Il Sistema Solare

Il Sistema Solare è uno dei miei argomenti preferiti del programma di quinta ed è sempre apprezzatissimo anche dai ragazzi. L’universo ha da sempre affascinato gli uomini e le donne di tutti i tempi e vale anche per i nostri ragazzi moderni.

Qualche anno fa con una quinta abbiamo scelto di partecipare all’evento di BergamoScienza e per quell’occasione abbiamo realizzato un laboratorio che ci è piaciuto molto e ci ha dato un sacco di soddisfazioni.

Riproduzione di una galassia – Arte e Immagine

Questa esperienza mi ha permesso di produrre e raccogliere un bel po’ di materiale sul Sistema Solare. Ne raccolgo qui una parte che ho conservato.

Presentazione del Sistema Solare

Per introdurre l’argomento ai ragazzi, ho scritto una storia che vi allego. L’ho intitolata “Con il cielo negli occhi”. Mi piace sempre iniziare nuovi argomenti con dei testi o dei libri e in questo caso scrivere questo breve racconto è stato piacevole anche per me. La trovate QUI!

Per prima cosa ho fornito ai ragazzi una scheda informativa sul Sistema Solare, la potete trovare QUI che hanno letto a gruppi, quindi individualmente sul quaderno hanno lavorato con questa scheda (Scheda sul Sistema Solare).

Abbiamo visto il video di “Paxi e il Sistema Solare” realizzato dall’ESA. Ne trovate anche altri molto belli sul sito ESAkids (ha una sezione dedicata alla didattica).

Carta d’identità dei pianeti

Quindi ho diviso la classe in 8 gruppi e ciascun gruppo ha approfondito un pianeta ed ha raccolto le informazioni per realizzare la carta d’identità di ciascun pianeta. Le informazioni sono state registrate sia sul quaderno sia su un cartellone.

La carta d’identità del pianeta ha lo scopo di:

  • Evidenziare gli aspetti ritenuti più importanti per ciascun pianeta 
  • Fornire gli indizi fondamentali per poter poi costruire i modelli tridimensionali dei pianeti 

Abbiamo pertanto inserito:

  • ”DIMENSIONI” e “DISTANZE ” dei pianeti – per riflettere sul concetto che lo spazio è vuoto, ovvero che le dimensioni dei pianeti sono trascurabili rispetto alle distanze che li separano.
  • “COLORE” e “SUPERFICIE” – per poter ricavare le caratteristiche chimiche e fisiche che serviranno per la scelta dei materiali utili alla costruzione dei pianeti.
  • “TEMPERATURA” – perché dal confronto tra i pianeti si dedurrà che la temperatura dipende: 
  1. dalla vicinanza o lontananza dal Sole 
  2. dall’ esposizione verso il Sole,
  3. dalla presenza o assenza dell’atmosfera.
  • “ATMOSFERA”, le informazioni trovate ci faranno scoprire che può essere:
  1. uno scudo protettivo dalle radiazioni solari e dagli asteroidi
  2. molto densa a causa dei gas che la compongono
  3. quasi inesistente per la troppa vicinanza al Sole (forte campo gravitazionale).
  • “SATELLITI”, la presenza o l’assenza e la quantità di satelliti che ruotano intorno ad un pianeta, sono dovute alla forza d’attrazione gravitazionale del pianeta stesso e alla sua posizione rispetto al Sole.
  • “CURIOSITA’”, spazio libero per qualsiasi approfondimento.
Carta d’Identità dei Pianeti

Riduzione in scala dei Pianeti

Un’attività che ha unito scienze e matematica è la riduzione in scala delle dimensioni dei pianeti e delle distanze.

Osservare le dimensioni dei pianeti e della loro distanza dal sole, ci ha permesso di imparare i grandi numeri. Abbiamo visto che l’astronomia è uno di quei campi dove i grandi numeri sono impiegati spessissimo.

Per ridurre i pianeti e le loro distanze abbiamo dovuto utilizzare due scale differenti. In matematica ne abbiamo approfittato per parlare dell’approssimazione e dell’arrotondamento, poiché chiaramente le nostre riduzioni in scala non sono perfette ma approssimative e arrotondate. Devo dire che questo lavoro molto concreto ha aiutato i ragazzi a comprendere il concetto senza troppa fatica.

Grazie a questa riduzione abbiamo realizzato questa riproduzione:

Pianeti in scala realistica

Anche il questo caso ci siamo agganciati alla matematica ed abbiamo affrontato la circonferenza. Per realizzare il cartamodello del sole abbiamo costruito un compasso con gesso e spago. Abbiamo quindi compreso che la circonferenza è 3 volte e un po’ il diametro.

Sul quaderno ci siamo esercitati con il compasso e abbiamo disegnato i pianeti:

Mercurio con un diametro di 0,5 cm, Venere 1,2 cm, la Terra 1,3 cm, Marte 0,7cm, Giove 14 cm, Saturno 12 cm, Urano e Nettuno 5 cm. Prima i ragazzi hanno dovuto calcolare il raggio per aprire il compasso alla giusta ampiezza.

Per la riduzione in scala delle distanze tra i pianeti abbiamo utilizzato una scala differente:

Una volta completi tutti i calcoli ci siamo muniti di un rotolo di carta, di un metro e di cartelli con i nomi dei pianeti e, dopo aver misurato e misurato, abbiamo osservato le distanze dei pianeti.

Ci siamo resi conto che i pianeti terrestri sono molto vicini tra di loro, mentre i pianeti gioviani sono molto distanti sia rispetto al Sole, sia tra di loro. Abbiamo anche osservato che tra Marte e Giove c’è uno spazio molto grande ed abbiamo ipotizzato che lì potesse anche starci un pianeta, infatti, documentandoci abbiamo scoperto che gli scienziati credono che la cintura asteroidale sia un pianeta che non è riuscito a formarsi. Probabilmente a causa delle forze contrapposte esercitate dal Sole e da Giove.

Riproduzione dei pianeti

I ragazzi, nei rispettivi gruppi, hanno realizzato i pianeti. La scala per la riproduzione dei pianeti l’ho fornita io:

  • RIPRODUZIONE DEI PIANETI IN SCALA

Chi sceglierà di cimentarsi in questa attività non potrà esimersi dal ricercare informazioni in merito a COLORE” e “SUPERFICIE”, per poter ricavare le caratteristiche chimiche e fisiche che serviranno per la scelta dei materiali per la realizzazione del modellino.

