Il mito di Bruce Lee, il drago che fece da ponte fra oriente e occidente
Non solo attore, ma maestro di vita. La sua massima “Be Water” ha ispirato le sfortunate proteste contro il regime di Pechino. E “Be Water, My Friend” si intitola la raccolta dei suoi insegnamenti curata dalla figlia Shannon, il mese prossimo nelle librerie in Italia. Storia del gladiatore che ci ha lasciati troppo presto
Quando il Drago arrivò a Roma, nella primavera di cinquant’anni fa, nessuno se ne accorse. Nemmeno il personale dell’Hotel Flora di via Veneto, che ospitò quei cinque giovani asiatici, fece caso più di tanto a uno di loro, il “cinesino” miope, magro, il più giocoso di questa minimale troupe cinematografica o forse turistica venuta da Hong Kong. Sicché il Drago ripartì in silenzio senza che un giornalista lo cercasse, tantomeno un fan, e solo un paio d’anni dopo, quando nel 1974 fu distribuito nei cinema italiani “L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente”, tutti s’accorsero che Bruce Lee era stato a Roma. E si rammaricarono di non averlo incontrato.
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