I cortigiani nel XXI secolo

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La malattia prima e il ritorno a corte poi sia di Carlo III sia della principessa di Galles hanno nuovamente attirato l’attenzione dei media sulla Corona inglese e sulle difficoltà dei primi anni post-elisabettiani. Negli ultimi decenni, in effetti, la forte personalità della regina aveva finito per favorire la sovrapposizione dell’immagine della sovrana a quella della monarchia. La maggior parte dei sudditi – e dei commentatori – ha così finito per dimenticare che la realtà della Corona è stata costituita per secoli da sovrani certo non privi di capacità e di qualità personali, ma anche di problemi e debolezze. Fra i fattori che hanno permesso, e tuttora permettono, alla monarchia di superare i momenti difficili vi è, per quanto possa sembrare lontano dal comune sentire, una corte moderna ed efficace.

Royal Househol

Con l’espressione corte non intendo certo una di quelle d’antico regime, popolate di ciambellani, scudieri, dame e gentiluomini, e che pressoché in tutta Europa sono scomparse con la Prima guerra mondiale. Di quella struttura nella monarchia britannica restano ancora alcune reliquie, per così dire: cariche ereditarie di grande prestigio, ma il cui ruolo è ormai limitato a poche funzioni. Al contrario, oggi nella Royal Household uno degli uffici più importanti è certo il Private Secretary’s Office. Chi abbia visto The Crown ricorda certo il ruolo che nella serie ricopriva, per esempio, Tommy Lascelles, segretario di Giorgio V e di Elisabetta II fra 1943 e 1953.

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Per comprendere cosa sia la corte d’un regno agli albori del XXI secolo è, quindi, di grande utilità la lettura di Cortigiani. Il potere segreto della monarchia inglese, scritto da Valentine Low, giornalista del Times, incaricato di seguire le vicende della Corona. Il libro, edito in Italia un anno fa, è stato letto da molti per quanto raccontava, nei suoi ultimi capitoli, in merito alle vicende dei duchi di Sussex. Tuttavia, se si sfugge al richiamo di un’attenzione incentrata unicamente sulla cronaca, Cortigiani offre una ricostruzione preziosa di meccanismi normalmente ignorati dal grande pubblico. Segretari privati, assistenti segretari, addetti stampa, spin doctor: sono loro i veri protagonisti della corte contemporanea. E si muovono con dinamiche non molto diverse da quelle che animavano secoli fa gentiluomini e scudieri. Il tutto in un contesto cui sovrintende uno dei pochi antichi cortigiani rimasto in servizio: il Lord Chamberlain of the Household. Una carica che, in ossequio ai tempi moderni, è spesso affidata a titolati con esperienza nelle banche e nella finanza. Trattando dei segretari privati, Low fa propria una definizione data dall’economista Harold Laski, secondo cui la loro condizione sarebbe una «decorosa servitù».

Baldassar Castiglione

Un’espressione che molti cortigiani di antico regime non avrebbero esitato a fare propria. Nello scrivere, poi, che «Il cortigiano ideale non ambisce a manipolare il sovrano … il cortigiano guida, apre le porte: tocca al sovrano decidere quale imboccare», Low si unisce, in fondo, a una lunga trattatistica che rimonta al Cortigiano di Baldassar Castiglione (esplicitamente citato nell’introduzione). Così come antico è il problema del rapporto fra cortigiano e signore: il servizio può diventare amicizia? Secondo Low, «un buon cortigiano non è solo un bravo funzionario, ma è sempre qualcosa di più». Un confine labile, però, quello fra servizio e amicizia. In alcuni casi capace di resistere al tempo, in altri destinato a crollare di fronte alle pressioni esterne (come mostra bene il destino dei principali collaboratori di Carlo III quando questi era principe di Galles).

Il libro di Low, insomma, al di là del suo stretto rapporto con la cronaca, costituisce un testo fondamentale per comprendere cosa sia una monarchia contemporanea e, in particolare, come la Corona inglese sia riuscita a rinnovarsi continuamente, superando non poche difficoltà e rimanendo sempre se stessa.

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