Da dove salterà fuori il prossimo coronavirus?

Da quasi due anni, nell’immaginario comune il pipistrello non è più solo quello strano animale che dorme appeso a testa in giù, ma anche e soprattutto l’ospite che ha permesso al SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, di fare il salto di specie (spillover) da animale a uomo (anche se il dibattito sulle origini del virus è ancora aperto). Per impedire futuri spillover e prevenire eventuali pandemie è dunque fondamentale capire quali sono le specie animali che ospitano virus potenzialmente pericolosi per l’uomo.

È in quest’ottica preventiva che si inserisce uno studio pubblicato su Lancet Microbe, parte di un più ampio sforzo di ricerca internazionale chiamato

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Le prossime pandemie? Innescate dal global warming

Prendete il mercato di Wuhan, probabile innesco della pandemia di covid, ed estendetelo a livello planetario: i cambiamenti climatici stanno trasformando la Terra in un enorme bacino a cielo aperto di patogeni pronti a saltare da un animale all’altro, con condizioni di rischio non dissimili da quelle dello Huanan Seafood Market, dove per la prima volta abbiamo incontrato il SARS-CoV-2.
L’aumento delle temperature sta obbligando – e obbligherà  – sempre più specie a migrare verso aree già occupate dall’uomo, favorendo l’incontro con altri animali e lo scambio reciproco di migliaia di virus, in regioni del mondo inedite e in nuove specie. Da questo calderone nascerà la prossima pandemia, sostiene un articolo pubblicato su Nature, che approfondisce la relazione tra global warming e la totalità dei virus che colonizzano i mammiferi.

Troppo vicini. Secondo gli scienziati della Georgetown University di Washington D.C., gli animali capaci di ospitare importanti riserve virali e anche di coprire grandi distanze – come i pipistrelli – per trovare il loro habitat in aree dal clima meno torrido, incontreranno altri mammiferi per la prima volta. Pertanto, patogeni capaci di provocare una pandemia, come Ebola o i coronavirus, avranno l’opportunità di colonizzare nuove aree e di proliferare in nuovi ospiti che possano fare da trampolino di lancio per l’uomo.

L’ospite più ambito. Le nuove mete animali coincideranno sempre più spesso con aree ad alta densità di popolazione umana destinate a diventare i nuovi punti caldi per possibili spillover. Questo processo è già in atto in un mondo che ha raggiunto la temperatura di +1,2 °C dall’era preindustriale, e che vede l’uomo eccedere nel consumo di habitat e risorse.
Ma lo studio fa un passo oltre e suggerisce che la crisi climatica diverrà il principale fattore di rischio per l’insorgenza di nuove pandemie, più ancora della deforestazione, della tratta di animali esotici o della diffusione di allevamenti e dell’agricoltura intensiva.

La mappa mostra la sovrapposizione tra le aree a più alta densità abitativa (blu) e quelle a maggior rischio spillover (rosso) nel 2070: Africa equatoriale, Cina meridionale, India e sud-est asiatico sono le zone ad elevata criticità. Vedi anche: dove potrebbero nascere le prossime pandemie da coronavirus.
© COLIN CARLSON/GEORGETOWN UNIVERSITY

Un mercato grande come il mondo. «Ci preoccupiamo dei mercati perché fare incontrare animali non in salute e in combinazioni non naturali crea l’occasione per questo graduale processo di insorgenza di nuove malattie – così come la SARS è passata dai pipistrelli agli zibetti e dagli zibetti all’uomo. Ma i mercati non sono più luoghi così speciali; con il clima che cambia questo processo diventerà la realtà per qualunque luogo naturale», spiega Colin Carlson, principale autore dello studio.

Tenere alta la guardia. Oltre a scatenare la prossima pandemia, lo scambio di virus potrebbe minacciare la salute animale e mettere a rischio la conservazione delle specie coinvolte. Occorrerà dunque abbinare agli studi sulle migrazioni animali legate al global warming una puntuale sorveglianza dei rischi epidemiologici connessi: «Quando un pipistrello dalla coda libera brasiliano arriva fino alla regione degli Appalachi, dovremmo preoccuparci di sapere quali virus lo stanno accompagnando. Soltanto cercando di individuare in tempo reale questi salti di specie saremo capaci di impedire che il processo si traduca in altri spillover o altre pandemie».

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