Deeptech, sostenibilità e competenze al centro dell’innovazione europea

Nel campo delle tecnologie avanzate il nostro paese, con l’annunciato investimento di 730 milioni di euro da STMicroelectronic per la costruzione di un impianto di semiconduttori a Catania, può svolgere un ruolo di peso nell’attuazione del “Chips Act” europeo che mira a creare una catena di approvvigionamento più autosufficiente e facendo fronte alla carenza di semiconduttori necessari ad una vasta gamma di prodotti, dalle automobili alle applicazioni industriali.

Se ci sarà il supporto di un costante finanziamento alla ricerca scientifica, un aumento dei salari dei ricercatori, l’implementazione di una solida rete di hub di trasferimento tecnologico e forti investimenti per le imprese innovative, l’Italia può mettersi nelle condizioni di valorizzare capacità e attori già oggi presenti, dimostrando così l’impatto del nostro ecosistema di innovazione.

Per questo, da quasi tre anni è attivo il Fondo nazionale per l’innovazione (Cdp Venture Capital) (di cui l’autrice è presidente, ndr), con 5,3 miliardi in gestione, che ha già investito 960 milioni in forma diretta in oltre 300 startup innovative in portafoglio, e in forma indiretta in 22 Fondi di venture capital, 18 acceleratori di nuova generazione e 5 poli di tech transfer in logica di filiera con i Campioni della Ricerca, puntando sui settori strategici nazionali come robotica, tecnologie per la sostenibilità, aerospazio, scienze della vita, agricoltura intelligente, quantistica e intelligenza artificiale.

La strategia per le start up in Italia come in Europa va dunque conciliata con la necessità di una trasformazione industriale sistemica, che si rifletta nella strategia e nelle alleanze industriali su larga scala come Ipcei (Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo) nel caso di idrogeno, materie prime e batterie. Bisogna pensare al contempo velocemente e lentamente, coniugando un finanziamento rapido e agile dell’innovazione attraverso il venture capital, insieme ad una missione pubblica, al capitale paziente e alleanze industriali ben orchestrate.

L’Europa è stata giustamente elogiata per la sua leadership in materia di regolamentazione e governance digitale, stabilendo standard mondiali in materia di antitrust, privacy, sovranità sui dati e governance di IA e cybersecurity. Ora deve dimostrare di saper anche competere a livello di innovazione scientifica, tecnologica e industriale per far fronte alle grandi sfide del presente, in primis la transizione energetica.

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