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28 ottobre 1922: la Marcia su Roma

La Marcia su Roma fu uno degli eventi decisivi del ‘900 italiano. Ripercorriamo la cronaca delle settimane che precedettero la fatidica parata attraverso l’articolo “Il conto alla rovescia” di Roberto Roveda, pubblicato su Focus Storia in edicola, che dedica un ampio dossier su una delle pagine più complesse della nostra storia.

Il mito fondativo.  La Marcia su Roma è stata uno dei grandi miti del Ventennio. Il 28 ottobre, giorno in cui secondo la retorica del regime le milizie in camicia nera avevano marciato gagliarde sulla capitale, era considerato l’anno zero dell'”era fascista”, l’ora X della rivoluzione mussoliniana. Se però ripercorriamo gli eventi di cent’anni fa emerge una realtà più complessa. Intanto, la marcia di Mussolini verso Roma era cominciata ben prima dell’ottobre 1922.
Tutto quell’anno fu segnato da violenze squadriste, soprattutto contro sedi e iscritti di partiti e sindacati di sinistra, mentre Mussolini non lesinava minacce e ambiguità: “La marcia su Roma è in atto”, dichiarava al quotidiano Il Mattino già l’11 agosto 1922. “Non si tratta, intendetemi bene, della marcia delle cento o trecentomila Camicie nere, inquadrate formidabilmente nel Fascismo. […] Essa non è ancora politicamente inevitabile e fatale. […] Che il Fascismo voglia diventare Stato è certissimo, ma non è altrettanto certo che, per raggiungere tale obbiettivo, si imponga il colpo di Stato”. Nel frattempo, organizzava le Camicie nere in una vera e propria milizia, da usare come strumento di pressione nei confronti del governo.

Un PARLAMENTO FRAGILE. Proprio il governo, assieme al Parlamento, rappresentava il ventre molle dell’Italia del 1922. A capo di un esecutivo e di una maggioranza litigiosa, che peraltro aveva anche l’appoggio esterno dei parlamentari fascisti, vi era Luigi Facta, un notabile piemontese scialbo, chiamato “l’onorevole Nutrofiducia” perché con questa formula chiudeva i suoi interventi anche nelle emergenze peggiori. Nelle aule parlamentari dominavano l’aggressività di fascisti e nazionalisti e le divisioni tra liberali, cattolici, socialisti e comunisti.
Mussolini, che di difetti ne aveva, ma non difettava di fiuto politico, annusò l’aria e comprese che c’era lo spazio per una spallata definitiva al sistema parlamentare. A metà ottobre si consultò con i fedelissimi e con Sante Ceccherini e Gustavo Fara, due generali vicini al fascismo, e mise a punto un piano per occupare militarmente Roma. L’entourage mussoliniano tentennava, ma per il futuro duce il dado era tratto.

Tutto iniziò A NAPOLI. Il via all’operazione venne dato durante il Congresso del Partito nazionale fascista che si tenne a Napoli dal 24 ottobre.

Migliaia di Camicie nere sciamarono nella città partenopea, con il governo che, per evitare incidenti, mise a disposizione dei fascisti decine di treni speciali. Mussolini tenne due discorsi. Il primo, più ufficiale, al teatro San Carlo dove, di fronte a una platea di notabili e benpensanti, si presentò come il difensore della legalità.
Poi passò in rassegna squadristi e picchiatori in piazza Plebiscito e ben altro fu il registro: “Prenderemo per la gola la vecchia classe dirigente italiana. O ci daranno il governo e ce lo piglieremo noi calando su Roma”. Insomma, la tecnica della carota e del bastone, sufficiente per Mussolini a sparigliare le carte del governo Facta, in quei giorni in fase di avanzata decomposizione.

Mussolini passa in rivista i 40mila fascisti schierati al campo sportivo di Napoli.
© Wikimedia commons

Mobilitazione generale. A questo punto, la sera del 24 ottobre riunì lo Stato maggiore del partito e diede precise direttive: preallarme delle squadracce per il 26 ottobre, mobilitazione generale per il 27. In quella giornata tutto il potere doveva passare dagli organi del partito al quadrumvirato formato da Michele Bianchi, Emilio De Bono, Cesare De Vecchi e Italo Balbo, con quartier generale a Perugia. Il 28, azioni di occupazione dei centri nevralgici delle città e contemporaneo concentramento delle colonne della milizia fascista a nord di Roma.

