bianco, azzurro, verde, giallo e fucsia
2) colla stick
3) forbici
4) pennarello arancione per colorare il naso
Istruzioni:
Stampare sagoma 1 (x 4 pupazzi) su cartoncino bianco e ritagliare.
Stampare sagoma 2 (x 4 pupazzi) su cartoncini colorati e ritagliare.
Assemblare ed incollare le parti come nell’immagine riportata sopra. Possono essere appesi ad un filo o ad un nastrino colorato.

striscione “E’ INVERNO” colorato
striscione “E’ INVERNO” da colorare

inverno decorazioni/addobbi: pupazzo di neve da ritagliare e assemblare

inverno decorazioni/addobbi: uccellini con cappello e sciarpa

inverno decorazioni/addobbi

Materiale occorrente:
1) cartoncini di colore bianco, azzurro, arancione, rosa
2) colla stick
3) forbici
Istruzioni:
Stampare sagoma 1 (x 1 pupazzo) su cartoncino bianco e ritagliare.
Stampare sagoma 2 (x 1 pupazzo) su cartoncino bianco e ritagliare.
Stampare sagoma 3 (x 1 pupazzo)  su cartoncino  azzurro e ritagliare.
Stampare sagoma 4 (x 2 pupazzi)  su cartoncino  arancione e ritagliare.
Stampare sagoma 5 (x 2 pupazzi)  su cartoncino  rosa e ritagliare.
Stampare sagoma 6 (cartello da appendere al pupazzo)  su cartoncino  bianco e ritagliare.
Assemblare ed incollare le parti come nell’immagine riportata sopra. (Le braccia del pupazzo devono essere colorate di marrone)

decorazioni con cristalli di neve

striscione “Bentornato Inverno” colorato

striscione “Bentornato Inverno” da colorare

striscione inverno con disegni

Come funziona la pioggia? 6 curiositĂ  da sapere

La formazione della pioggia è un meccanismo complesso (e vitale) che trasforma l’invisibile vapore acqueo nell’aria in gocce che piombano al suolo. Come funziona precisamente? Che cosa accade nel passaggio da cielo a terra? Stanno davvero aumentando gli eventi estremi (per esempio si abbatte in un giorno la quantitĂ  di pioggia che cade in mesi?) Ecco una guida alla pioggia in 6 punti, tra principi fisici e curiositĂ .

1. Il vapore acqueo. L’ingrediente di base della ricetta della pioggia è il vapore acqueo in atmosfera. «Deve condensare, cioè passare allo stato liquido, e perchĂ© ciò accada si deve superare la quantitĂ  massima di umiditĂ  che può essere presente nell’aria», spiega Vincenzo Levizzani, autore di Il libro delle nuvole. Manuale pratico e teorico per leggere il cielo (Il Saggiatore). Ma per far partire il processo serve un secondo ingrediente: le minuscole particelle in sospensione nell’aria (gli aerosol), prodotte da fenomeni naturali o attivitĂ  umane. «Queste particelle costituiscono i nuclei di condensazione, a cui il vapore acqueo si attacca formando così le goccioline che creano le nubi, con un diametro di 10 millesimi di millimetro. Un po’ crescono con la deposizione di altro vapore, ma il fenomeno che le fa diventare davvero grandi è la collisione tra loro, con cui si uniscono formando gocce di qualche millimetro. Quando la gravitĂ  vince la spinta delle correnti ascensionali, iniziano a cadere: non piĂą gocce di nube, ma gocce di pioggia».

2. pioggia di casa nostra. Se fossimo ai Tropici, sulle nostre teste accadrebbe questo. Ma nelle nostre nubi le cose si complicano. «Da noi tutta la pioggia è passata in qualche modo da una fase ghiacciata. Anche in estate», spiega Levizzani. «Qui nelle nubi (del tutto o in parte ad altitudini a cui la temperatura è sottozero) ci possono essere goccioline d’acqua, ma soprattutto ci sono cristalli di ghiaccio: si formano sempre attorno a particelle (i nuclei di ghiacciamento) su cui il vapore acqueo si deposita e diventa ghiaccio. Poi i cristalli si scontrano e formano aggregati – i fiocchi di neve – che finiscono per cadere: scendendo la temperatura sale e quando arriva sopra gli 0 °C i fiocchi fondono e diventano pioggia. Succede lo stesso con altri ammassi ghiacciati che nascono nelle nubi, come la grandine».

