Il meteorite che scosse il sismografo su Marte

Era la vigilia di Natale del 2021 quando un oggetto proveniente dallo spazio si è schiantato su Marte e ha scosso così tanto il Pianeta Rosso al punto che il lander InSight ha registrato scosse sismiche di notevole intensità. Inizialmente gli scienziati, nel valutare i sismogrammi inviati a Terra dalla sonda, pensarono che la causa di ciò fosse un terremoto, finché la sonda Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, che ruota da anni attorno al pianeta, non ha catturato immagini di un nuovo cratere da impatto. 

150 metri di larghezza. Ingrid Daubar responsabile scientifico delle ricerche condotte da InSight e pubblicate su Science ha dichiarato: «Ci è stato immediatamente chiaro che il nuovo cratere, il più grande mai osservato da quando teniamo sotto controllo Marte, era stato la causa di quei forti tremori. Il cratere», ha proseguito Daubar, «è largo circa 150 metri e, anche se le meteore colpiscono in continuazione la superficie di Marte (a causa della bassissima densità dell’atmosfera all’interno della quale non bruciano come sulla Terra), questo, rispetto a tutti gli altri crateri individuati, è grande più di 10 volte tanto». 

Come è possibile vedere nella video-ricostruzione qui sopra, attorno al nuovo cratere sono stati poi osservati blocchi di colore biancastro, interpretati come ghiaccio che si trovava vicino alla superficie e che è stato espulso dall’impatto. Dato che l’impatto è avvenuto molto vicino all’equatore, questo dimostra che il ghiaccio è presente non solo vicino ai poli, ma un po’ ovunque, appena sotto la superficie. La scoperta è molto promettente in vista del futuro arrivo dell’uomo su Marte. L’equatore è infatti un’area meno ostile di altre per l’uomo, in quanto meno interessata da tempeste di polvere, e quindi ideale per l’insediamento di una prima colonia.

Buone notizie. Avere la certezza che almeno in alcune aree il ghiaccio è vicino alla superficie, è di buon auspicio per estrarre l’acqua necessaria sia per i bisogni umani, sia per produrre idrogeno e ossigeno che potrebbero essere utili per rifornire la navi spaziali per i viaggi di ritorno a Terra.

Quanto rilevato lo scorso Natale da Insight comunque, non è l’unico impatto registrato di un asteroide, perché in precedenza erano state rilevate onde sismiche prodotte da un altro oggetto precipitato sul Pianeta Rosso, seppur di minor intensità. Gli altri 1.300 sismi rilevati dalla sonda, invece, sembrerebbero prodotti da attività sismica legata a fenomeni che avvengono all’interno del pianeta.

Magma in movimento. In un altro studio da poco pubblicato su Nature un gruppo di ricercatori sostiene che la maggior parte dei sismi proviene da un’unica area, la Cerberus Fossae e i dati fanno pensare che a soli 30-50 chilometri di profondità vi sia ancora del magma caldo in movimento. I risultati ottenuti da InSight dal 2018 ad oggi sono dunque di grandissimo interesse, perché hanno permesso di scoprire non solo quanto esposto in questi ultimi studi, ma hanno consentito di comprendere meglio la struttura interna del Pianeta, della quale si avevano solo vaghe idee prima dell’arrivo della sonda.

Ora InSight sta morendo perché in suoi pannelli solari sono totalmente ricoperti da polvere da non riuscire a svolgere la loro funzione e una tempesta sta imperversando sul pianeta. Al momento sono accesi solo alcuni strumenti che servono per mantenere gli altri ad una temperatura sufficiente per non farli “morire”, ma stando alla NASA è difficile che la sonda possa ritornare com’era prima. 

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