Ascoltavo oggi un programma di Rai2 dove, come al solito, si condannava e si vituperava il comportamento di certi giovani che a Milano, zona Navigli, hanno organizzato pericolosi assembramenti sabato sera, con tanto di discoteca all’aperto e rissa finale, con buona pace del coprifuoco e delle regole anti Covid.Premetto che anch’io condanno senz’altro questi comportamenti, che sono certamente inopportuni, irresponsabili e illegali (notare la climax!), e lo sarebbero anche se non ci fosse l’epidemia; però al proposito mi sento di fare qualche riflessione.
1. Prima di tutto l’autorità statale deve decidere come far rispettare le regole che emana. In Cina avrebbero sparato addosso a questi giovani: lì lo possono fare perché c’è una dittatura, ma in Italia evidentemente occorre fare in modo diverso. Ma le autorità hanno dato indicazioni precise alle forze dell’ordine? E siamo sicuri che le forze dell’ordine siano in grado di far rispettare le norme? A me pare di no, perché a Milano hanno lasciato i manifestanti agire indisturbati per sei ore, e sono intervenuti praticamente a festa finita. Una signora, che ha chiamato il 113, si è sentita rispondere: “Ma è sicura? Sia più precisa!” La signora in questione aveva detto chiaramente che i giovani si stavano massacrando a bottigliate in faccia. Più precisa di così! E a me allora viene il sospetto che le nostre forze dell’ordine siano tanto solerti quando c’è da multare un poveretto che cammina da solo sulla spiaggia, ma quando c’è da rischiare qualcosa non siano altrettanto zelanti. Quindi il governo, le Regioni o chi altro decidano una buona volta come far rispettare le regole, e tengano lo stesso comportamento con tutti, non ci sia chi viene perseguitato per una passeggiata da solo e chi provoca assembramenti e risse senza ricevere alcuna sanzione.
2. E’ circa un anno che siamo sottoposti a questa logica perversa delle chiusure: siamo costretti a stare in casa, non possiamo uscire dal comune, adesso chiudono anche i parrucchieri ecc. Non ne possiamo più di questa dittatura politico-sanitaria, che oltretutto non risolve nulla: ottiene un abbassamento della curva dei contagi solo nello stretto periodo del lockdown e poi, appena si riapre qualcosa, i contagi riprendono, senza contare gli enormi danni economici e la rovina di intere categorie di lavoratori. Non viene il sospetto ai nostri “scienziati” del CTS e del Governo (prima di tutti al kompagno Speranza) che questo sistema non funzioni? Oltretutto la reclusione forzata provoca non solo danni psicologici ma anche un grande desiderio di libertà e di trasgressione, che è insito nella natura dell’uomo, checché se ne dica; e così c’è il rischio che chi è stato segregato a lungo, una volta che gli viene concessa un po’ di libertà si comporti peggio che se gli fosse stato permesso di vivere. La persona umana non è fatta per subire imposizioni e privazioni, specie quando non le ritiene giuste e compatibili con il proprio status di cittadino libero; perciò le trasgressioni aumenteranno se si continua con il sistema delle chiusure, ci saranno sempre più feste clandestine, i ristoranti apriranno a dispetto della norma demenziale che li fa aprire a pranzo e chiudere a cena e le persone si sposteranno anche a costo di ricevere una multa, specie quando sanno di aver rispettato i protocolli di non fare nulla di riprovevole. Chi si muove anche a 200 km da casa, ma va da solo e non fa assembramenti, non trasmette né riceve nessun virus.
3. Quello che si dovrebbe fare, a mio giudizio, è l’esatto contrario del sistema delle chiusure, inutile e dannoso: bisogna riaprire gradualmente tutto, lasciar lavorare e vivere le persone, anche perché con questo virus dovremo convivere ancora a lungo, e non è pensabile rinchiudere in casa a tempo indeterminato milioni di persone. Naturalmente il buon senso deve prevalere e debbono essere rispettati tutti i protocolli di sicurezza, intervenendo con le sanzioni quando i comportamenti sono inaccettabili come quelli dei giovani milanesi. Chi si sente libero è più propenso a rispettare le regole; chi invece si sente controllato e imprigionato cova dentro di sé un risentimento e un odio che lo spingono a disobbedire, al piacere della trasgressione, che da sempre fa parte della natura umana.