A questo punto direi che se 

Diametri dei pianeti (1 m = 139.640 Km) per avere una scala coerente

Pianeti e diametri in cm per i modellini

Mercurio 3.5 cm

Venere 8.5 cm

Terra 9 cm

Marte 5 cm

Giove 100 cm

Saturno 83 cm

Urano 36 cm

Nettuno 35 cm

Per i Pianeti terrestri consiglio materiali duri, che richiamino la natura rocciosa di tali corpi.

Materiali suggeriti:

– palline di polistirolo di 3,5; 5; 9 centimetri 

– cartapesta per il rivestimento esterno.

Per Giove, come per gli altri Pianeti giganti, suggerisco materiali morbidi per riflettere la natura gassosa di questi corpi.

Materiali suggeriti:

  • palloni o simili del diametro di 95, 80 e 30 centimetri circa
  • ovatta sintetica per il rivestimento esterno.

Per la coloritura i pianeti rocciosi possono essere colorati con le tempere, mentre quelli gassosi devono essere colorati con le bombolette.

Abbiamo riprodotto il Sistema Solare in diversi modi, anche utilizzando il cibo… ed è stato molto divertente!

Sistema Solare in cucina

In questo video potete vedere un riassunto del lavoro fatto.

Per concludere abbiamo parlato dei movimenti della Terra attorno al Sole e su se stessa.

Rotazione e rivoluzione dei pianeti

I ragazzi si sono avvicinati ai concetti di rotazione e di rivoluzione attraverso delle esperienze pratiche. Nel cortile della scuola abbiamo tracciato le orbite dei pianeti e i ragazzi prendendo il posto dei pianeti hanno rivoluzionato attorno al sole, rendendosi in questo modo conto che i pianeti gassosi, essendo più lontani hanno molta più strada da percorrere per fare un giro completo intorno al sole, mentre i pianeti terrestri hanno un’orbita molto più piccola, pertanto hanno meno strada da fare per compiere una rivoluzione completa attorno al sole.

Questa attività ci ha permesso di comprendere il motivo dell’alternarsi del giorno e della notte (rotazione) e delle stagioni (rivoluzione). Per chiarire meglio le idee ai ragazzi, ho fornito loro questa scheda sugli equinozi:

La luna e le fasi lunari

Come ultimo capitolo del Sistema Solare, abbiamo affrontato la Luna, il satellite della Terra.

Abbiamo visto il video di Paxi sulla Luna:

Abbiamo costruito la “Scatola della luna” con una scatola delle scarpe. Qui potete trovare le istruzioni. Il risultato è davvero incredibile: sembra davvero di avere la luna in una scatola. Qualcuno l’ha realizzata anche a casa.

Abbiamo osservato le fasi lunari anche infilzando con un bastoncino di legno una palla di polistirolo e abbiamo osservato l’ombra del sole su di essa mentre simulavamo una rivoluzione attorno alla Terra.

Abbiamo quindi registrato sul quaderno che la Luna è il satellite della Terra, non ha luce propria, non ha atmosfera, non ha acqua se non sotto forma di ghiaccio ai poli.

Si è formata, probabilmente dalla collisione di un giovane pianeta con la Terra e da questa collisioni ha avuto origine la Luna.

Abbiamo registrato le fasi lunari sul quaderno con questa scheda:

Scheda per registrare le fasi lunari. Le alette, dopo aver tagliato il contorno, si piegano e sulla parte non disegnata si scrive il nome della fase solare corrispondente.

Abbiamo anche registrato che la Luna compie tre movimenti:

  • attorno alla Terra – RIVOLUZIONE
  • su se stessa – ROTAZIONE
  • attorno al Sole insieme alla Terra – TRASLAZIONE

Allego un pdf sul Sole e sulla Luna che abbiamo letto in classe. Lo potete trovare QUI.

Questo laboratorio è stato caratterizzato dal divertimento pertanto non poteva mancare una riproduzione delle fasi lunari utilizzando i biscotti.

In questo video vedete le fasi lunari realizzate da me, ma lo abbiamo fatto anche in classe. I ragazzi hanno apprezzato molto.

Per concludere allego una scheda di approfondimento e un glossario sul Sistema Solare.

Verifica

QUI una verifica sul Sistema Solare.

Continua la lettura su: https://www.maestravera.it/il-sistema-solare/ Autore del post: Maestra vera Fonte: https://www.maestravera.it

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BERGAMOSCIENZA 2023

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INFINITO E INFINITESIMO

XXI edizione, 29 settembre – 15 ottobre

Bergamo, 25 settembre – Dal 29 settembre al 15 ottobre torna la XXI edizione di BergamoScienza, il primo festival di divulgazione scientifica in Italia. Organizzato dall’Associazione BergamoScienza, il festival chiama a raccolta scienziati, studiosi e divulgatori di fama internazionale rinnovando un immancabile appuntamento per appassionati e curiosi di ogni età.

Come ogni inizio autunno, diciassette giornate animeranno con conferenze, laboratori, spettacoli e tour virtuali, la città di Bergamo, e stimoleranno le riflessioni di un pubblico vasto ed eterogeneo (324.790 hanno seguito la manifestazione l’anno scorso, 74.676 in presenza e 250.114 da remoto, dall’Italia e dall’estero).

La XXI edizione di BergamoScienza, grazie alla presenza di scienziati e scienziate, ricercatori e comunicatori della scienza dall’Italia e dal mondo, apre una finestra sugli infiniti e infinitesimi della realtà che ci circonda: dalla complessità del cosmo a quella degli organismi viventi, dalla vastità di oceani e deserti alle innumerevoli strade dell’evoluzione umana, da virus e batteri invisibili che mutano,  a modifiche calibrate del DNA, segnali chimici  che se pur quasi impercettibili hanno uno straordinario impatto sulla vita del nostro pianeta.

