Il calore di Miyazaki contro il freddo glaciale del marketing basato sui dati

Il successo del nuovo film di Hayao Miyazaki il cui titolo è stato malamenente riadattato in “Il ragazzo e l’airone”, ricorda un’idea tanto importante quanto destinata a non essere presa in considerazione: c’è (ancora) un’alternativa al marketing basato sulla creazione di cloni informativi costruiti tramite l’accumulo indiscriminato di dati per offrire “servizi altamente personalizzati” ma in realtà glacialmente deumanizzati.
Il film, che ha richiesto anni per vedere la luce, non è stato strombazzato – pardon – pubblicizzato come i tanti altri prodotti da scaffale – pardon – da sala con maxischermo e carretto degli snack che passa fra primo e secondo tempo. L’uscita in Giappone, infatti, non è stata preceduta da lanci, conferenze stampa e comparsate televisive, che sono state sostituite, invece, dalla pubblicazione di un semplice poster. Tanto è bastato per attirare il pubblico e trasformare “Come vivrete, ragazzi?” – questa l’approssimata traduzione corretta del titolo – in un
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