GRANDI ASSENTI. Poi Mussolini prese il treno e se ne tornò a Milano, pronto a saltare sul carro del trionfo in caso di successo e a sconfessare l’azione dei suoi sottoposti in caso di fallimento. E il governo? E il re? Facta, visto che a Napoli non era scoppiata la tanto temuta insurrezione, scrisse al sovrano un telegramma sciagurato: “Credo oramai tramontato il progetto della marcia su Roma”.

Dal canto suo Vittorio Emanuele III stava trascorrendo questi giorni cruciali nella sua tenuta di San Rossore, presso Pisa, e decise di non muoversi, in tutti i sensi. Governo e Casa reale miravano a far passare la bufera, salvo che il giorno 26 ottobre si aprì con decine di dispacci dalle prefetture che annunciavano movimenti delle milizie fasciste. Alcuni ministri, capita l’antifona, si dimisero, mentre Facta mandò un telegramma di rettifica a Sua Maestà sollecitando un suo pronto ritorno a Roma per “tranquillizzare la situazione”.
Il re lesse il telegramma solo alle 6 del mattino del 27 ottobre, quando era già in tenuta da caccia e solo allora, con riluttanza, si decise a rientrare nella capitale. Con calma, tanto che vi sarebbe giunto solo in serata.

Governo agli sgoccioli. In quel convulso 27 ottobre intanto aumentavano le pressioni perché Facta si dimettesse e lasciasse il posto ad Antonio Salandra, il presidente del consiglio dell’entrata dell’Italia nella Grande guerra. Salandra aveva contatti ben avviati con i fascisti ed era disponibile a cedere alcuni ministeri di rilievo a Mussolini. Intanto, Emanuele Pugliese, comandante militare della piazza di Roma, aveva predisposto il piano di difesa della capitale disponendo un cordone di soldati per bloccare gli snodi ferroviari diretti provenienti da nord.
Nessuno però agì concretamente per fermare Mussolini e i suoi. Anzi, il futuro duce, nella sera del 27 ottobre se ne andò tranquillamente al teatro Manzoni di Milano, ad assistere a uno spettacolo. Nello stesso momento, 600 chilometri più a sud Facta poteva finalmente incontrare Vittorio Emanuele III: il capo dell’esecutivo manifestò la sua intenzione di dimettersi e il sovrano ne prese atto.

La Marcia su Roma raccontata attraverso i suoi protagonisti sul numero di Focus Storia in edicola.
© Focus Storia

Parola d’ordine: indecisione. Si separarono senza aver deciso nulla di concreto, ma nella notte tra il 27 e il 28 ottobre le violenze e le occupazioni fasciste aumentarono. Intendiamoci: la tanto minacciata Marcia su Roma era ancora in panne. Le milizie fasciste, da una parte, si guardavano bene dall’attaccare i soldati schierati a protezione della capitale. Mussolini, dall’altra, usava una tattica attendista, contando sulle incertezze altrui.

Stato d’assedio. All’alba del 28 ottobre provò a dare una sterzata alla crisi e, sicuro dell’appoggio del re, Facta decise di decretare lo stato d’assedio. Esso prevedeva il blocco della circolazione ferroviaria, la sospensione del servizio telefonico e telegrafico. Avrebbe costretto i fascisti a uscire allo scoperto e permesso all’esercito di intervenire. Il decreto venne reso pubblico, anche se era privo della firma del sovrano. Quella firma non arrivò mai. Vittorio Emanuele III, al solito, era indeciso e pensava più che al bene dell’Italia al suo trono.
Nella notte tra il 27 e il 28 convocò i vertici delle forze armate, tra cui il generale Armando Diaz, l’uomo della vittoria nella Prima guerra mondiale. Chiese a tutti se ci si potesse fidare dell’esercito e della marina e ottenne la medesima risposta: ci si poteva fidare, ma senza fidarsi troppo. Molti, troppi militari parteggiavano per i fascisti. Meglio allora non tirare troppo la corda con Mussolini, soprattutto sapendo che il cugino del re, Emanuele Filiberto di Savoia, duca di Aosta, si era schierato apertamente con il fascismo e mirava con decisione al trono.

