Boccaccio: vita e opere
Giovanni Boccaccio nasce nel 1313 a Firenze (o a Certaldo), figlio illegittimo di un mercante, Boccaccino, che lo riconoscerà e lo indirizzerà agli studi.
A 14 anni segue il padre a Napoli, ma non dimostra di avere inclinazione alla mercatura. Il padre è costretto a trasferirsi al Sud in quanto socio del banchiere Bardi, finanziatore della corte angioina. Dimostrata la scarsa propensione al commercio, il padre lo indirizzerà agli studi di diritto canonico.
Boccaccio, però, si interesserà maggiormente alla letteratura, occupandosene alla corte angioina.
All’università conosce Cino da Pistoia e inizierà a crearsi un mito letterario secondo la tradizione cortese e stilnovistica: quello dell’amore per Fiammetta, presunta figlia di Roberto d’Angiò, e l’invenzione di natali nobili a Parigi.
Finita la collaborazione del padre con Bardi torna a Firenze e nel 1350 conosce Petrarca, di passaggio da Firenze si stava recando a Roma per il Giubileo. Tra i due inizierà ‘amicizia imperitura.
Successivamente svolge incarichi per il Comune di Firenze e nel 1360 avvia la carriera ecclesiastica per avere una maggiore sicurezza economica, ma un tentativo fallito di colpo di Stato coinvolge vari suoi amici e alcuni sospetti cadono su di lui: verrà esonerato per quattro anni da ogni incarico. Questo evento lo porterà a ritirarsi a Certaldo. Da qui si recherà per la seconda volta ad Avignone sotto incarico del Comune.
Obeso e colpito da scabbia accetta l’incarico di leggere in pubblico la Commedia di Dante, ma arriverà a leggere fino al XVII canto dell’Inferno: morirà a Certaldo nel 1375, forse a causa del diabete.
Le opere di Boccaccio:
Il Decameron
Il Decameron è l’opera più conosciuta di Giovanni Boccaccio, scritta in volgare italiano. La storia si disloca lungo 14 giorni, ma solo 10 sono i giorni utili alla narrazione: un gruppo di 10 giovani (7 donne e 3 uomini), tra i 18 e i 28 anni, si incontrano nella Chiesa di Santa Maria Novella e decidono di andare via per sfuggire all’epidemia di peste (1348/50). Si rifugiano così in un palazzo con giardino e per trascorrere il tempo decidono di raccontare delle novelle. Questa appena descritta è la cornice della storia.
Ogni giorno viene eletto uno di loro re o regina, questi decide l’organizzazione della giornata e il tema principale delle novelle che verranno narrate. A turno ognuno racconterà una novella; avremo così 10 novelle al giorno. Alla sera un novelliere canterà una canzone per concludere in bellezza la narrazione del gruppo.
I giovani arrivano a palazzo di mercoledì e rimangono insieme fino al martedì della seconda settimana, quindi 14 giorni in totale. Il venerdì e il sabato non vengono raccontate novelle, in quanto il venerdì è il giorno della Passione di Cristo, mentre il sabato è dedicato al riposo e all’igiene personale. In totale, dunque, saranno 10 i giorni in cui narreranno le loro novelle. Essendo loro 10 e raccontando ognuno una storia giornaliera, saranno 100 le novelle totali.
Le 100 novelle sono precedute da 100 rubriche riassuntive, così come le 10 giornate verranno introdotte a loro volta da 10 rubriche.
Il proemio dell’opera è dedicato alle donne, afflitte come l’autore dalle pene d’amore. Qui troviamo proprio l’autore a narrare e non sarà la sua unica apparizione nel racconto: all’inizio della quarta giornata racconterà una novella, la centunesima del Decamerone!
Nel Decameron non mancano le eccezioni alla regola:
- la nona giornata propone un tema libero
- Dioneo non si attiene al tema scelto
- Sempre lui non segue l’ordine casuale con cui prendono la parola i vari novellatori e parlerà ogni volta per ultimo, eccetto nella prima giornata
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