Perché Victor Hugo scriveva nudo?

Per creare capolavori della letteratura e best seller, molti scrittori famosi hanno spesso avuto strane abitudini. Uno di questi è stato Victor Hugo, il grande scrittore francese (1802-1885), autore di punta del Romanticismo, celebre soprattutto per il romanzo I miserabili (1826): Victor Hugo era infatti solito scrivere senza abiti quando era prossimo a una scadenza di consegna.

In tali casi, oltre a denudarsi, ordinava al proprio domestico di mettere sotto chiave tutti i vestiti che aveva in casa. Al limite, nei giorni più freddi, Victor Hugo si concedeva una coperta in cui avvolgersi da capo a piedi, vivendo comunque alla stregua di un carcerato.

A riportare questo curiosa abitudine fu la moglie dello scrittore, Adèle Foucher, con particolare riferimento alle fasi di stesura dell’opera Notre-Dame de Paris (1831). Com’è facile intuire, la scelta nudista di Victor Hugo nasceva dall’esigenza di non distrarsi uscendo di casa, anche perché come tanti altri artisti, era un gran festaiolo e, con buona pace della consorte, un accanito frequentatore di bordelli. Questo stratagemma, dunque, lo costringeva a rimanere concentrato sul lavoro. Per di più, il disagio auto-provocato, induceva Victor Hugo ad accelerare i tempi di scrittura.

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Come stava in piedi la cattedrale di Notre-Dame?

Notre-Dame, simbolo di Parigi, costruita tra il 1163 e il 1250, è la prima cattedrale in stile gotico a essere stata progettata con rinforzi in ferro per tenerne insieme le pietre. L’incendio divampato il 15 aprile 2019 ha danneggiato gravemente la cattedrale, ma il successivo restauro ha consentito al team di ricercatori, guidato da Maxime L’Héritier dell’Université Paris 8, di condurre un’analisi dettagliata del processo di realizzazione della chiesa parigina, che ha portato a risultati sorprendenti sui materiali di costruzione impiegati nell’antica cattedrale gotica.

Un cantiere secolare. La storia della costruzione di Notre-Dame iniziò nel Medioevo, quando nel 1160 il teologo Maurice de Sully, vescovo di Parigi, ordinò di erigere una nuova cattedrale, con pianta a croce latina e due torri campanarie, destinata ad accogliere una popolazione sempre più numerosa. Tre anni dopo, la prima pietra venne posata da papa Alessandro III.

Un’impresa eccezionale. Al momento della sua costruzione, Notre-Dame era l’edificio più alto mai eretto: raggiungeva un’altezza di 32 metri. Questo record fu reso possibile dalla combinazione di una serie di innovazioni architettoniche, come la recente scoperta dell’utilizzo del ferro come rinforzo.

Diamo i numeri. Nel 1182 fu consacrato l’altare maggiore. Il coro, la facciata ovest e la navata principale furono completati nel 1250, ma occorsero altri 100 anni per ultimare portici, decorazioni e cappelle. Soltanto per la carpenteria vennero impiegate 1.300 querce (pari a 21 ettari di foresta, circa 30 campi da calcio).
Nel 1300 furono completati gli archi rampanti, strutture esterne che servivano a sostenere il tetto e le pareti, lasciando così libere le pareti interne, per dare più slancio all’edificio. Durante il restauro del XIX secolo è stato aggiunto il pinnacolo, che eleva la cattedrale fino a un’altezza di 96 metri (guglia inclusa).

Il segreto del successo. La cattedrale inaugurava lo stile gotico, una novità per l’epoca. Inizialmente la parola “gotico” (“dei Goti”, cioè nordico), coniata nel Rinascimento, aveva un’accezione negativa: voleva sottolineare la differenza tra ciò che era barbarico (e medioevale) e ciò che si rifaceva alla classicità.

Lo stile gotico, in realtà, aveva caratteristiche uniche e innovative. Per la prima volta cercava di illuminare gli interni delle chiese, attraverso grandi vetrate dipinte. Inoltre, vantava tre elementi architettonici che lo distinguevano dagli edifici del passato: all’interno le ogive (dette anche “costoloni”) e le volte a crociera, all’esterno gli archi rampanti.

Declino e abbandono. La chiesa subì gravi danni e razzie durante la Rivoluzione francese e rimase in condizioni precarie fino alla pubblicazione, nel 1831, di Notre-Dame de Paris, il best seller di Victor Hugo.

Fu il grande successo del romanzo a convincere i francesi a restaurare la cattedrale.

Restauro poco fedele. A partire dal 1845 iniziò l’intervento degli architetti Jean-Baptiste Lassus ed Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc. Fu quest’ultimo che aggiunse i famosi gargoyle, figure grottesche poste come doccioni, per canalizzare il deflusso dell’acqua piovana, e che ridisegnò la guglia centrale, detta la flèche (la freccia), al posto di quella medievale. La fece affiancare da quattro gruppi di statue in rame che raffigurano i 12 apostoli e tutte guardano verso la città. Solo una, quella di san Tommaso, che ha il volto di le-Duc, è rivolta verso la guglia.

Il segreto dell’equilibrio di Notre-Dame sono due elementi costruttivi, i contrafforti e gli archi rampanti, usati per scaricare il peso della navata centrale. L’altezza della navata e lo spessore dei muri richiesero l’uso di archi rampanti esterni. La copertura, realizzata con volte a crociera, permetteva al peso di essere concentrato sulle colonne e consentiva l’apertura di grandi finestre, ampliate nel XIII secolo per dare più luce all’edificio.
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Distruzione e ricostruzione. Dopo l’incendio del 2019, sono venute alla luce parti mai viste della struttura della Chiesa, che nascondono indizi su un possibile uso del ferro nelle varie fasi della sua costruzione. Attraverso la datazione al radiocarbonio, analisi microscopiche e chimiche su 12 campioni di ferro, usati per tenere insieme le pietre in diverse parti della costruzione, comprese le tribune, le navate e la zona superiore, i ricercatori hanno scoperto che queste primordiali “putrelle” risalgono effettivamente alle prime fasi della costruzione dell’edificio.

Il 15 aprile 2019 Notre-Dame è stata gravemente danneggiata da un incendio che ha portato al collasso del tetto e della flèche. L’edificio,

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