Europa, al via la stretta sulle Big tech ma la vera sfida è liberare l’economia data-driven
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Via libera definitivo dell’Eurocamera al pacchetto unico digitale ideato per contrastare le pratiche sleali e l’abuso di posizione dominante delle Big Tech sui mercati e imporre alle grandi piattaforme online una maggiore responsabilità sul controllo e la moderazione dei contenuti.
La plenaria ha approvato ieri il nuovo regolamento sui mercati digitali (Dma) con 588 sì, 11 contrari e 31 astenuti e la legge sui servizi digitali (Dsa) con 539 favorevoli, 54 contrari e 30 astensioni.
È una buona notizia, e non solo per i consumatori, i cittadini, le start up e le aziende italiane ma per tutto l’ecosistema dell’innovazione europea. Con il via libera definitivo dell’Eurocamera al pacchetto unico digitale non si limita solo lo strapotere delle ben note Big tech extra europee come Google, Apple, Facebook Amazon ma si pongono le basi per un nuovo rapporto delle persone con le tecnologie e il digitale.
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Il Dma e il Dsa che inizieranno ad applicarsi rispettivamente sei mesi e quindici mesi dopo la loro entrata in vigore avranno un impatto del tutto simile se non superiore alla Gdpr, la normativa varata quattro anni fa che si è oggi affermata come modello standard nel mondo per disciplinare la gestione dei dati e il diritto alla riservatezza. Gli obblighi e le sanzioni previste per la grandi piattaforme digitali non vanno intese come un provvedimento europeo di stampo sovranista.
Negli Stati Uniti qualcuno potrebbe osservare che siamo in presenza di una balcanizzazione del dato e dell’informazione, a forme di protezionismo da Stato-nazione novecentesco, in definitiva a un processo di decoupling delle regole sul digitale che ci porterà a rimettere in discussione tutto il portato di trent’anni di globalizzazione.
In realtà il combinato disposto dei due provvedimenti è caratterizzato da un approccio bilanciato tra nuove norme e autoregolamentazione. E prepara il campo per una diversa concezione dei media digitali che sono ormai l’ambiente nel quale si sviluppano principalmente la conoscenza e l’informazione necessaria alla vita quotidiana degli europei. Il Digital Market Act, che è il più criticato, è un regolamento che va ad aggiungersi e non a sostituirsi alle normative nazionali Antitrust che potranno essere uguali o più rigorose.
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