3. Pulizia aerea. «La pioggia è un naturale spazzino dell’atmosfera», dice Levizzani, «perchĂ© nella caduta rimuove le particelle presenti in aria e in parte i gas».

In un esperimento, chimici del Massachusetts Institute of Technology hanno calcolato l’efficienza delle gocce nell’attrarre particelle come solfati, molecole organiche, particolato carbonioso: le gocce piĂą piccole funzionano meglio. «Per esempio la pioggia ripulisce le cittĂ  dalle polveri che stazionano su di esse. L’acqua piovana che arriva a terra non è pura, ma in realtĂ  piuttosto sporca», sottolinea Levizzani. Va detto che – tra ciò che viene intrappolato nelle nubi come nuclei di condensazione o ghiacciamento e ciò che è raccolto nella caduta – con la pioggia scende di tutto». Janice Brahney della Utah State University ha per esempio trovato nella pioggia raccolta in parchi e aree selvagge degli Usa moltissime microplastiche (soprattutto microfibre da vestiti e materiali industriali), finite nell’aria dalle zone abitate. Altro esempio? «Con la pioggia cadono giĂą anche le polveri del Sahara trasportate dai venti, e ce ne accorgiamo da come si riducono le auto», scherza Levizzani.

4. Nuclei di ogni tipo. Torniamo ai nuclei su cui si formano goccioline o ghiaccio. Fondamentali, tanto che sparare nelle nubi sostanze che servano a tale scopo (come ioduro d’argento) è alla base delle tecniche che mirano a far piovere. «Possono essere le sostanze piĂą diverse. Per fare da base alle gocce devono essere solubili in acqua: per esempio il sale marino che viene dalla superficie degli oceani è importantissimo, nel meccanismo delle precipitazioni», dice Levizzani. Si va dalle particelle prodotte nelle combustioni a quelle emesse dai vulcani. «I nuclei su cui si forma il ghiaccio possono essere anche argille dei suoli sollevate dal vento, cellulosa proveniente dal degrado dei vegetali nelle foreste, persino batteri». Alcuni microbi userebbero la pioggia proprio come strategia di dispersione. Gli effetti sono complessi. «Particelle piccole formano goccioline piĂą piccole, che hanno bisogno di piĂą tempo per ingrandirsi e diventare pioggia. E possono non riuscirci affatto». Un recente studio, guidato da Cynthia Twohy (North West Research Associates, Usa), avverte per esempio che gli incendi potrebbero far diminuire le piogge, esacerbando la siccitĂ  che li scatena. 

5. La forma delle gocce. Non solo non ci sono piĂą le mezze stagioni, ma anche le gocce di pioggia non sono quelle che ci aspettiamo: non a forma “classica” di lacrima. «Quelle molto piccole sono sferiche. Le piĂą grandi invece assumono una forma schiacciata, deformate dall’aria. Le dimensioni? Gocce piĂą grandi sono associate a grossi aggregati di ghiaccio, per esempio alla grandine che si forma nei temporali: se scendendo arriva a fondere, può generare pioggia violenta», dice l’esperto.

6. SiccitĂ  e alluvioni. Il riscaldamento globale sta influendo sulle piogge. Il principio fisico di base? «L’aumento della temperatura provoca un aumento dell’evaporazione dell’acqua dei mari e quindi della disponibilitĂ  di vapore acqueo in atmosfera, che essendo piĂą calda può immagazzinarne di piĂą (il 7% in piĂą per ogni grado di aumento, ndr). La teoria ci dice questo. La conseguenza però non è un aumento generalizzato delle piogge, ma un cambio nel regime delle precipitazioni: nelle regioni umide piogge intense e alluvioni, nelle aree secche ancora piĂą siccità», conclude Levizzani.
Per citare solo le ricerche piĂą recenti, uno studio della Newcastle University (Uk) prevede che in Europa a fine secolo saranno 14 volte piĂą frequenti i temporali intensi che si spostano molto lentamente. Significa che una zona potrebbe restare molto a lungo sotto una pioggia violenta, con rischio alluvioni. E uno studio tedesco ha rilevato negli ultimi 10 anni un aumento degli eventi “record” in quanto a pioggia caduta in un giorno.

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