Come da tradizione torna La Scuola in Piazza. Nel pomeriggio di sabato 30 settembre e nell’intera giornata di domenica 1 ottobre, il Sentierone ospiterà la consueta fiera scientifica on the road, che quest’anno coinvolge 35 istituti scolastici di Bergamo e provincia che, con exhibit, giochi ed esperimenti, stimoleranno la curiosità di piccoli e grandi visitatori.

PROGRAMMA

La XXI edizione di BergamoScienza prende avvio venerdì 29 settembre con l’inaugurazione a Palazzo delle Libertà, dell’esposizione sVALVoLATI. La chirurgia del cuore, un viaggio nel tempo. In occasione dell’apertura della mostra, alle ore 17, si terrà la prima conferenza del festival che vedrà in dialogo, introdotti da Gianvito Martino, il cardiochirurgo di fama mondiale Ottavio Alfieri e il giornalista scientifico Luigi Ripamonti. Curato da Alessandro Bettonagli, Francesco Maisano e Ottavio Alfieri, il percorso espositivo è realizzato da BergamoScienza in collaborazione con l’IRCCS Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato. Un viaggio interattivo nel passato e nel futuro della cardiochirurgia che celebra Bergamo e Brescia, Capitale Italiana della Cultura 2023, come centri di eccellenza nell’evoluzione delle terapie del cuore non invasive. Aperta fino al 22 dicembre, l’esposizione ripercorre le tappe evolutive di una branca della medicina che, dagli studi sul cuore degli antichi Egizi alle più innovative tecniche di cardiochirurgia robotica, ha salvato e continua a salvare innumerevoli vite.

Ospiti del festival saranno alcune delle personalità più illustri della comunità scientifica internazionale che, con un linguaggio accessibile a tutti, illustreranno gli avanzamenti delle loro ricerche. Tra i relatori di questa edizione ben due Premi Nobel. Kip Thorne, Nobel per la Fisica 2017 per l’osservazione delle onde gravitazionali, terrà la conferenza La mia storia d’amore con il lato distorto dell’Universo. Come è nato l’Universo? Possiamo viaggiare indietro nel tempo? Thorne guiderà il pubblico in un viaggio nel lato distorto dell’universo, popolato da oggetti e fenomeni originati da spazio e tempo deformati. Tra buchi neri in collisione, wormhole e vortici spaziali, come nel film Interstellar – di cui Thorne ha contribuito alla sceneggiatura – l’incontro analizzerà i misteri della fisica dei viaggi nel tempo. La conferenza è moderata da Gianvito Martino (5 ottobre).

Nell’ultimo fine settimana attesissima la presenza di Serge Haroche,insignito delpremio Nobel per la Fisica nel 2012 per le sue ricerche sperimentali sulla misurazione e sulla manipolazione di singoli sistemi atomici. Il fisico sarà protagonista della 11th Rita Levi Montalcini Lecture dal titolo La scienza della luce, da Galileo alla fisica quantistica, in dialogo con Dario Menasce, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Haroche illustrerà le ultime frontiere degli studi sulla luce, un fenomeno che affascina l’umanità fin dalla notte dei tempi. La ricerca sulle sue proprietà ha contributo alla nascita della scienza moderna e ha condotto alle teorie della relatività e della fisica quantistica, rivoluzionando la nostra visione del mondo (15 ottobre).

Le nuove frontiere dello spazio

La ricerca di vita extraterrestre è una delle sfide più emozionanti della scienza. Avi Loeb, fisico teorico e presidente più longevo del Dipartimento di Astronomia di Harvard, racconterà al pubblico le scoperte del Galileo Project, un progetto di ricerca internazionale incaricato di scovare indizi di reperti tecnologici extraterrestri sul nostro pianeta, inaugurando, di fatto, una nuova disciplina di frontiera: quella dell’archeologia interstellare. L’incontro è moderato dal giornalista Gabriele Beccaria (8 ottobre).

Torna a BergamoScienza un amico del festival, Luca Parmitano, il primo astronauta italiano a ricoprire il ruolo di comandante della Stazione Spaziale Internazionale. In un dialogo con Luca Perri, coordinatore scientifico di BergamoScienza e Ilaria Zilioli dell’Agenzia Spaziale Europea, Parmitano svelerà i segreti di uno dei mestieri più affascinanti del mondo. Tanti saranno gli interrogativi, tra scienza e fantascienza, per comprendere meglio la vita degli esploratori dello spazio (7 ottobre).

Lo scorso agosto, un nuovissimo strumento si è aggiunto a quelli in uso nella Stazione Spaziale Internazionale: si tratta del laboratorio biochimico in miniatura di ZePrion, che studierà un protocollo innovativo per sviluppare nuovi farmaci contro le malattie da prioni. Uno dei ricercatori del programma, Pietro Faccioli, docente di fisica applicata all’Università di Milano Bicocca, illustrerà i dettagli di un progetto sperimentale che, intrecciando spazio e biochimica, amplierà gli orizzonti della ricerca medico-scientifica. Modera la giornalista Anna Violato (14 ottobre).

Si passa all’economia spaziale con l’astrofisica Simonetta di Pippo, direttrice dello Space Economy Evolution Lab (SEE Lab) di SDA Bocconi. Oggi la space economy vale circa 470 miliardi di dollari, con previsioni di crescita percentuale a due cifre entro il 2040. In futuro la specie umana diventerà multiplanetaria? O la ricerca spaziale ci aiuterà a salvare il nostro attuale pianeta?  Modera Ilaria Zilioli (15 ottobre).

La sostenibilità delle missioni spaziali, tema di stringente attualità, sarà al centro di due conferenze: nella prima Camilla Colombo, docente del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano, si soffermerà sulle soluzioni da attuare per risolvere il problema dei detriti spaziali, la cui presenza sta aumentando in maniera esponenziale a causa del numero crescente di missioni internazionali. L’incontro è moderato da Tommaso Nicolò, divulgatore di Passione Astronomia (14 ottobre). Nel corso della seconda conferenza, Stefano Bianchi dell’ESA, intervistato dal giornalista Giovanni Caprara, illustrerà le nuove tecnologie di sviluppo dei razzi, sempre più sicuri e sostenibili (14 ottobre).

