Videogiochi con i prof a scuola, esulta la ministra Dadone

L’era digitale è anche questo: professori che fanno lezione a scuola con i videogiochi. Distrazione in più per gli studenti o geniale metodo per catturare la loro attenzione? Scopriamo in cosa consiste questa attività. Intanto si dichiara entusiasta la la ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone.
Le dichiarazioni
Durante una diretta live Twitch con Everyeye.it, rivista specializzata di gaming, Dadone rivela di averne “parlato anche con il ministro dell’istruzione” Patrizio Bianchi: “con mio sommo stupore ha detto che seguiva il lavoro che stavo facendo e si è mostrato interessato. Anche secondo lui può essere una modalità diversa di imparare per i ragazzi”.
Il fondo pubblico
La ministra ricorda poi che la scorsa settimana è arrivato il decreto attuativo per un fondo per gli sviluppatori di videogame: “Si può quindi presentare la domanda. È un piccolo fondo che dimostra un minimo di attenzione” in questo settore. E per inserire i videogiochi la ministra sta cercando anche altri modi: “io ho la delega agli anniversari nazionali e finanziamo tutto ciò’ che riguarda il restauro di monumenti che ci dovrebbero ricordare la memoria della Nazione. Sto provando a metterci dentro il lato del gaming”.
Imparare con i videogiochi
Imparare “giocando”. “Se noi proviamo ad unire il lato ludico ma che sappia insegnare la storia, proviamo ad unire due mondi differenti e trasformiamo il ricordo in memoria. Il 4 novembre avverrà la commemorazione del Milite ignoto sarebbe carino all’interno della manifestazione – precisa la ministra – realizzare un momento in cui si ripercorre la storia anche tramite i videogame“. La ministra per le Politiche Giovanili si è detta quindi contro chi si mostra scettico: “bisognerebbe partire dal presupposto – ha dichiarato – che è difficile giudicare qualcosa che non si conosce. È più facile demonizzare partendo dall’idea che i ragazzi perdano tempo sui videogame, più’ difficile invece provare a conoscere cosa fanno e anche che tipo di competenze sviluppano. C’ è molto spesso da parte del mondo degli adulti ma vale in senso lato anche da parte delle istituzioni”. In queste condizioni, ha aggiunto, “è difficile aspettarsi poi la reazione dell’opinione pubblica”.
L’età
L’età è importante, ma non fondamentale. “È vero che io sono molto giovane in questo governo, che ha un’età media abbastanza elevata, però credo che sia una questione di testa e di impostazione”. La ministra racconta poi di aver parlato col premier Mario Draghi dell’apertura di un suo canale Twitche: “Lui era incuriosito nonostante abbia un’età che è il doppio della mia. Non è un fatto semplicemente anagrafico ma di apertura verso le cose diverse, c’è un po’ di timore rispetto al portare una innovazione così grande“.
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