Nomadi digitali, manca un quadro normativo di riferimento
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«Tenere la residenza fiscale in un posto e pagare le tasse per servizi di cui non usufruisci, vedendo il tuo stipendio dimezzarsi, non ha senso. Per un nomade digitale questo è il problema più grande». Piera Mattioli, 31 anni, diventata digital nomad come tanti in seguito alla pandemia, racconta di un mondo non ancora pronto a un cambiamento strutturale della società.
Dal Covid non si torna più indietro: sta cambiando la percezione del lavoro, dove il benessere mentale torna a essere di primaria importanza, ma con esso sta cambiando anche il concetto di ricchezza, rappresentato non più dalla proprietà immobiliare, ma dalla ricchezza dell’esperienza umana. Tant’è che, accanto ai coworking ampiamente usati dai remote worker, sta crescendo la richiesta di coliving: «A Madeira ce ne avevano consigliato uno e abbiamo deciso di provare – racconta Davide Benaroio, nomade digitale insieme alla sua fidanzata –. È
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