Forspoken, la recensione

Forspoken è un gioco dalla genesi travagliata: nato come demo per mostrare le capacità del motore grafico Luminous Engine di Square Enix prima e di PS5 poi, è stato rimandato diverse volte dopo l’annuncio come gioco a se stante e in esclusiva (console) per la nuova macchina Sony. Quando il gioco è entrato finalmente in fase gold, Square Enix ha deciso di pubblicare una demo che ha però lasciato interdetti i fan, delusi dalla meccanica di gioco basata sul parkour e adattata a un sistema di magie e attacchi à la Final Fantasy. Mai giudicare un videogioco dalla demo, tuttavia: il titolo completo è finalmente arrivato per farci scoprire se Forspoken è effettivamente l’esclusiva PS5 che fa la differenza, in attesa di Final Fantasy XVI. La protagonista del gioco è Frey Holland, orfana cresciuta a New York tra espedienti e problemi con giustizia e malviventi, ma un giorno si trova trasportata magicamente nel mondo di Athia, guidata da un bracciale magico che le permette di lanciare incantesimi e soprattutto correre, saltare e compiere acrobazie in modo pirotecnico per percorrere lunghe distanze. Sono quelle che Frey dovrà superare per riportare la pace ad Athia, che rispetto a New York è decisamente più fantasy.

In realtà, il sistema di controllo e combattimento, che poco aveva convinto nella demo a causa della sua natura in medias res, è la parte migliore di Forspoken tutto: dopo un primo periodo di apprendimento, correre e attaccare con le magie in volata diventa molto divertente, visto che funziona piuttosto bene e il menu accessibilità del gioco permette di settare la difficoltà con diverse opzioni. Ciò che purtroppo fa fare un enorme passo indietro al gioco è la sua natura palesemente incompleta all’uscita: in poco più di 15 ore di campagna, la storia di Frey ha alcuni buoni momenti, ma per il resto scorre frammentaria e si conclude in maniera frettolosa, facendo chiaramente intendere che molto è stato tagliato dal prodotto per come era stato immaginato da Luminous Productions. Discontinuità che è possibile percepire anche nella caratterizzazione dei personaggi e dalla realizzazione tecnica, altalenante e impietosa nei confronti di alcuni NPC se confrontati con l’impegno profuso nella caratterizzazione di Frey, a volte fin troppo eccessiva nei dialoghi. L’idea di realizzare una trama tipica degli isekai nipponici (un sottogenere nel quale un personaggio viene trasportato in un modo sconosciuto) con una protagonista occidentale è stuzzicante, ma nonostante il coinvolgimento di sceneggiatori di Hollywood come Allison Rymer (Shadowhunters) e dell’ex Naughty Dog Amy Henning, il gioco è vittima di troppi tagli, missioni secondarie inutili e noiose, e questioni sbrigate in modo approssimativo sul finale.

Anche dal punto di vista tecnico, Forspoken è altalenante. Il gioco ha tre modalità di visualizzazione: Quality, Ray Tracing e Performance, e può arrivare a 120Hz di aggiornamento su display compatibili. Tuttavia, la risoluzione dinamica parte dal basso per fare ben poco grazie all’upscaling, con l’effetto che alcune aree sembrano molto dettagliate, ma altre sono semplicemente sfocate, specie in quelle open world molto vaste. Ben poco di Forspoken grida PS5, compresi i caricamenti, che letteralmente spezzano l’azione. Dopo un dialogo o all’inizio di una missione, ad esempio, Frey rimane ferma qualche secondo: tollerabile per la prima ora di gioco, molto fastidioso dopo. In generale, si ha l’impressione che il Luminous Engine abbia dato molto di più con Final Fantasy XV, e si trattava di PlayStation 4. Un vero peccato per un gioco che partiva da ottime premesse e si proponeva come il nuovo confine tecnico per i GdR di ultima generazione, considerando anche che il sistema di combattimento e magie è decisamente ottimo. Forspoken merita sicuramente una prova per questo motivo, ma faticherà a tenere incollato il giocatore fino all’ultimo senza fargli storcere il naso.

Formato: PS5 (versione testata), PC Editore: Square Enix Sviluppatore: Luminous Productions Voto: 6/10

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