La fantascienza nel videogiochi. Guida agli space games più attesi e acclamati

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Che lo spazio sia uno dei motori dell’economia del futuro lo dimostra la crescita del fatturato globale, che dai 176 miliardi di dollari nel 2005 ha portato il settore a valerne 447 nel 2020 (come rilevato dal recente rapporto firmato dallo Space Economy Evolution Lab dell’Università Bocconi), un incremento, secondo gli esperti, destinato ad accelerare nei prossimi quindici anni.

Che anche dal punto di vista del racconto pubblico, lo spazio stia guadagnando una centralità venuta meno da vent’anni, lo testimoniano invece le cronache contemporanee, non di rado dominate dalle imprese dello space billionaire di turno, da Elon Musk in giù. Sensibile termometro delle fantasie collettive, il gaming è l’ulteriore conferma: sono molti, anche fra quelli presentati in questi giorni, i videogiochi a tema o ad ambientazione spaziale. Fra prodotti già in orbita e novità sulla rampa di lancio, ecco una guida alle migliori simulazioni di esplorazione extra-atmosferica a portata di gamer.

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Elite: Dangerous (di Frontier Developments, per Pc, Xbox One, macOS, Playstation 4)

È il simulatore spaziale più complesso in circolazione e anche il più completo, sebbene in progressiva espansione dal 2014, anno del suo lancio. Concepito negli anni 80 (il primo episodio, di David Braben e Ian Bell, è del 1984), il suo universo è la rappresentazione digitale più vicina al nostro, distanze e dinamiche orbitali comprese. Metafora digitale di un capitalismo estremo e intergalattico – fra i suoi sistemi qualsiasi cosa ha un prezzo, anche l’assicurazione da pagare per rinascere una volta morti – giocandoci (in solitudine o il multiplayer) è possibile fare qualsiasi cosa, dai pirati ai contrabbandieri, dai cacciatori di taglie ai semplici estrattori e commercianti di materie prime. Permette di visitare migliaia di sistemi solari e milioni di mondi diversi, tutti esplorabili a bordo di astronavi configurabili e, dall’espansione Odyssey, anche a piedi (modalità che lo trasforma in un fps). Con una soglia di ingresso decisamente selettiva – il solo pilotaggio richiede una decina di tutorial – è però l’esperienza più gratificante per chi voglia credersi navigatore o asso del cosmo. Meglio se in realtà virtuale, a oggi la migliore sul mercato.

No Man’s Sky (di Hello Games, per Pc, Playstation 4 e 5, Xbox One, Xbox Series X/S, Nintendo Switch)

Odiato al suo debutto per aver disatteso le troppe promesse, negli anni è diventato quello che avrebbe voluto, una meravigliosa macchina creatrice di universi, ognuno dei quali visitabile da cima a fondo, a bordo di un’astronave o protetti solo da una tuta spaziale. Una volta raggiunto il centro del primo universo – l’end game, solo apparente – è possibile inoltrarsi in sistemi alternativi e, dalla propria poltrona, capire che cosa significhi attraversare uno spazio (procedurale) virtualmente infinito, collezionando materiali, migliorie alle proprie infrastrutture ed esperienze in mondi coloratissimi e vasti. Alla profondità di Elite: Dangerous, di cui difetta, sostituisce la sensazione di un dolce naufragar nel mare cosmico.Star Citizen(di Cloud Imperium Games, per Pc).

L’ambizione di essere immenso (come No Man’s Sky) e profondo (come Elite: Dangerous) è croce e delizia insieme: nel Guinness dei primati per essere il crowdfunding di maggior successo nella storia (al momento di scrivere queste righe, ha raccolto quasi 500 milioni di dollari fra quattro milioni di utenti), il gioco ideato da Chris Roberts vorrebbe infatti essere un universo parallelo, una realtà digitale alternativa alla nostra, solo ambientata nello spazio profondo (immaginate un’azione qualsiasi e Star Citizen vi permetterà di farla, dal pilotare una fregata stellare coadiuvati dai vostri compagni all’abbordaggio di mezzi altrui, dalla personalizzazione di una pistola all’acquisto di terreni extraterrestri). Peccato che invece di svilupparsi con razionalità, Star Citizen punti all’impossibile senza, giocoforza, raggiungerlo mai. Il suo tentativo di costruire un universo realistico con interazioni 1 a 1, a parte generare un’economia grigia con compravendite reali di beni digitali, per ora si riduce a un unico sistema giocabile. Rimane l’embrione di un’esperienza videoludica perfetta. Ma, a oggi, solo intravista (e lontana dal compimento).

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