Anief su Orizzonte scuola – “Il decreto PA non risolve il problema del precariato. Deroga mobilità ai neoassunti? Vittoria con l’amaro in bocca. La continuità didattica non si ottiene con i vincoli”. INTERVISTA a Pacifico

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“Il decreto PA non risolve il problema del precariato. Deroga mobilità ai neoassunti? Vittoria con l’amaro in bocca. La continuità didattica non si ottiene con i vincoli”. INTERVISTA a Pacifico (Anief)

Di Fabrizio De Angelis

Il decreto PA è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale: dopo oltre 2 settimane il testo ufficiale conferma le misure più attese per quanto riguarda il comparto scuola.

Senza dubbio le misure più importanti riguardano le assunzioni da Gps sostegno, una conferma per il terzo anno consecutivo e la deroga alla mobilità per i docenti neoassunti per il prossimo anno scolastico. Inoltre, per i precari con 3 anni di servizio sul sostegno ci sarà l’accesso diretto al Tfa sostegno. Confermato anche l’altro provvedimento atteso, ovvero la collocazione in un elenco apposito delle Gps per i docenti che hanno ottenuto l’abilitazione o la specializzazione all’estero e ancora non hanno avuto il riconoscimento del titolo.
Ne abbiamo parlato con Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief.

Via i vincoli di mobilità per i neoassunti quest’anno. Una piccola vittoria?
É il minimo che ci aspettavamo. Noi chiedevamo che almeno per tutta la durata del Pnrr fino al nuovo reclutamento fosse prevista questa deroga. Così è una vittoria con l’amaro in bocca. Noi continueremo a combattere per far capire che la continuità didattica non si ottiene prevedendo una specifica indennità per i lavoratori fuori sede piuttosto che dei vincoli che rovinano la famiglia. 

Buona notizia l’accesso diretto dei precari con 3 anni di servizio al Tfa sostegno?
Lo abbiamo chiesto da sempre come Anief. Noi però riteniamo che gli Atenei debbano rivedere la gestione dei corsi con una parte di didattica online e una parte a tirocinio. Se verrà inserito un nuovo numero programmato rispetto a questo accesso significa cadere nello stesso errore. Abbiamo più di 60 mila insegnanti di sostegno che sono senza specializzazione e che hanno il diritto/dovere di specializzarsi.

Confermate anche quest’anno le assunzioni da Gps sostegno
Una norma che comunque non risolverà il problema dell’assunzione dei tanti specializzati. Perché comunque più della metà sono su posti in deroga, in graduatorie che non avranno posti per le immissioni in ruolo. Non vengono trasformati in organico di diritto, però. Noi avevamo chiesto di essere assunti anche in altre province. Una norma che non fa contenti gli specializzati in Italia ma nemmeno gli specializzati all’estero. Persino la soluzione data, ovvero un nuovo ente che valuti queste domande, si tratta di una spesa inutile, perché non riuscirà la radice del sistema, ovvero andare a valutare i singoli percorsi dei singoli atenei.

Cosa manca a questo decreto, secondo voi?
Il reclutamento da prima e seconda fascia su posti curriculari, avevamo trovato il sistema che metteva d’accordo tutti. Tutto ciò è saltato perché evidentemente non si vuole affrontare il problema del precariato ma si vuole lasciare l’assunzione dei precari con il nuovo sistema, cosa che negli anni passati ha portato di fatto a lasciare più della metà dei posti in ruolo vacanti. Uno scandalo italiano, sia quello dell’abuso dei contratti, sia allo scandalo di lasciare vacanti più della metà dei posti autorizzati. Manca la gestione della fase transitoria del reclutamento, in particolar modo ci riferiamo alle graduatorie degli idonei che devono essere messe ad esaurimento, al problema delle ultime graduatorie del concorso straordinario bis che devono essere integrate con tutti i partecipanti e ancora alla conferma del ruolo di chi assunto con riserva. Infine c’è il problema dell’organico aggiuntivo del Pnrr, che manca.
Assunzioni da GPS sostegno e via i vincoli per neoassunti 2022, ok Tfa sostegno senza selezione, specializzati estero con riserva in coda alle graduatorie. Ecco il decreto PA in Gazzetta Ufficiale

PREVIDENZA – Quota 41 o 64 in arrivo? Anief: l’importante è introdurre un pre-pensionamento di 4 anni senza penalizzazioni, nella Scuola è necessario

“Sono due gli interventi che il Governo sta attuando sulle pensioni con la Legge di Bilancio per evitare il ritorno alla Fornero: Quota 41 e Quota 64 anni. L’importante è che l’Italia intraprenda quello che si fa negli altri Paesi economicamente sviluppati: mandare i cittadini lavoratori in pensione a 63 anni con il massimo dei contributi”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che chiede quindi un pre-pensionamento di almeno quattro anni rispetto alla legge che tornerebbe in vigore dal 1° gennaio prossimo.

 
Intervistato dall’agenzia Teleborsa, il sindacalista autonomo ha detto che se lo Stato ha giustamente deciso che “si deve accedere al lavoro con dei titoli di studio di formazione superiore, allora è giunto il momento di riconoscere gratuitamente il riscatto degli anni di studio”, come ha più volte detto anche il presidente Inps Pasquale Tridico. Secondo Pacifico, si tratterebbe di “due operazioni importanti per svecchiare non solo la Pubblica Amministrazione e tutto il mondo del lavoro, non solo per aprire le porte ai giovani e ringiovanire il personale della scuola, dato che abbiamo la classe docente più vecchia del mondo, ma questa operazione servirebbe a garantire una parità di trattamento tra i lavoratori dei paesi economicamente più sviluppati”.
Secondo il leader dell’Anief, infine, c’è un ultimo punto fondamentale: “le donne che lavorano devono avere qualcosa di riconosciuto, un qualche contributo importante, in particolar modo se hanno dovuto affrontare anche la maternità: se il Governo italiano ha introdotto, giustamente, un Ministero della Natalità, allora bisogna anche intervenire concretamente per garantire il diritto delle donne ad essere pienamente madri e lavoratrici” adeguatamente tutelate delle leggi.
 
Il giovane sindacato chiede, in particolare, che docenti e personale Ata vengano equiparati, a livello di previdenza, ai lavoratori delle forze armate, permettendo così loro di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. “Non è una concessione – conclude Pacifico – considerando l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a  burnout  e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, molto presente tra coloro che operano nei nostri istituti scolastici”.
 
Anief ricorda che, in convenzione con Cedan, anche quest’anno è stato avviato il servizio di consulenza per chi è interessato al pensionamento: è possibile contattare via web la sede sindacale più vicina.
 
 
 
PER APPROFONDIMENTI:
 
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