Un docente su alcuni colleghi: interagiscono con gli alunni con saccenteria e protervia, come se non fossero mai stati studenti
In ogni dove vediamo trionfare l’ingiustizia: innocenti o ladri di polli languono in carcere, mentre i veri criminali non solo decidono al vertice i giochi, ma spesso sono pure osannati. Già Catone il censore scrive: “I ladri privati sono nei ceppi, mentre i ladri pubblici vivono tra la porpora e l’oro”. Iniquità è veder prevalere le scelleratezze sugli atti meritori, l’ignoranza sulla cultura, la grettezza sulla magnanimità, l’ipocrisia sulla sincerità…
Anche la scuola, come sineddoche della società, non è immune da tali squilibri.
Penso ad alcuni colleghi che interagiscono con gli allievi, ostentando saccenteria, protervia e sufficienza, come se non fossero mai stati studenti. Sono, nel migliore dei casi, polverosi eruditi – sovente il contrario di cultura non è ignoranza ma erudizione – Qualcuno dirige uno sparuto centro “culturale” o un’associazione dagli scopi bislacchi: grazie a questi incarichi può gonfiarsi come la celebre rana. Vanità inutile e
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