Il viaggio nelle vastità dell’universo si conclude con due appuntamenti relativi allo studio delle onde gravitazionali. Spiegherà cosa sono, come funzionano e cosa ci raccontano la storica della fisica Adele La Rana, nel corso di un incontro introdotto da Simone Iovenitti dell’Associazione BergamoScienza (13 ottobre). Una tavola rotonda dimostrerà, inoltre, come il nostro Paese sia stato, fin da subito, parte attiva nel processo che ha portato alla scoperta e alla verifica dell’esistenza delle onde gravitazionali. Oggi l’Italia, oltre a ospitare l’interferometro di seconda generazione Virgo a Cascina (Pisa), è candidata ad accogliere, a Sos Enattos in Sardegna, la nuova struttura di terza generazione Einstein Telescope. Si tratta di una straordinaria opportunità per il nostro Paese, sul quale ricadranno i benefici di un’attività di ricerca tecnologica d’avanguardia di livello mondiale. Ne discutono Monique Bossi e Marco Pallavicini dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Luca Perri dell’Associazione BergamoScienza moderati dalla conduttrice radiofonica Sara Zambotti (1 ottobre).Letture dell’attrice Maria Giulia Scarcella.

Un pianeta da salvaguardare: ambiente, clima e sostenibilità

Dall’esplorazione dello spazio alla vita sulla terra: il nostro pianeta è sempre più minacciato dalle problematiche che l’emergenza climatica porta con sé.

Le conseguenze del riscaldamento globale stanno modificando la vita di intere comunità, che si trovano a dover affrontare la sfida di adattarsi al clima che cambia. Dai nativi groenlandesi che lottano per evitare l’apertura di nuove miniere, alla giovane ricercatrice che in Uganda progetta stazioni meteo smart per favorire l’agricoltura: la giornalista Sara Moraca e la climatologa Elisa Palazzi daranno voce alle storie di chi sta già agendo per costruire un futuro migliore (7 ottobre). Modera Andrea Gianola di WeScience.

Monitorare l’impatto che il cambiamento climatico ha sugli oceani, i più vasti e complessi ecosistemi del nostro pianeta, è una delle priorità della comunità scientifica internazionale. Ne parlerà l’esperto di biologia delle piante Chris Bowler, neo presidente della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, in un incontro introdotto dal filosofo evoluzionista Telmo Pievani (7 ottobre).

Ancora il mare è il protagonista dell’incontro con il naturalista Alfonso Lucifredi, che guiderà il pubblico in un appassionante viaggio nella storia della navigazione e dei naufragi, dal Titanic alla leggendaria Endurance di Shackleton (8 ottobre). Modera Anna Spinelli di WeScience.

Secondo alcuni viviamo nell’Antropocene, l’era del dominio umano sul pianeta. Ma forse dovremmo parlare di Wasteocene, un’epoca segnata dalla continua produzione di sostanze, comunità e luoghi di scarto. Lo storico dell’ambiente Marco Armiero, dell’Istituto di Storia della Scienza dell’Università Autonoma di Barcellona, condurrà i partecipanti in un viaggio nelle viscere del Westocene, analizzando le esperienze di resistenza che lo rifiutano. Introduce il sindaco di Bergamo Giorgio Gori (7 ottobre).

Come si rende più sostenibile il settore della tecnologia? Ce lo raccontano Anna Rita Odorizzi, Daniele Paradiso e Alessandro Beretta di StMicroelectronics, che progetta soluzioni ed ecosistemi per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti tech (4 ottobre).

La conoscenza del pianeta che abitiamo passa anche dallo studio delle creature che lo hanno popolato milioni di anni fa. Il paleontologo Cristiano Del Sasso, mostrando immagini e video inediti, racconterà la storia dell’incredibile scoperta, nel deserto del Sahara, dello scheletro di Spinosaurus aegyptiacus. Si tratta della prima e finora unica specie di dinosauro semiacquatico mai studiata, nonché del più grande predatore di tutti i tempi. Modera il divulgatore scientifico Diego Mattarelli (7 ottobre).

Dal mondo animale a quello vegetale, con un dialogo tra Paola Bonfante, professoressa emerita di Biologia all’Università di Torino, e il filosofo della scienza spagnolo Paco Calvo. Le piante sono “intelligenti”? A partire da questo interrogativo i due studiosi si confronteranno per esplorare se e come una categoria umana, come quella dell’intelligenza, possa essere applicata alle piante. Modera il biologo Danilo Zagaria (1 ottobre).

Spazio, infine, a una delle figure più rilevanti della storia delle scienze naturalistiche, Ulisse Aldrovandi, precursore della scienza moderna. A ripercorrerne la vita e le imprese, sulla scia del cinquecentesimo anniversario della sua nascita, saranno Gabriele Rinaldi, direttore dell’Orto Botanico di Bergamo, la geologa Grazia Signori e Giovanni Carlo Federico Villa dell’Università degli Studi di Bergamo (7 ottobre).

Salute e medicina

Come ogni anno, il festival dedica grande attenzione alle ricerche in campo medico, incaricando esperti del settore di raccontarne gli ultimi esiti.

Si parte con un dialogo tra Roberta Fulci, autrice scientifica e conduttrice radiofonica, e Agnese Collino, supervisore scientifico della Fondazione Umberto Veronesi, volto a ripercorrere la storia del dolore, che da sempre medici e scienziati cercano di misurare, definire e interpretare. Tra punture e arti fantasma, sale parto ed evoluzione, le due studiosi tenteranno di ricostruire la storia di un’impresa impossibile (1 ottobre).

Che effetto ha l’alta quota sulla nostra salute? Che rischi si possono correre sui sentieri? Tre ricercatori risponderanno ai quesiti con evidenze di studi effettuati nell’ambito della fisiologia e della medicina di montagna. Intervengono: Guido Ferretti, dell’Università degli studi di Brescia, Simona Mrakic-Sposta, dell’Università Telematica San Raffaele di Roma e Lorenza Pratali, della Società Italiana di Medicina di Montagna (11 ottobre).

Numerosi sono gli incontri che il festival propone in collaborazione con enti, associazioni e fondazioni di rilevanza nazionale operanti nel campo della salute e della ricerca.

