Siamo nati per ricominciare, non per morire. Aveva ragione Hannah Arendt. Un libro
In “Cento Ripartenze” (Itaca) del giornalista di Avvenire Giorgio Paolucci, ci sono tante storie di carcere, ma ancor di più sono quelle di seconde nascite
Il primo giorno di libertà dopo vent’anni di carcere assomiglia a una seconda nascita. Lo scrive Giorgio Paolucci – giornalista, firma di Avvenire –, e nel suo libro Cento Ripartenze (Itaca) ci sono tante storie di carcere, ma ancor di più sono le storie di seconde nascite. Quelle di decine e decine di persone che l’autore ha incontrato e ha raccontato dalle colonne del suo giornale – rigorosamente in non più di 1.300 battute, alla verità basta l’essenziale – per testimoniare come la malattia, il dolore, il fallimento, gli errori o qualsiasi fatica sappia mandare l’uomo al tappeto, ma spesso può esserci qualcosa che gli permette di rialzarsi. “Gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire ma per ricominciare”: Paolucci ha fatto sue le parole di Hannah Arendt, per usarle come lente per guardare le esistenze di queste persone.
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