Articoli Correlati

Perché il taxi si chiama così?

Ci sono diverse versioni riguardo l’origine della termine taxi. Esiste un’ipotesi di carattere storico, legata al sistema di distribuzione della posta, che vede protagonista la casata nobiliare tedesca Thurn und Taxis (da cui deriverebbe la parola “taxi”).

Dalla posta alle persone. La famiglia, discendente da principi del Sacro Romano Impero, fin dal Quattrocento, ebbe l’incarico di diffondere e gestire il sistema postale in Europa e ne mantenne il monopolio fino al 1866.
Ma cosa c’entra la posta con il trasporto privato dei passeggeri? Prima della nascita delle vetture a motore, chi aveva urgenza di spostarsi si avvaleva di una carrozza trainata da cavalli. Alla fine del XVIII secolo, la famiglia Thurn und Taxis, che gestiva migliaia di carrozze e cavalli con cui distribuiva la posta, diversificò il suo business, utilizzandole anche per il trasposto passeggeri.

Origini italiane. Pochi sanno che la nobile famiglia, pioniera nel settore della distribuzione della posta, era di origine italiana. I due fratelli bergamaschi Zanetto e Francesco Tasso ricevettero, infatti, nel 1504 dall’imperatore Massimiliano I d’Asburgo il monopolio del servizio postale in tutto l’impero. Alla fine del XVIII secolo la famiglia Tasso (germanizzata in Thurn und Taxis) gestiva 20mila “maestri di posta”, migliaia di cavalli e castelli ed era una delle più ricche d’Europa.

Altre ipotesi. Una seconda versione più filologica del termine, invece, farebbe risalire la parola “taxi” da tax (costo), contenuta nella parola tassametro, invenzione del 1891 del tedesco German Wilhelm Bruhn (1869-1951) che si diffuse in tutto il mondo ed è in uso ancora oggi.
Una terza ipotesi attribuisce l’origine di “taxi” all’aggettivo greco tachus che significa “veloce”, in riferimento alla caratteristica di essere un modo veloce per muoversi.

Taxi in attesa di passeggeri alla stazione dei treni di Washington D.C. nel 1914.
© Everett Collection / Shutterstock

Arriva il tassì. In Italia, nel 1908, la Fiat produsse il primo modello di taxi a motore italiano, detto Fiat Tipo 1. Vennero realizzati circa 1.600 esemplari destinati al solo uso di taxi. E nel 1940, quando si diffusero i primi impianti radio, le automobili iniziarono a comunicare tra loro per rendere più efficiente il servizio.
Durante il fascismo “taxi” fu una di quelle parole sgradite al regime: già a partire dal 1923, infatti, Mussolini aveva promosso una campagna, a suon di multe, per estirpare dal linguaggio quotidiano le parole di origine straniera da sostituire con termini alternativi, anche inventati. Per invogliare i cittadini a ripulire la lingua dalla “gramigna delle parole straniere”, nel 1932  il quotidiano romano La Tribuna bandì un concorso con un premio di mille lire per chi avesse trovato la traduzione migliore per alcune parole “esotiche” tra cui taxi, la traduzione prescelta fu “tassì”, che vinse su autopubblica, tassauto e publiauto.

VAI ALLA GALLERY

Fotogallery
13 mestieri che oggi non esistono più

Il primo meteorite trovato da un drone

Nel caso della recente scoperta dell’Endurance, la nave di Ernest Shackleton affondata nei mari antartici nel 1905, quelli subacquei sono stati cruciali: parliamo di droni, che recentemente sono diventati grandi alleati della ricerca scientifica. E ora anche della “caccia ai meteoriti”. Un gruppo di ricercatori della Curtin University in Australia infatti, è riuscito a localizzare un meteorite caduto sulla Terra, in Australia occidentale, proprio utilizzando un drone.
Come si legge su Astrophysics, è riuscito a farlo in soli quattro giorni grazie a questo mezzo e al Desert Fireball Network (DFN), una serie di osservatori che tracciano e inseguono i meteoriti, o quelle che più comunemente chiamiamo “stelle cadenti”, dal momento in cui entrano nell’atmosfera terrestre e fino a dove riescono. Ecco com’è andata.

Un ricercatore della Curtin University (Australia) indica il luogo in cui è caduto il meteorite: siamo in una zona desertica dell’Australia occidentale. È la prima volta che nel ritrovamento è coinvolto un drone.
© Seamus Anderson / Curtin University

Piccoli passi. Due osservatori del DFN hanno tenuto d’occhio per 3,1 secondi un oggetto entrato nell’atmosfera. Il primo lo ha monitorato per 149 km, il secondo per 471. Incrociando i dati delle due osservazioni è stata circoscritta un’area di 5 km quadrati all’interno della quale si riteneva fosse caduto il meteorite. Un’area però ancora troppo vasta per essere setacciata palmo a palmo da volontari, anche perché si trattava di trovare un sasso dal diametro non superiore ai 10 centimetri.
Il gruppo della Curtin University si è perciò affidato a un drone e a un algoritmo di intelligenza artificiale. Utilizzando immagini di meteoriti conosciuti e trovati in ambienti simili a quello australiano, hanno addestrato l’algoritmo su cosa cercare. Quindi hanno lanciato il drone per raccogliere immagini del terreno da inserire nell’algoritmo. Ci sono voluti circa tre giorni perché un drone DJI M300 con una fotocamera riuscisse a coprire e immortalare l’intera area.

TROVATO! Nella fase successiva, l’intelligenza artificiale ha spulciato le immagini e infine trovato quella che con maggiore probabilità immortalava l’oggetto. A quel punto i ricercatori si sono recati sul posto e hanno effettivamente individuato il meteorite. Peso del reperto? Appena 70 grammi. Va detto che l’area dove è precipitato è praticamente desertica ed è stato relativamente semplice batterla interamente con il drone. Ben altra cosa sarebbe stato se l’oggetto fosse caduto in un’area coperta da boschi o in città.

Una delle immagini scattate dal drone dotato di fotocamera. Nel riquadro giallo, il meteorite.
© Seamus Anderson / Curtin University

Il meteorite ritrovato nel deserto australiano: si tratta di un oggetto dal peso di 70 grammi.
© Seamus Anderson / Curtin University

VAI ALLA GALLERY

Fotogallery
6 droni che fanno qualcosa di buono

Vuoi rimanere aggiornato sulle nuove tecnologie per la Didattica e ricevere suggerimenti per attività da fare in classe?

Sei un docente?

soloscuola.it la prima piattaforma
No Profit gestita dai

Volontari Per la Didattica
per il mondo della Scuola. 

 

Tutti i servizi sono gratuiti. 

Associazione di Volontariato Koinokalo Aps

Ente del Terzo Settore iscritta dal 2014
Tutte le attività sono finanziate con il 5X1000