Le baruffe di Giorgio Battistelli alla Fenice

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Solo pochi mesi fa il suo Julius Caesar, opera appositamente scritta, ha inaugurato la stagione del Costanzi di Roma, e adesso Giorgio Battistelli, compositore e organizzatore musicale (è direttore artistico del Festival Puccini e dell’Orchestra Haydn), sta per dare alle scene un ulteriore suo nuovo titolo di teatro musicale: Le baruffe, libretto tratto dall’omonima commedia di Goldoni e approntato dallo stesso compositore con il regista Damiano Michieletto, che firma anche l’allestimento di questa première in programma alla Fenice di Venezia (dal 22 febbraio).

Libertà nell’opera

Da Shakespeare a Goldoni. E intanto per il 2023 è annunciata un’altra opera di Battistelli, Il teorema di Pasolini, stavolta su commissione della Deutsche Oper di Berlino. Con Le baruffe, il suo catalogo di partiture di ambito teatrale tocca il numero non indifferente di 35 titoli; e a scorrerlo, si rivelano le fonti d’ispirazione più diverse: Verne, Keplero, Shakespeare, ma anche la Genesi e argomenti legati all’ecologia e al mondo del lavoro. «Luciano Berio, al quale mi ha unito una grande affinità», ci racconta Battistelli, «mi diceva sempre che noi compositori abbiamo la fortuna di una grande libertà: grazie alla musica possiamo entrare in ogni luogo della fantasia e della realtà, in un racconto come in una vicenda di cronaca.

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Le baruffe chiozzotte

Una libertà creativa che ci guida dove sentiamo esiste una dimensione espressiva, e che diventa eterogeneità di tematiche e di stili. Nella commedia Le baruffe chiozzotte, ho avvertito tutta la grandezza di Goldoni, intrigante e articolato, soprattutto nei dialoghi».

La nascita de Le baruffe

Le baruffe di Battistelli, tredici cantanti in scena, un coro e un’orchestra dall’organico classico ma con un’importante presenza di percussioni, nascono dietro input di Fortunato Ortombina, sovrintendente della Fenice: per celebrare i 60 anni dalla fondazione della casa editrice Marsilio, che sta pubblicando l’edizione nazionale delle Opere di Goldoni. «Scrivere un’opera oggi rivolgendosi a un autore del Settecento pare antiquato», dice Battistelli, «ma quando ho riletto Le baruffe, ho avvertito subito un’atmosfera precisa, e l’ho annotata sulla partitura: “Affresco di voci con nebbia”».

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E come l’ha ricreato questo affresco? «Studiando il dialetto chiozzotto che anima i dialoghi di questa commedia, e ricreandolo nel canto con strutture ritmiche ben scandite e asimmetriche, per recuperare il suono concitato e popolaresco di quei dialoghi. I paesani di Chioggia si azzuffano, litigano: ma per cosa? Sono baruffe senza tempo: in fondo, una metafora di quel che avviene nella vita di tutti i giorni».

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