Luigi Naldini e Alessandro Aiuti, rispettivamente direttore e vicedirettore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica, e Francesca Pasinelli, direttore Generale di Fondazione Telethon, approfondiranno i risvolti di una particolare tipologia di terapie avanzate: le terapie geniche, una vera e propria sfida per sconfiggere numerose patologie rare, ma non solo. Modera la divulgatrice scientifica Annamaria Zaccheddu (11 ottobre).

Arrivare prima per curare meglio. Questo è l’obiettivo degli screening oncologici, che negli ultimi cinquant’anni hanno contribuito a rivoluzionare le prospettive di trattamento di alcuni fra i tumori più diffusi. Giulia Veronesi, direttrice del programma di Chirurgia Robotica Toracica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele, e Silvia Deandrea, dottoressa specializzata in screening oncologici, si confronteranno sull’impatto degli screening sulla vita delle persone e sull’economia dei sistemi sanitari. Modera la giornalista Donatella Barus (3 ottobre).

Di nuove sfide contro il cancro, e in particolare di dieta e immunoterapia, si parlerà con i ricercatori AIRC Alessandra Gennari e Claudio Vernieri, intervistati dal divulgatore scientifico Ruggero Rollini (4 ottobre), mentre con la Fondazione ARTET si discuterà delle cause, dei fattori di rischio e dei sintomi della trombosi, una patologia ancora troppo trascurata e sottovalutata. Con Anna Falanga, dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, Sara Gamba e Patricia Rosas-Gomez, ricercatrici di Fondazione ARTET e Franco Piovella della Fondazione I.R.C.C.S. Istituti Clinici Scientifici Maugeri. Modera la giornalista Roberta Villa (9 ottobre).

Nascere o diventare sordi pone sfide complesse all’individuo e alla società. Accanto alla diffusione di innovazioni tecnologiche, come quelle degli impianti cocleari, oggi le neuroscienze aprono nuovi e importanti scenari. L’incontro, a cura dell’Ente Nazionale dei Sordi, vedrà protagonista Francesco Pavani dell’Università degli Studi di Trento, intervistato da Sofia Erica Rossi dell’Associazione BergamoScienza (12 ottobre).

Si ripercorrerà, infine, la storia delle trasfusioni di sangue, pratica imprescindibile senza la quale oggi sarebbero impossibile i trapianti, con Tiziano Gamba, del Comitato Scientifico Avis Nazionale e Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (12 ottobre).

Scienza, tecnologia e attualità

Dagli antichi greci al buddhismo, la nostra capacità di avere il controllo sulla realtà affascina i filosofi da migliaia di anni, eppure, solo di recente abbiamo elaborato una scienza rigorosa della consapevolezza di sé, la metacognizione. Stephen Fleming, direttore del MetaLab Lab alloUniversity College di Londra, ci guiderà alla scoperta di questo nuovo campo delle neuroscienze, tra intuizioni che spaziano dall’informatica alla psicologia, passando per la biologia evolutiva. Fleming sarà in dialogo con il neurologo Stefano Cappa, dell’Associazione BergamoScienza (15 ottobre).

Di Intelligenza Artificiale, realtà virtuale e tecnologie digitali – innovazioni che stanno già cambiando le nostre abitudini quotidiane e le modalità con cui oggi si fa scienza – si discuterà nel corso di quattro appuntamenti.

Il primo è una tavola rotonda organizzata in occasione della Notte Europea dei Ricercatori (29 settembre), sul rapporto tra ricerca scientifica e intelligenza artificiale, per produrre nuove conoscenze e tecnologie. Interverranno Elena Cuoco, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Maria Francesca Murru e Antonio Ferramosca dell’Università degli Studi di Bergamo, Federica Agosta e Antonio Esposito dell’Università Vita Salute San Raffaele e Michela Bozzetto, dell’Istituto Mario Negri. Saranno intervistati da Agnese Collino, Luca Perri e Nicola Quadri (29 settembre).

Il secondo incontro è incentrato sulle ultime e più avanzate frontiere della realtà virtuale, strumento dalle potenzialità ancora non del tutto espresse, anche a causa di alcuni vincoli tecnici difficili da superare. Sarà data voce direttamente agli ideatori di un nuovo tipo di realtà virtuale, destinata a rivoluzionare il mondo del cinema, dei videogiochi e della divulgazione scientifica: Guido Meardi e Gianluca Meardi, fondatori di V-Nova, Marco Pizzoni, fondatore Way Experience e il regista Alessandro Crecolici. Moderati la tech influencer Fjona Cakalli (30 settembre).

Al centro del terzo appuntamento i giochi di ruolo. Si sperimenterà in che modo oggi la conoscenza della paleontologia e della museologia possa diffondersi giocando a giochi divenuti ormai cult,come Dungeons and Dragons. Un narratore e alcuni giocatori d’eccezione si cimenteranno in un’avventura creata appositamente per l’occasione: Benedetta Colombo, operatrice culturale e storica dell’arte, Simone Iovenitti e Willy Guasti, dell’Associazione BergamoScienza, Andrea Plazzi, matematico e traduttore, lo scienziato ambientale Mattia Teruzzi e Dario Grillotti, della Scuola Internazionale di Comics (30 settembre).

Infine, le competenze digitali possono configurarsi anche come uno strumento concreto contro la violenza economica, una situazione che affligge ancora molte donne in Italia, costrette a subire il controllo del partner. In un incontro nella sede della Banca d’Italia di Bergamo si parlerà di quali strumenti e abilità digitali è possibile avvalersi oggi per contrastare questo fenomeno e tutelarsi (12 ottobre).

In questi ultimi anni – complice anche la proliferazione di piattaforme digitali per la diffusione di contenuti video e audio – la scienza è diventata una delle protagoniste indiscusse di serie tv, film e podcast: un esempio è Breaking Bad, una delle serie televisive di maggior successo della storia, basata sulle vicende di un professore di chimica che, per sbarcare il lunario, inizia a sintetizzare metanfetamina. Ma quanta chimica reale si nasconde dietro la finzione televisiva? Risponde a questa domanda il divulgatore scientifico Danilo Gasca, in un incontro moderato da Mariaelena Enni di WeScience (6 ottobre).

