I film di Yervant Gianikian sulla Rai. Intervista esclusiva al regista

L’intervista esclusiva a Yervant Gianikian 

Due notti su Rai tre tutte per voi. E’ un omaggio bellissimo di Fuori Orario, a lei e ad Angela Ricci Lucchi, un programma straordinario; i primi due capitoli dei “Diari di Angela”, e non solo…

“I primi due capitoli dei ‘Diari di Angela. Noi due Cineasti’, hanno girato il mondo e ne sono davvero felice. A New York il Moma ha mostrato il primo film per una settimana in memoria delle due retrospettive, nel Museo, del 2000 e del 2009, curate da William Sloan. E poi i film sono stati mostrati alla Tate Modern, al Reina Sofia. Ed ancora entrambi i capitoli sono stati ospitati alla Mostra del Cinema di Venezia 2018 e 2019, e poi al Maxxi e al Mart di Rovereto. Solo per citarne alcuni. Ci tengo anche a ricordare la presenza con ‘Pays Barbare’ alla Quadriennale di Roma, nell’ambito della mostra ‘Fuori'”.

Sta lavorando al terzo capitolo dei “Diari di Angela. Noi due cineasti?”

“Sì, sto lavorando alche al terzo Capitolo. Ad Angela avevo promesso che avrei continuato la nostra missione storico politica, e credo che oggi sarebbe contenta di come porto avanti il comune discorso artistico. In realtà. il dialogo continua, sempre”.

“I frammenti elettrici”, dal numero uno all’otto, può raccontarci da dove nasce l’idea?

“Abbiamo lavorato su dei materiali privati dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo la sconfitta dei fascismi in Europa. L’unico anteriore è ‘Partita di caccia In India. Frammento elettrico n. 8’. Il titolo arriva dalle sensazioni che ci provocavano, quasi fisiche ed emotive, nel vederli. Nello studiarli. Il primo Frammento “Rom- Uomini”, sugli zingari che riappaiono in Italia, su di un lago, dopo i lager dove avevano subito il genocidio del loro popolo. Il film ha vinto nel 2001 un premio a Marsiglia. Siamo dovuti andare a portare la copia di persona perché durante la spedizione il film è andato perduto, o meglio, c’è stata una rapina a mano armata. L’anno dopo Harald Szeemann nella sua mostra ‘Albe attorno a Victor Hugo’, ha installato il film nella camera da letto dello scrittore che amava gli zingari.

 

Nella retrospettiva a voi dedicata un titolo di un vostro film salta all’occhio, “A propos de nos voyages en Russie.” Qual è la genesi del film, e che collegamento potremmo fare con la pagina oscura a cui tutto il mondo assiste?

“Il film è legato al lavoro più lungo che abbiamo fatto che è ‘Journey To Russia’. Intorno agli ultimi sopravvissuti delle avangard russe, girato nel 1989/90. Mentre cadeva l’Unione Sovietica. Che è stato mostrato a Kassel, a Documenta 14. Diversi materiali che abbiamo avuto tra le mani per costruire questo film. Ci sono parti di archivio sulla Russia asiatica e caucasica. Delle parti riguardanti libri dell’infanzia degli anni ’60 e ’70, una specie di enciclopedia per quei bambini che poi sarebbero finiti a combattere nell’Afghanistan. La presenza sonora di Vissotsky che canta ‘La mangusta’. E’ l’animale che Cechov portò a casa dal suo viaggio in Siberia”.

La guerra, è uno dei temi centrali del vostro lavoro. E’ così?

“Sì, lo è. Dal 1993 al 2004 abbiamo costruito una trilogia della guerra. Della Prima Guerra Mondiale. “Prigionieri della guerra” è un film rapporto sugli imperi che si contrapponevano, quello austro ungarico contro quello russo zarista. “Su tutte le vette e pace” è un film della guerra tra l’esercito italiano e quello austro ungarico. ‘Oh! Uomo’ è invece un film sulle conseguenze della Prima Guerra Mondiale. Sui bambini e sui soldati mutilati”.

Che film ha in cantiere in questo momento?

“Come le dicevo sono dedito al terzo Capitolo dei Diari di Angela… ma lavoro parallelamente anche ad altro, le farò sapere. Ci tengo a ringraziare, anche qui, chi ha sostenuto i primi due capitoli dei Diari: In Beetween Art and film, il Museo Mart di Rovereto, e poi Antonio e Giuseppe Pezzano, e la scrittrice Lucrezia Lerro che ha dato voce a “Linea Gotica”, l’ultimo testo visionario di Angela Ricci Lucchi”.

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