24/08/1939: Pio XII invoca la pace alla radio

Uomo-cerniera tra tempi vecchi e nuovi, Pio XII fu il primo pontefice a comparire in tv e a scriverci sopra un’enciclica, ma fu anche soprannominato “il principe di Dio”: per i natali aristocratici, ma anche per l’aura solenne che sembrava resuscitare l’antica maestà dei Papi-re. Rampollo di una famiglia ben inserita in Vaticano – il fratello Francesco, giurista, ebbe un ruolo importante nei Patti lateranensi del ’29 – come nunzio apostolico in Germania maturò una grande esperienza del mondo tedesco.

Appelli inutili. Nel 1930, ormai cardinale, divenne segretario di Stato sotto Pio XI e avviò concordati con vari governi: tra questi il discusso accordo con il Reich nazista per le garanzie dei fedeli cattolici, violato però sistematicamente da Hitler. Alla morte di papa Ratti, Pacelli era il favorito e il suo solido background politico e diplomatico calamitò i voti del conclave.

L’anno era il fatale 1939, alla vigilia di una nuova guerra mondiale che Pio XII tentò invano di scongiurare con iniziative diplomatiche e appelli. Celebre quello radiofonico dell’agosto ’39: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”.

Fallito l’obiettivo, si adoperò allora sul fronte umanitario: accolse in Vaticano esponenti antifascisti, istituì un Ufficio informazioni sui dispersi e una Pontificia commissione di assistenza per rifugiati e famiglie bisognose, mentre i conventi davano asilo a ebrei e perseguitati politici.

Difensore della città. Quando Roma fu bombardata si precipitò a recare conforto alla popolazione colpita, e anche dopo l’8 settembre si rifiutò di lasciare una città dove restava l’unico punto di riferimento: per questo, quando nel ’44 la città fu liberata, folle di romani si recarono in piazza San Pietro acclamandolo come defensor civitatis.

Negli anni successivi si segnalò per l’acceso anticomunismo, culminato con la scomunica di fatto verso i cristiani che abbracciavano l’ideologia marxista, ma anche per la devozione mariana e un vasto magistero dottrinale. Dopo la morte arrivò il tempo delle polemiche, scatenate dalla corrosiva opera teatrale Il Vicario del drammaturgo tedesco Hochhut, sui passati “silenzi” di Pio XII di fronte all’Olocausto ebraico.

Tornata alla ribalta a più riprese – di pari passo con l’iter verso la beatificazione di papa Pacelli, criticata anche da esponenti della comunità ebraica – la leggenda nera sul Pastor angelicus (altro suo soprannome) persiste, sebbene la storiografia attuale abbia ampiamente riabilitato la sua figura.

Adriano Monti Buzzetti Colella

[Articolo tratto da Focus Storia Collection n.25 – novembre 2019]

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