La scienza, in particolare la fisica, è protagonista anche di Oppenheimer, l’ultimo, celebratissimo film di Christopher Nolan. Luca Perri del comitato scientifico di BergamoScienza esaminerà in che modo la scienza viene qui rappresentata e, soprattutto, racconterà la storia e divulgherà i segreti del Progetto Manhattan. Modera Roberto Taino di WeScience (8 ottobre).

In Italia il mercato dei podcast continua a crescere, mentre la radio sembra non invecchiare mai, dimostrando la voglia del pubblico di ascoltare le storie (anche quelle di scienza) direttamente dalla voce dei protagonisti. Ma cosa vuol dire parlare di scienza oggi? Ne discutono Emanuele Menietti, giornalista de Il Post, Roberta Fulci, conduttrice radiofonica e Ilaria Zanardi, ricercatrice del CNR. Modera Nicola Quadri (30 settembre).

Spazio agli scienziati e agli imprenditori del futuro, con due appuntamenti che celebrano i giovani talenti del territorio: il primo è il Phd Day 2023, nel corso del quale 47, tra ragazzi e ragazze, riceveranno il titolo di Dottore di ricerca, alla presenza di Sergio Cavalieri, Rettore dell’Università degli studi di Bergamo, Andy Neely, docente dell’Università di Cambridge, Gianpietro Cossali, Direttore della Scuola di Alta Formazione Dottorale e Gianvito Martino, presidente dell’Associazione BergamoScienza (6 ottobre); il secondo è la finale della competizione Start Cup Bergamo 2023, il progetto di formazione imprenditoriale ad alto contenuto innovativo dell’Università degli studi di Bergamo. Durante l’evento gli studenti, i docenti e gli ospiti dialogheranno sul tema della crescita d’impresa e degli ecosistemi dell’innovazione a favore dei giovani (9 ottobre).

Musica

Prosegue la collaborazione di BergamoScienza con Contaminazioni Contemporanee, festival internazionale di musica contemporanea, ideato e diretto da Alessandro Bettonagli, direttore artistico di BergamoScienza.

Domenica 8 ottobre, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, è in programma l’anteprima mondiale della composizione Pastorals di Valentin Silvestrov, considerato il maggior compositore ucraino vivente e uno dei più grandi compositori di musica contemporanea. La composizione, commissionata dal festival Contaminazioni Contemporanee per la sua diciassettesima edizione, verrà eseguita dalla violinista Hanna Weinmeister, dalla violoncellista Anja Lechner e dalla pianista Anna Gourari: un nuovo trio che sta ottenendo grande successo di critica e di pubblico e che si riunirà in occasione della presentazione del brano di Valentin Silvestrov.

Gli spettacoli e i laboratori

Quest’anno saranno 16 gli spettacoli del palinsesto del festival. Gli appuntamenti racconteranno il nostro pianeta e le leggi fisiche che lo governano, esploreranno i misteri del cosmo, ripercorreranno la storia di grandi scienziati e scienziate. In programma anche la proiezione di due film.

Non mancheranno anche quest’anno i laboratori per bambini e bambine, ragazzi e ragazze dai 3 anni in su, organizzati dalle scuole di Bergamo, Cremona, Mantova e da enti e associazioni private del territorio. Oltre 140 appuntamenti, in presenza e da remoto, stimoleranno la curiosità e la voglia di mettersi in gioco dei giovani partecipanti: giochi, esperimenti, quiz, visite guidate, workshop creativi condurranno i piccoli scienziati in erba alla scoperta di un’infinità di discipline diverse.

Il programma è disponibile sul sito: www.bergamoscienza.it

Tutti gli eventi sono gratuiti.

Per conferenze, spettacoli e laboratori è necessaria la prenotazione.

Tour virtuali visibili in streaming sul sito e sui canali social del festival.

Laurea STEM: Focus Gender Gap 2025

FOCUS GENDER GAP 2025

LAUREA STEM: VERSO UNA RIDUZIONE DEL GENDER GAP

Il vantaggio della componente maschile su quella femminile tra i laureati STEM si sta lentamente assottigliando e le ragazze continuano ad avere migliori risultati negli studi. Malgrado questi dati incoraggianti, non ultimo quello che conferma le STEM come le lauree che offrono i migliori tassi occupazionali, pressoché uguali tra donne e uomini, rimane alto il differenziale retributivo, dove gli uomini percepisconoil 12,6% in più rispetto alle donne

(Bologna, 5 marzo 2025) Il focus analizza e confronta le performance, formative e occupazionali, di donne e di uomini e si basa sui più recenti Rapporti realizzati da AlmaLaurea: il Rapporto 2024 sul Profilo dei Laureati di 78 atenei, degli 82 aderenti ad AlmaLaurea, si basa su una rilevazione che coinvolge circa 300 mila laureati del 2023 e, grazie all’elaborazione delle risposte ricevute dai laureati che hanno partecipato alla rilevazione, restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche.

Il Rapporto 2024 sulla Condizione occupazionale dei laureati ha coinvolto circa 660 mila laureati di 78 atenei; in particolare ha fotografato la condizione occupazionale a uno, tre e cinque anni dal conseguimento della laurea.

 

LE DONNE E L’UNIVERSITÀ

Il Rapporto 2024 sul Profilo dei laureati mostra chetra i laureati del 2023, dove è nettamente più elevata la presenza della componente femminile (60,0%), la quota delle donne che si laureano in corso è pari al 64,0% (è 57,9% per gli uomini) con un voto medio di laurea uguale a 104,8 su 110 (è 102,9 per gli uomini); occorre sottolineare che ciò è frutto anche dei diversi percorsi formativi intrapresi. In ogni caso, le donne ottengono voti di laurea superiori agli uomini praticamente in tutti i gruppi disciplinari, ad eccezione di quello letterario-umanistico.

 

Le donne si iscrivono all’università spinte da forti motivazioni culturali (30,6% rispetto al 27,6% degli uomini) e svolgono un buon numero di tirocini e stage riconosciuti dal proprio corso di laurea (64,5% delle donne rispetto al 54,9% degli uomini).

