Gli ucraini d'Israele

Presidenti, primi ministri, generali, pionieri e scrittori. Un bel pezzo di stato ebraico viene dalle città sotto le bombe russe

Devorah Dayan raccolse la sua storia in un volume pubblicato postumo in Francia. La storia di una ragazza ucraina partita da Zashkiv e finita a vangare e coltivare la terra nei kibbutz e nei “moshav ovdim”, l’organizzazione del lavoro e della vita in un villaggio ebraico nella Palestina prima turca e poi inglese. C’era una sorgente, dei limoni, dei fichi, e, soprattutto, c’era dell’ombra. “Una voce parlava dentro di me e mi diceva: ‘Qui edificherai la tua esistenza, su questa terra alleverai i tuoi bambini’”. Era Nahalul, non lontana da Nazareth, qualche anno dopo la Prima guerra mondiale. Un villaggio di ebrei che erano tornati alla terra promessa per colonizzarla. Fra loro  quella donna, con suo marito e un bambino, che un giorno sarebbe diventato il più grande comandante dei soldati di Israele, Moshe Dayan (il primo bambino che venne al mondo in quel kibbutz). 

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