“Monica”, un ritorno a casa intimo e delicato

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Dopo “Bones and All” di Luca Guadagnino, uscito la scorsa settimana, un altro film di un regista italiano svetta tra le novità in sala: si tratta di “Monica”, opera terza di Andrea Pallaoro, autore nato a Trento nel 1982 e cresciuto professionalmente negli Stati Uniti, dove si è trasferito all’età di 17 anni.

Al centro della trama c’è proprio la Monica del titolo, che torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Ritrovando sua madre e il resto della sua famiglia, da cui si era allontanata da adolescente, intraprende un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri, fino a scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato.Dopo “Medeas” e “Hannah”, Pallaoro alza decisamente l’asticella con una pellicola delicata, toccante e capace di rimanere impressa a lungo al termine della visione:

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Monica è un personaggio transgender scritto in maniera mirabile ed è l’assoluto punto di forza di un film che, seppur inizialmente fatichi un po’ a carburare, cresce alla distanza tanto nella resa narrativa quanto nel coinvolgimento emotivo.

“Monica” e gli altri film della settimana

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L’ottima prova di Trace Lysette

Presentato in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, “Monica” è un film che colpisce anche per il rigore espressivo della messinscena, incentrata su inquadrature spesso statiche e su una grande attenzione alla scelta delle luci e dei colori.La direzione della fotografia di Katelin Arizmendi (che aveva già collaborato in film come “Dune” di Denis Villeneuve o “It Comes at Night” di Trey Edwards Shults) è impeccabile e sembra spesso richiamare l’idea di dare vita a un nostalgico album di famiglia da sfogliare inquadratura dopo inquadratura.La sorprendente prova di Trace Lysette nei panni di Monica è tra le performance più intense degli ultimi mesi, ma fa bene il suo lavoro anche il cast di contorno, dove sono presenti nomi molto noti come Patricia Clarkson e Emily Browning.

Forever Young

Tra le novità si segnala anche “Forever Young”, il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi.Ambientato negli anni ’80, racconta la storia di un gruppo di ventenni – tra cui la protagonista Stella – che si ritrova a condividere la straordinaria esperienza di poter far parte di una prestigiosa scuola di recitazione diretta da Patrice Chéreau. Tra esuberanza e paura di un futuro incerto, capiranno cosa significhi diventare adulti.Valeria Bruni Tedeschi torna alla sua giovinezza e racconta con intenso trasporto emotivo un’operazione fortemente nostalgica e sentita.Se i suoi lungometraggi precedenti (ne è un esempio “Un castello in Italia”) lasciavano a desiderare in termini di messinscena e scrittura, in “Forever Young” il livello è senza dubbio superiore e gli eccessi stilistici sono qui più funzionali poiché legati alla finzione scenica.Molto incisivo nella prima parte, il film cala un po’ alla distanza quando la spensieratezza lascia spazio a una disillusione troppo telefonata e costruita a tavolino, ma il disegno d’insieme è comunque convincente e privo di grandi sbavature.Da segnalare che Luis Garrel interpreta il noto regista Patrice Chéreau, mentre Stella ha il volto della brava Nadia Tereszkiewicz, attrice da tenere sicuramente in considerazione per il futuro.

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