'Venezia, atto finale', libro manifesto della giornalista tedesca Petra Reski denuncia la morte della città lagunare

Thomas Mann, come molti grandi scrittori, fu predittivo. Venezia è un insieme di visioni, splendide e tragiche allo stesso tempo. Per la giornalista tedesca Petra Reski è -in primo luogo- la sua patria adottiva. “Da almeno 30 anni vivere in laguna significa assistere alla sua morte -spiega l’autrice all’Adnkronos- Per questo ho scritto ‘Venezia, atto finale’, un libro manifesto, in cui denuncio lo stupro della città a opera del turismo di massa, la speculazione immobiliare, l’inquinamento generato dalle multinazionali crocieristiche e gli effetti del cambiamento climatico”.

Il ritratto che fa della città lagunare nelle pagine del volume -che uscirà il 19 maggio per Zolfo editore- è ben diverso da certe immagini patinate della cronaca e del cinema a cui siamo abituati: red carpet, gondole, fuochi d’artificio. E’ invece malinconico, mai infiorettato, ma soprattutto sincero. “Ho assistito, come molti, all’esodo dei veneziani e al tracollo delle botteghe storiche. Ho visto la corruzione delle classi dirigenti e il fallimento della politica nella gestione del fenomeno dell’acqua alta”.

Temi che si intrecciano al racconto di esperienze personali, agli incontri con veneziani, amici, vicini e col compagno di vita. E poi letture, eventi storici e d’arte, che rivelano tutta la cultura, la bellezza e i valori della città. Con ironia e passione, Reski ricostruisce il passato di Venezia, svelandone segreti e mostrando retroscena politici. E inevitabilmente si interroga sul suo futuro.

‘Città splendida che patisce l’amore di oltre 30 milioni di turisti l’anno’

“Vivo in una città che patisce per l’amore di oltre trenta milioni di persone l’anno. Niente di cui lamentarsi: ci sono, infatti, sorti peggiori. Ma oggi la vita a Venezia consiste soprattutto nell’assistere alla morte della città: non sopraggiungerà a breve, ma sperare che guarisca non è più possibile”.

Reski si è laureata in Letteratura francese, Scienze politiche e Sociologia, iniziando la sua carriera come reporter per il settimanale “Stern”. Arrivata in Italia nel 1989 per scrivere un reportage sulla “Primavera” a Palermo, ha deciso di rimanervi per occuparsi di mafia. Scrive per “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, “Die Zeit” e “Geo”.

La traduzione italiana dall’edizione tedesca “Als ich einmal in den Canal Grande fiel. Vom Leben in Venedig” Droemer Verlag (2021), è di Stefano Porreca.

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