Se il chatbot sale in cattedra
ChatGPT, nelle scuole italiane, è rimandato a settembre. Mentre negli Stati Uniti già si corre ai ripari ripensando corsi e prove d’esame o bloccando l’accesso al chatbot, in Italia la questione sembra essere presa in considerazione senza troppi allarmismi.
Scelta saggia, si direbbe, visto che studenti e studentesse non sembrano perdere il sonno nel tentativo di usare il modello di linguaggio addestrato di OpenAI per fargli fare il lavoro sporco.
“Se parliamo di ChatGPT tra compagni? No… − risponde Eleonora, al secondo anno di un liceo scientifico in Campania −. Lo conosco, lo trovo interessante, anche se dà spesso risposte sbagliate. Come tutti gli strumenti, conta l’uso che se ne fa: per copiare, sarebbe un errore”. Umberto, che frequenta il quinto liceo classico a Roma, conferma: “Non è un argomento che accende, per ora. E poi, spesso i sistemi di intelligenza artificiale evidenziano il limite delle macchine. Se prendi PhotoMath, che puoi
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