Le laureate inoltre provengono in misura maggiore da contesti familiari meno favoriti sia dal punto di vista culturale sia socio-economico. Così il 28,8% delle donne ha almeno un genitore laureato rispetto al 35,2% degli uomini. Peraltro, le donne sono meno coinvolte dal fenomeno dell’ereditarietà del titolo di laurea, soprattutto se quest’ultimo afferisce alle discipline che indirizzano verso la libera professione: tra i laureati a ciclo unico con almeno un genitore con titolo di studio universitario, infatti, ereditano la medesima laurea dei genitori il 33,2% delle donne rispetto al 45,6% degli uomini. Il differenziale di genere permane considerando anche lo status socio-economico: il 20,9% delle donne proviene da una famiglia di estrazione sociale elevata rispetto al 24,8% degli uomini. Non stupisce quindi che tra le donne sia maggiore la percentuale di chi ha usufruito di borse di studio: il 28,5% delle donne rispetto al 23,9% degli uomini.

 

LE DONNE E IL MERCATO DEL LAVORO

Il Rapporto 2024 sulla Condizione occupazionale dei laureati registra ancora una volta significative e persistenti disuguaglianze di genere.

Su tale aspetto AlmaLaurea ha sviluppato un approfondimento ad hoc evidenziando che tra i laureati di secondo livello, a cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere, in termini occupazionali, si confermano significative e pari a 3,4 punti percentuali: il tasso di occupazione è dell’86,8% per le donne e del 90,2% per gli uomini.

A un lustro dal titolo tra le donnesono meno diffusi i contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (49,9% rispetto al 56,1% degli uomini), mentre risultano più frequenti i contratti a tempo determinato (17,0% rispetto al 9,9% degli uomini).

È naturale che queste differenze siano legate anche alle diverse scelte professionali maturate da uomini e donne; queste ultime, infatti, tendono più frequentemente a inserirsi nel pubblico impiego e nel mondo dell’insegnamento, notoriamente in difficoltà nel garantire, almeno nel breve periodo, una rapida stabilizzazione contrattuale.

Le differenze di genere si confermano anche dal punto di vista retributivo, si parla del c.d. Gender Pay Gap. A cinque anni dal titolo, tra i laureati di secondo livello che hanno iniziato l’attuale attività dopo la laurea e lavorano a tempo pieno, le donne dichiarano di percepire 1.711 euro netti mensili, rispetto ai 1.927 euro degli uomini, con un differenziale del 12,6%.

I dati evidenziano differenze anche rispetto al tipo di professione svolta: a cinque anni dal titolo svolge un lavoro a elevata specializzazione (compresi gli imprenditori e l’alta dirigenza) il 63,1% delle donne e il 65,9% degli uomini.

 

In termini di efficacia del titolo nel lavoro svolto, misura soggettiva di coerenza tra studi compiuti e lavoro svolto in quanto si basa su valutazioni espresse dai laureati occupati, però, le differenze si attenuano notevolmente: infatti ritiene il titolo “efficace o molto efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro il 76,4% delle donne occupate e il 74,9% degli uomini occupati.

Anche se, nelle dichiarazioni rese a cinque anni dalla laurea, non si evidenziano differenze di genere in merito alla soddisfazione complessiva per il lavoro svolto, su alcuni aspetti le donne sono leggermente meno soddisfatte del proprio lavoro. In particolare, sono meno gratificate dalle opportunità di contatti con l’estero, dalle prospettive di guadagno e di carriera, dalla flessibilità dell’orario di lavoro e dal prestigio derivato dall’attività svolta. Fa eccezione, denotando una maggiore soddisfazione nella componente femminile, l’utilità sociale del lavoro e la coerenza con gli studi compiuti.

 

La lettura dei dati conferma che le donne sono più penalizzate sul lavoro se hanno figli. Il forte divario in termini occupazionali e retributivi tra donne e uomini, infatti, aumenta in presenza di figli.

Isolando quanti non lavoravano alla laurea, il differenziale occupazionale a cinque anni dal conseguimento del titolo è pari a 2,3 punti percentuali tra quanti non hanno figli (il tasso di occupazione risulta pari all’86,8% per le donne, rispetto all’89,1% per gli uomini); tale differenzialesale addirittura a 18,2 punti percentuali tra quanti, invece, hanno figli (il tasso di occupazione risulta pari al 76,7% per le donne, rispetto al 94,9% per gli uomini). Anche in termini retributivi si confermano differenze significative (in tale analisi si considerano quanti hanno iniziato l’attuale lavoro dopo la laurea e lavorano a tempo pieno): se tra i laureati senza figli il differenziale retributivo è del 12,0%, tra i laureati con figli tale differenziale retributivo tende a raddoppiare (+21,0%).

 

LAUREATE NEI PERCORSI STEM: PIU’ BRAVE MA COMUNQUE PENALIZZATE

L’Indagine sul Profilo dei laureati 2023 mette in evidenza la diversa composizione per genere tra i laureati STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), dove la componente maschileè più elevata e raggiunge il 58,6%, rispetto al 41,4% di quella femminile; ciò riguarda in particolare i gruppi Informatica e tecnologie ICT e quello di Ingegneria industriale e dell’informazione, dove la presenza maschile supera addirittura i due terzi. Tale risultato è in controtendenza con quanto rilevato sul complesso dei laureati 2023 dove, al contrario, è la componente femminile ad essere preponderante rispetto a quella maschile. Negli ultimi anni, tuttavia, tra i laureati STEM il vantaggio della componente maschile si sta leggermente riducendo: nel 2019, infatti, gli uomini rappresentavano il 59,8% mentre le donne il 40,2%, con un differenziale di quasi 20 punti. 

 

Laureate STEM più motivate e con performance migliori

Le donne si iscrivono ad un percorso STEM spinte da forti motivazioni culturali (30,3% rispetto al 25,0% degli uomini, +5,3 punti percentuali) e svolgono un buon numero di tirocini e stage riconosciuti dal proprio corso di laurea (61,3% delle donne rispetto al 49,2% degli uomini, ben 12,1 punti percentuali in più degli uomini). Le differenze di genere in ambito STEM su questi aspetti sono superiori a quelle registrate sul complesso dei laureati del 2023.