IL fatidico TELEGRAMMA. Terrorizzato che lo scettro gli sfuggisse di mano e dalla prospettiva di una guerra civile, Vittorio Emanuele rinnegò lo stato d’assedio verso mezzogiorno, il 28 ottobre, lasciando campo libero a Mussolini.

In tutte le città questure e prefetture spalancarono le porte alle Camice nere, che poterono inferire su quelli che si opponevano. Manganelli e olio di ricino imperversarono nell’impunità più totale.
Il capo del fascismo, intanto, ancora a Milano, fece capire chiaramente che anche un ventilato governo Salandra gli era ormai sgradito. Aveva in mano le carte migliori e voleva tutto il piatto. Anzi, rifiutò di mettersi in viaggio verso Roma fino a quando il re non mise nero su bianco, con un telegramma, l’invito a presentarsi al suo cospetto, per ricevere l’incarico di formare un nuovo governo.

PARATA NERA. Mussolini prese il treno da Milano nella serata del 29 ottobre mentre le squadre fasciste erano ancora fuori Roma. La marcia era stata in definitiva un bluff, ma sufficiente a far capitolare il regime parlamentare. Giunto nella capitale, la mattina del 30 ottobre, il capo del fascismo ottenne dal re la guida del governo e il permesso di far sfilare le sue milizie presso il monumento al Milite ignoto e di fronte al Quirinale.
I blocchi dell’esercito, che non sparò un solo colpo e che in certi casi rifornì di armi gli squadristi, furono rapidamente tolti. Le Camicie nere fecero la loro marcia, ma senza rischi, se non per la sparuta opposizione di qualche antifascista, soprattutto nei quartieri di San Lorenzo e Trastevere. Poi sfilarono, il 31 ottobre, davanti a Vittorio Emanuele III: una milizia privata armata illegalmente rendeva omaggio al sovrano, che rispondeva al saluto, felice di aver conservato il trono. Il Ventennio era cominciato.

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25 aprile 1945: le foto della Liberazione

A spasso con Rondino.

Gli alunni dell’I.C. “A.Gramsci” in viaggio alla scoperta degli aspetti storico-artistici della città di Aprilia.
Gli alunni dell’I.C. “A.Gramsci” di Aprilia hanno iniziato un avvincente viaggio che li porterà alla scoperta degli aspetti geografici, antropologici e culturali della propria città con l’intento di comprendere il senso di cittadinanza e sviluppare un’idea di appartenenza al territorio nel quale vivono.

L’unità didattica rivolta agli alunni di tutti e tre gli ordini di scuola è stata realizzata all’interno dell’insegnamento di educazione civica ma ha carattere pluridisciplinare e sarà coordinata dalle docenti referenti Catanzaro Vincenza, Orsini Giovanna e Pedrazzi Barbara.

Conoscere ed amare la propria città può contribuire certamente a valorizzare il territorio, a salvaguardare e tutelare il paesaggio ed educare al rispetto del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni.

Punto di partenza per questa nuova avventura saranno ancora una volta i libri ed in modo particolare gli albi illustrati.

A suggerire le metodologie e le strategie più stimolanti ci verrà in aiuto il progetto lettura d’Istituto con le sue numerose proposte.

La scuola dell’infanzia Arcobaleno propone un laboratorio mirato alla conoscenza dell’ambiente della propria città.

Le metodologie utilizzate saranno: osservazione, ricerca, circle time, dialoghi e manipolazioni.

L’attività avrà inizio con un tour virtuale attraverso l’utilizzo di Google Maps e con l’aiuto di Rondino i piccoli esploratori conosceranno chiese, parchi, scuole, piazze, monumenti principali della città di Aprilia e la loro storia.

L’attività si concluderà con la realizzazione di una mappa della città e di un plastico eseguito con del materiale di riciclo.

Per la scuola primaria Marconi le proposte di laboratorio sono state pensate per dare spazio ai pensieri dei bambini sul luogo e sul territorio in cui abitano.

