Perché gli egiziani mummificano gli animali?

Nell’antico Egitto, la pratica della mummificazione rimase in vigore per almeno tremila anni. Secondo alcuni esperti, sarebbero state imbalsamate milioni di persone, dai più grandi faraoni alla gente comune, ma è il numero degli animali mummificati è ancora più impressionante: secondo alcune stime supererebbe i 70 milioni.

Animali e uomini insieme. Quando nel 2020 nella necropoli egizia di Saqqara furono ritrovati oltre 100 sarcofaghi lignei inviolati appartenuti ad alti funzionari pubblici vissuti 2.500 anni fa, fu rinvenuta anche una quantità incredibile di mummie di animali, tra cui soprattutto gatti, ma anche cani, falchi, ibis, coccodrilli e vari generi di scimmie.

Nell’antico Egitto gli animali – che come è noto erano amati e venerati – venivano mummificati in tre occasioni. Sicuramente molti erano gli animali da compagnia dei defunti che, proprio come nella vita terrena, sarebbero dovuti stare con i loro padroni nella vita eterna. Altri, invece, venivano mummificati come offerta agli dei, in quanto considerati sacri. Infine, altri ancora come soprattutto piccioni, oche e vitelli, servivano da mummie alimentari, ovvero una scorta di cibo per sfamare il defunto nella sua vita dell’aldilà.

Tecnica di mummificazione. Come avveniva la mummificazione degli animali? In modo molto simile a quella umana, che consisteva nel “disidratare” il cadavere per agevolarne la conservazione nel tempo, rimuovendone gli organi interni e lavando il cadavere con una particolare soluzione salina a base di natron che la essiccava. Secondo alcuni studiosi, la domanda di animali da mummificare era talmente alta che, in alcuni casi, in mancanza di resti veri, si usava ciò che in vita era appartenuto ad essi, come pezzi di nido o di uova.

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