Scuola: Bianchi, maturità? Studenti non devono avere paura

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In Germania 234.250 casi, a Hong Kong il primo morto da cinque mesi. Primo caso di contagio presso la famiglia imperiale del Giappone

9 febbraio 2022

Coronavirus, dall’11 febbraio mascherine solo al chiuso. All’aperto con assembramentiI punti chiave

10:55

Aifa, 22 decessi correlabili a vaccino, 0,2 ogni milione di dosi

In un anno sono stati 22 i decessi considerati correlabili alla somministrazione di un vaccino anti-Covid, pari a circa 0,2 casi ogni milione di dosi somministrate. E’ quanto emerge dal ’Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti Covid-19’, presentato oggi dall’Agenzia italiana del farmaco Aifa. “Entro i 14 giorni dalla vaccinazione, per qualunque dose – si precisa comunque nel report – i decessi osservati sono …..

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Pechino cancella il passato coloniale di Hong Kong dai libri scolastici

Sui libri di scuola di tutto il mondo, c’è scritto nero su bianco che Hong Kong è stata una colonia dell’impero britannico e che è tornata sotto l’ombrello della sovranità cinese nel 1997. Ma gli studenti di Hong Kong impareranno una nuova versione della Storia: la città portuale non ha avuto un passato coloniale.

A partire dal prossimo autunno, i nuovi libri scolastici di Hong Kong non avranno alcun riferimento al periodo coloniale, semplicemente perché Pechino ritiene che il territorio della città non sia mai stato sotto il controllo dell’impero britannico.

Perché l’ulteriore stretta

Alla base della revisione storica c’è la narrativa della Cina, che rimarca come il governo cinese non abbia mai riconosciuto i trattati stipulati tra Londra e impero della dinastia Qing verso la metà dell’800, a seguito della Prima e della Seconda guerra dell’Oppio. Il Celeste Impero ha sempre etichettato gli accordi come “ineguali”, perché frutto dell’espressione di una tracotanza occidentale nel XIX secolo.

Il rifiuto di Pechino di riconoscere i trattati si basa, soprattutto, sulla convinzione che le questioni di Hong Kong siano strettamente vicende interne. In Cina prevale l’idea, secondo cui il riconoscimento del passato coloniale di Hong Kong aprirebbe le porte alla sua indipendenza, come richiesto da alcuni manifestanti nel 2019.

Non è la prima volta che emerge una simile visione cinese sulla storia di Hong Kong. Già prima del 1949, anno della fondazione della Repubblica Polare, la Cina si riferiva alla società hongkonghese come “metà coloniale e l’altra feudale”, spiega Ho-fung Hung, professore di economia politica presso Johns Hopkins University, al New York Times, ricordando come già dal 1997 Pechino non considerasse Hong Kong una vera colonia.

Il docente universitario basa la sua tesi su un articolo comparso nel marzo del 1997 sul Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del Partito, in cui si legge: “il Regno Unito ha esercitato il tipico dominio coloniale a Hong Kong, ma ciò non significa che la città sia una colonia. Per colonie ci si riferisce principalmente a paesi che hanno perso la loro sovranità a causa del governo e della giurisdizione straniera. Hong Kong fa parte del territorio cinese, quindi il concetto di colonia non si applica a Hong Kong”.

Come funziona il rapporto tra Cina e Hong Kong

Secondo i termini dell’accordo, che ha permesso il passaggio di sovranità dalla Gran Bretagna alla Cina il 1° luglio del 1997 – il cosiddetto handover -, la Cina aveva convenuto che i sistemi sociali, giudiziari ed economici del territorio sarebbero rimasti invariati per 50 anni, in base al modello politico “un paese, due sistemi”. Stando all’accordo siglato tra l’ex premier britannica Margaret Thatcher e il padre della Cina moderna, Deng Xiaoping, e inserito nella carta costituzionale locale, Hong Kong gode di un alto grado di autonomia rispetto alla terraferma. Le cose sono però cambiate con le manifestazioni popolari del 2014, nota come Rivoluzione degli Ombrelli, e quelle pro-democratiche del 2019.

Sulla scia delle proteste del 2019, nate per respingere la morsa del Partito Comunista Cinese sulla città, Pechino ha punito il dissenso popolare e politico, prendendo di mira testate giornalistiche indipendenti e leader pro-democrazia. Le contestazioni popolari sono state un utile espediente per permettere a Pechino di introdurre a Hong Kong la legge sulla sicurezza nazionale nel 2020. La draconiana norma ha anche conferito alle autorità il potere di mettere a tacere l’opposizione e di perseguire gli attivisti pro-democratici.

Il nuovo curriculum scolastico

Con l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza, i funzionari del governo locale hanno avuto più ampio raggio d’azione anche per modificare il sistema scolastico di Hong Kong.

La narrativa cinese, che rifiuta il modo in cui gli inglesi vedevano il loro rapporto con la città portuale, verrà così esplicitamente insegnata agli studenti delle scuole superiori di Hong Kong, attraverso almeno quattro nuovi libri di testo. I testi scolastici si concentrano anche sulle manifestazioni del 2019 sfociate in brutali violenze che, secondo Pechino, sono l’opera di “forze esterne” straniere.

I materiali didattici sono stati forniti alle scuole in modo che possano scegliere quali usare da settembre, stando a quanto scrivono i quotidiani locali, e gli editori sono responsabili degli argomenti selezionati in conformità con le linee guida ufficiali. I testi sono destinati agli studenti dei corsi dedicati a “cittadinanza e sviluppo sociale”, materie emerse dal 2009 con lo scopo di “migliorare la consapevolezza sociale e il pensiero critico” negli alunni delle scuole superiori.

Il New York Times ha avuto accesso a diversi estratti dei testi, le cui frasi lasciano poco spazio alle interpretazioni. In una bozza del libro edito dalla Hong Kong Educational Publishing Company, e ripreso dalla testata statunitense, si legge: “l’aggressione britannica ha violato i principi del diritto internazionale e quindi la occupazione di Hong Kong non dovrebbe essere considerata legale”. “Hong Kong non aveva uno status coloniale, e quindi non c’era la cosiddetta autodeterminazione”, continua il testo.

Il materiale scolastico fa parte di una più ampia campagna del leader cinese, Xi Jinping, per rinnovare le scuole di Hong Kong con l’obiettivo di “proteggere le giovani menti” dalle informazioni “false e distorte” e far crescere cittadini leali e patriottici al Partito comunista cinese. Ma per gli oppositori si tratta dell’ennesima strategia di indottrinamento dettata da Pechino.

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