Finale con 7 libri per il Premio Strega che omaggia La Capria

Il premio Strega scalda i motori in vista della serata finale della sua 76esima edizione che si svolgerà domani, come da prassi, al Ninfeo di Villa Giulia a Roma. E’ la prima volta nella storia del riconoscimento promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e dal Liquore Strega che a contendersi l’alloro saranno sette finalisti anziché cinque.

La serata, che sarà trasmessa con una diretta televisiva su Rai3 condotta da Geppi Cucciari, vedrà sfidarsi Mario Desiati con ‘Spatriati’ (Einaudi) che guida la ‘settina’ seguito da Claudio Piersanti con ‘Quel maledetto Vronskij’ (Rizzoli), da Marco Amerighi con ‘Randagi’ (Bollati Boringhieri), da Veronica Raimo con ‘Niente di vero’ (Einaudi), ex equo con Fabio Bacà autore di ‘Nova’ (Adelphi) e da Alessandra Carati con ‘E poi saremo salvi’ (Mondadori). Chiude i sette Veronica Galletta con ‘Nina sull’argine’ (Minimum Fax). Due le novità della vigilia: la prima consiste nella collaborazione, interrotta negli ultimi anni, tra il Comune di Roma e il premio Strega; la seconda è che verrà ricordato Raffaele La Capria, recentemente scomparso, vincitore nel 1961 con ‘Ferito a morte’.

“L’assessore Gotor – ha detto infatti Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci nel corso della presentazione della serata finale questa mattina al Ninfeo – ha annunciato che riprenderà la collaborazione tra l’amministrazione di Roma Capitale e il premio Strega che si era interrotta in questi ultimi anni. Questo è un fatto per noi importante perché era strano che una delle principali manifestazioni culturali della città non vedesse la partecipazione dell’amministrazione civica. Stiamo pensando ad alcune iniziative che porteremo avanti assieme al Comune, la prima sarà ricordare Flaiano di cui quest’anno ricorrono i 50 anni dalla morte. Vogliamo ricordare con il Comune anche Maria Bellonci”.

Abili e arruolati per la finale sono cinque scrittori su sette dal momento che Bacà e la Galletta devono fare il tampone e rischiano di non esserci a causa del Covid. “Gli ultimi mesi i dati sulla lettura non sono stati incoraggianti: forse si tratta di una flessione fisiologica dopo i buoni numeri ottenuti durante la pandemia”, ha affermato Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, il quale ha espresso l’auspicio che “anche quest’anno i libri dello Strega diano una mano”.

La parola è passata poi agli autori: Marco Amerighi, che ha firmato ‘Randagi’ (Bollati Boringhieri), si è stupito del fatto che “un libro come il mio sul fallimento, sui tentativi andati a vuoto nella vita, mi abbia portato alla finale del premio letterario più prestigioso d’Italia. La nostra società – ha osservato – è impregnata di pensieri positivi che ci spingono a scalare la vetta e ad arrivare alla vittoria. Ma non dovremmo avere paura del fallimento perché è normale avere paura e fallire”.

Alessandra Carati (‘E poi saremo salvi’ , Mondadori) ha posto invece l’accento sul fatto “che oggi abbiamo bisogno di persone con una visione forte, complessa, e allo stesso tempo pratica, di come si fa a costruire una comunità molteplice, multiculturale, dove una maggioranza con una omogeneità culturale apra le porte a delle minoranze che non abbiano più la necessità di assimilarsi o di ghettizzarsi. Abbiamo bisogno di pratiche per costruire comunità miste”.

Dopo aver concorso allo Strega, undici anni fa con ‘Ternitti’, Mario Desiati ritorna ora con ‘Spatriati’, un libro che “in qualche modo parla ance di italiani che sono andati via. ‘Spatriati’ – ha raccontato – è una parola polisemica, l’ho usata sia nel senso della lingua italiana di ‘essere andati via’ sia nel senso del dialetto del mio paese, ovvero di ‘essere irregolari’. Perché l’Italia è uno di quei paesi da cui si emigra di più?”, si è chiesto Desiati che ha risposto: “C’è sicuramente una ragione economica però c’è anche una sottile ragione esistenziale sulla quale ho provato ad interrogarmi”.

Claudio Piersanti, autore di ‘Quel maledetto Vronskij’ (Rizzoli), ha auspicato che lo Strega sia “l’occasione per accorgersi che un libro è fatto di ‘scrittura’, una parola scomparsa nell’immaginario collettivo. La differenza in tutte le cose è nei dettagli. Lo stile di uno scrittore è qualcosa di difficilmente definibile ma raggiungibile molto facilmente. Il mio invito è: ‘guardate le differenze, guardate nei dettagli'”. Veronica Raimo, (‘Niente di vero’, Einaudi) ha infine specificato che nel suo libro racconta “una parte di me stessa, che non solo non avrebbe mai immaginato di essere qui ma che probabilmente non l’avrebbe neanche mai desiderato”.

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