Che cosa pensano i bambini delle città in cui vivono? Cosa colgono i loro occhi di piccoli e acuti osservatori? E se lasciassimo spazio alla loro fantasia come le vorrebbero: più verdi, super tecnologiche o come un grande parco dei divertimenti?

È una raccolta di idee che si concretizza, inizialmente, attraverso un libero brain storming, facendo saltar fuori tante idee.

E, in un secondo momento, disegnando ciò che hanno pensato e immaginato.

Tutto è partito da qui e sta proseguendo con la realizzazione di un libro pop up sulla loro città ideale, utilizzando i colori per descriverla (La mia città è verde come i suoi parchi… è rossa come i suoi semafori… è nera come lo smog che ci rende tutti neri uguali…).

Il lavoro sarà poi completato anche con la realizzazione di un lapbook sulla città di Aprilia per conoscere meglio il proprio paese sia attraverso l’osservazione diretta sia attraverso un lavoro di ricerca e approfondimento di gruppo.

Gli alunni della scuola secondaria di primo grado, invece, avranno il compito di realizzare un servizio di guida turistica ad un bene culturale del territorio e produrranno un depliant illustrativo su Aprilia per la visita guidata alla città.

Breve storia di Rondino
Nel 2011 la città di Aprilia ha festeggiato il 75° anniversario della sua fondazione: in quella circostanza le professoresse Barbara e Cinzia Pedrazzi hanno proposto agli alunni della scuola secondaria di primo grado di realizzare un opuscolo dal titolo “Aprilia Raccontami”.

Il progetto ha avuto inizio da ricerche storiche condotte dagli studenti, arricchite poi da interviste, giochi linguistici, e perfino incontri con giornalisti e storici locali.

Tra i vari elaborati uno in particolare aveva suscitato tra i lettori grande interesse: il fumetto con protagonista Rondino.

Rondino è un simpatico ragazzo con il naso rotondo e buffo con un fantastico spirito da esploratore. Attraverso il suo viaggio ci presenta Aprilia, i monumenti storici più rilevanti e gli scorci più suggestivi.

Cinque anni dopo, in occasione dell’80° anniversario della fondazione della città Rondino torna alla ribalta con una nuova veste e viene pubblicato il secondo volume Aprilia Raccontami 2.

Il progetto anche in questa circostanza sarà sostenuto e patrocinato dal Comune di Aprilia e presentato alla cittadinanza in occasione delle diverse manifestazioni organizzate per festeggiare gli ottanta anni della città.

Nel 2016 Rondino tornerà a parlare di Aprilia e sarà premiato nella cerimonia finale della manifestazione “Note d’Autore” promossa dal Comune.

Nel 2017 attraverso il progetto Educhange e con la collaborazione dell’Associazione culturale “Radici con le ali” Rondino arriva in Colombia.

Nel 2019 Rondino sarà presentato ai maestri Claudio Cottiga, Dino Massarenti e Piero Cuccinardi esperto di fotografia aerea durante una manifestazione organizzata dall’Istituto.

Nel mese di Maggio sempre del 2019 gli alunni del nostro Istituto hanno avuto la possibilità di incontrare l’ingegnere Marco Adami dell’Azienda AresCosmo di Aprilia, con sede in via delle Valli, che da molti anni opera nei settori dell’aeronautica, della difesa e dello spazio.

In quest’occasione nasce l’idea di realizzare il volumetto con il titolo di Aprilia Raccontami 3. Avventure nello spazio.

Protagonista ancora una volta Rondino che questa volta tenterà un viaggio spaziale verso Marte con l’intento non solo di far conoscere la nostra città ma anche con l’idea di iniziare la produzione di kiwi sul territorio marziano.

Purtroppo il sopraggiungere dell’emergenza sanitaria, a seguito della diffusione del Covid, non ha permesso di veder realizzato quest’ultimo progetto che speriamo di poter presentare alla città di Aprilia il prima possibile.

Nel frattempo Rondino continuerà ad avvicinare in modo creativo ed avvincente le nuove generazioni alla scoperta della città di Aprilia.

Seguiteci per scoprire le nuove avventure.

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