Si può scrivere un libro di viaggio in quest’epoca colpevolizzante e post coloniale
Un genere di successo per secoli oggi messo in crisi. Possiamo scinderci e trovare liricità nella sagoma di un bambino nel deserto e sentirsi in colpa di fare una foto. Nell’epoca dell’awarness, l’andare è ancora “l’esperienza del non esperto”?
L’osservazione, il racconto di un mondo altro, così come le fotografie di Life o del National Geographic, hanno perso la loro forza, considerato il bombardamento visuale di internet e tv di luoghi pittoreschi e terre lontane (e poi con la realtà virtuale potremo essere al Cairo dal nostro salotto, dice Zuckerberg). Ma questo processo ormai va avanti da parecchio tempo. Non dobbiamo affidarci più a Pausania il Periegeta che ci racconta i paesaggi della Beozia, certo, o a Marco Polo per conoscere usi e costumi della Cina, già da qualche secolo il resoconto dei viaggiatori diventa spesso per il lettore più interessante per conoscere il viaggiatore che non il paese.
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