Le donne, tradizionalmente più performanti negli studi universitari, sia in termini di voto sia in termini di regolarità negli studi, mostrano risultati migliori rispetto agli uomini anche nei percorsi STEM: sono infatti caratterizzate da un voto medio di laurea più alto (104,5 su 110, rispetto al 102,6 degli uomini) e da una migliore riuscita in termini di regolarità negli studi (tra le donne il 58,1% ha concluso gli studi nei tempi previsti rispetto al 52,7% degli uomini). Sulla riuscita universitaria le differenze di genere nell’ambito STEM sono in linea con quelle del complesso dei laureati.

 

Stabilità, utilità sociale, indipendenza: queste le aspettative delle donne STEM

Il 68,2% delle donne, rispetto al 61,3% degli uomini intendono proseguire la propria formazione; inoltre, le laureate STEM nella ricerca del lavoro danno maggiore rilevanza ad alcuni aspetti.

Le donne ricercano più degli uomini lavori stabili (il 76,9%, +11,5 punti percentuali) e danno maggiore importanza rispetto ai colleghi all’utilità sociale del lavoro (il 45,4%, +11,6 punti percentuali) e all’indipendenza/autonomia (il 63,8%, +9,5 punti percentuali). È interessante notare che la rilevanza attribuita dalle donne in area STEM a questi tre aspetti del lavoro è in costante aumento dal 2015 al 2023, precisamente per la stabilità (+6,4 punti percentuali rispetto al 2015), per l’utilità sociale del lavoro (+8,8 punti percentuali) e per l’indipendenza e autonomia (+15,6 punti percentuali).

 

Il gender gap nel mondo del lavoro per le laureate STEM è in lieve flessione ma le donne sono comunque ancora penalizzate  

L’Indagine sulla Condizione occupazionale a cinque anni dal conseguimento del titolo di secondo livello mostra elevati livelli occupazionali sia per gli uomini sia per le donne: tra i laureati STEM, infatti, il tasso di occupazione è pari al 90,1% per le donne e al 92,6% per gli uomini, con un differenziale pari a -2,5 punti percentuali (è -3,4 punti sul complesso dei laureati di secondo livello). Tale differenziale risulta più che dimezzato rispetto a quanto rilevato nel 2019 tra i laureati STEM(-5,9 punti percentuali sempre a svantaggio delle donne).

Figura 1     Laureati di secondo livello dell’anno 2018 occupati a cinque anni dalla laurea: tasso di occupazioneper genere e ambito disciplinare (valori percentuali)

Fonte: AlmaLaurea 2024, Indagine sulla Condizione occupazionale dei Laureati.

Isolando coloro che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo la laurea e lavorano a tempo pieno, tra i laureati STEM la retribuzione mensile netta è, in media, di 1.798 euro tra le donne e 2.025 euro tra gli uomini. Anche in termini retributivi, dunque, gli uomini risultano avvantaggiati rispetto alle donne, percependo il 12,6% in più (valore in linea con il dato rilevato sul complesso dei laureati di secondo livello).

L’analisi temporale, tuttavia, mostra una tendenziale riduzione del gender pay gap (nel 2019, infatti, tra i laureati STEM gli uomini percepivano il 19,0% in più rispetto alle donne).

 

In termini di caratteristiche del lavoro svolto, tra le donne STEM si rileva una minore diffusione dei contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (-15,1 punti percentuali) e una maggiore diffusione delle attività in proprio (+5,0 punti; si tratta in particolare di studi professionali di architettura), dei contratti alle dipendenze a tempo determinato (+4,9 punti) e delle attività sostenute da borsa o assegno di studio o di ricerca (+3,5 punti).

 

Le donne STEM rilevano una maggiore coerenza tra studi compiuti e lavoro svolto

In termini di efficacia, tra i laureati STEM si rilevano livelli in linea con il complesso dei laureati di secondo livello: oltre il 75% ritiene la laurea efficace o molto efficace per il lavoro svolto. Le donne dichiarano livelli di efficacia superiori rispetto agli uomini (78,3% e 75,1%, rispettivamente), evidenziando un differenziale pari a 3,2 punti percentuali, valore doppio rispetto alla media complessiva (+1,5 punti sempre a vantaggio delle donne). Il confronto con l’analoga rilevazione del 2019 evidenzia inoltre un tendenziale aumento del differenziale di genere nei livelli di efficacia (tra i laureati STEM era 2,6 punti percentuali, sempre a favore delle donne).

AlmaLaurea è un Consorzio Interuniversitario fondato nel 1994 che a oggi rappresenta 82 Atenei.Il Consorzio è sostenuto dal contributo del Ministero dell’Università e della Ricerca e dagli Atenei aderenti. Il suo Ufficio di Statistica è dal 2015 membro del Sistan, il Sistema Statistico Nazionale.

Il Consorzio realizza ogni anno due Indagini censuarie sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo, restituendo agli Atenei aderenti, al Ministero dell’Università e della Ricerca, all’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) basi documentarie attendibili per favorire i processi di programmazione, monitoraggio e valutazione delle decisioni assunte dalle Università. Il Consorzio vuole essere anche un punto di riferimento per i diplomati e per i laureati di ogni grado, ai quali AlmaLaurea offre strumenti di orientamento, servizi, informazioni e occasioni di confronto tra pari, per valorizzare il loro percorso formativo e facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro. Il Consorzio raccoglie e rende disponibili online i CV dei laureati (oggi oltre 4.000.000) e affianca gli Atenei consorziati nelle attività di job placement attraverso una piattaforma web per l’intermediazione.

Favorisce, inoltre, l’incontro tra offerta e domanda di lavoro qualificato tramite la società interamente controllata AlmaLaurea srl, Agenzia Per il Lavoro (APL) che opera principalmente nell’intermediazione e nella ricerca e selezione del personale, progettando ed erogando servizi – rivolti a imprese, enti e professionisti – concepiti e offerti nell’interesse primario dei laureati e in sinergia con gli Atenei e con le Istituzioni pubbliche competenti. Il Consorzio internazionalizza i propri servizi, le competenze, le attività di ricerca in prospettiva globale, collaborando con Paesi europei – in linea con la Strategia di Lisbona – ed extra europei.

Dall’esperienza di AlmaLaurea è nata l’associazione AlmaDiploma ETS, per creare un collegamento tra la scuola secondaria superiore, l’università e il mondo del lavoro.

 

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