Caro prof, noi docenti di oggi la ringraziamo per quanto ci ha donato
Caro professor Serianni,
in questi ultimi giorni le sue classi si sono ricomposte. Ci siamo ritrovati tutti con la mente nell’aula di Geografia de La Sapienza gremita come sempre, seduti gomito a gomito. Io, gambe incrociate da eterna ritardataria, a terra, al lato destro della cattedra, davanti al suo profilo leggero. In mano ha il solito foglietto di appunti e il gesso. Perché la lezione si prepara, niente in aula può essere lasciato all’improvvisazione. E la lavagna si usa. È come se vent’anni fossero scomparsi in un momento e noi suoi allievi, suoi laureati – intere generazioni di docenti delle scuole di ogni ordine e grado sparse lungo tutto lo Stivale- fossimo lì, al suo fianco. A prendere appunti, a registrare lezioni dense, ad aspettare l’immancabile battuta che trova sempre un varco tra i versi di Dante e stempera, consapevole, il suo garbato autocontrollo.
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