Def: meno scuola, più armi
Brutte notizie per il mondo scuola. Nel Def la spesa per l’istruzione negli anni 2022-2025 scende dal 4 al 3,5% del Pil. Un dato che risulta ancora più grave, se confrontato col fatto che, contemporaneamente, si programmano investimenti di guerra per 15 miliardi di euro in più fino al 2026. E i conti sono presto fatti: sono esattamente i 7,5 miliardi di euro in meno destinati in un quadriennio all’istruzione.
Non le manda a dire il sindacato. “In questo modo ci allontaniamo ancora di più dalla media Ocse – attacca il segretario generale Flc Cgil Francesco Sinopoli –. Dopo due anni di pandemia, quando è diventato chiaro a tutti quanto sia fondamentale per il Paese il nostro sistema d’istruzione, dopo tanta retorica e pochissime risorse per affrontare l’emergenza, si torna esattamente alla stessa logica ragionieristica dei tagli degli ultimi venti anni”.
Brutte notizie anche per gli stipendi, visto che, sottolineano alla Flc, “se ne programma la riduzione fino al 2025 per una somma equivalente a più di un punto di Pil. Una vera e propria beffa per una categoria di lavoratrici e lavoratori che già soffre di una disparità rilevante rispetto ai colleghi europei e agli altri lavoratori pubblici a parità di titolo di studio e che fatica, con salari già depressi, a recuperare potere d’acquisto di fronte di all’inflazione sempre più elevata”.
“Lo abbiamo detto e lo ribadiamo oggi, ci batteremo contro l’aumento delle spese militari per affermare quelle che sono le vere priorità del Paese in primo luogo l’istruzione e la ricerca”.
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