PAESAGGIO INVERNALE, PASTELLI AD OLIO

Ciao a tutti, oggi voglio condividere con voi lo splendido lavoro della maestra Rachele Monda e della sua classe.
Per questo lavoro i bambini hanno guardato un tutorial che pubblicherò sotto le foto. I risultati sono davvero meravigliosi! Complimenti a Rachele e ai bambini.
Qui potete vedere le foto scorrendo il dito da destra verso sinistra e sotto una galleria di immagini.
Per creare io vostro scenario qui il video con i passaggi
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Dalle Olive all’Olio: Schede Didattiche per la Scuola Primaria
In un mondo sempre più dominato da prodotti industriali, è importante per i bambini della scuola primaria conoscere e apprezzare il processo di produzione degli alimenti di base. L’olio d’oliva è uno di questi prodotti, con una storia millenaria e un valore nutrizionale e culturale significativo. In questo articolo esploreremo come utilizzare schede didattiche appositamente progettate per insegnare agli studenti il processo “Dalle Olive all’Olio” in modo coinvolgente e educativo.
A fine articolo potrete scaricare gratuitamente in formato PDF “Dalle Olive all’Olio: Schede Didattiche per la Scuola Primaria“.
Indice
Il Viaggio dalle Olive all’Olio
Coltivazione delle Olive
Il processo inizia con la coltivazione delle olive. Le schede didattiche possono mostrare agli studenti come le olive vengono coltivate, quali sono le varietà più comuni e come vengono raccolte a mano o con l’ausilio di macchinari.
Raccolta e Selezione
Le olive vengono raccolte durante il periodo di maturazione e vengono quindi selezionate per la qualità e la dimensione. Gli studenti impareranno come avviene questo processo e l’importanza della corretta selezione delle olive per la produzione di olio di alta qualità.
Molitura e Gramolatura
Le olive vengono quindi macinate per ottenere una pasta, che viene poi sottoposta a gramolatura, un processo che permette di separare l’olio dall’acqua e dai solidi. Le schede didattiche illustreranno agli studenti come avviene questo processo e quali macchinari vengono utilizzati.
Estrazione e Filtraggio
L’olio estratto dalla pasta viene quindi filtrato per rimuovere eventuali impurità e ottenere un olio chiaro e limpido. Gli studenti impareranno l’importanza di questo processo e come vengono utilizzati filtri speciali per garantire la qualità dell’olio.
Attività Didattiche Coinvolgenti
Esperimenti Pratici
Gli esperimenti pratici sono un ottimo modo per coinvolgere gli studenti nel processo di produzione dell’olio d’oliva. Si possono simulare piccoli impianti di gramolatura utilizzando olive fresche e strumenti semplici, come un mortaio e un pestello.
Visite Guidate
Organizzare visite guidate a frantoi e aziende agricole locali può offrire agli studenti un’opportunità unica per osservare il processo di produzione dell’olio d’oliva dal vivo e porre domande agli esperti del settore.
Conclusioni
Insegnare “Dalle Olive all’Olio” attraverso schede didattiche è un modo efficace per introdurre agli studenti della scuola primaria il mondo affascinante della produzione dell’olio d’oliva. Oltre alle attività menzionate, gli insegnanti possono anche coinvolgere gli studenti in progetti pratici, come la creazione di un piccolo frantoio in classe o la produzione di olio d’oliva fatto in casa utilizzando olive raccolte dagli stessi studenti. Inoltre, incoraggiare la discussione sulle tradizioni culinarie legate all’uso dell’olio d’oliva in diverse culture può fornire agli studenti una comprensione più profonda del ruolo dell’olio d’oliva nella dieta e nella cultura mediterranea.
Potete scaricare e stampare gratuitamente in formato PDF “Dalle Olive all’Olio: Schede Didattiche per la Scuola Primaria“, basta cliccare sul pulsante ‘Download‘:
Domande Frequenti su ‘Dalle Olive all’Olio’: Scienze per la Scuola Primaria
Cosa imparano i bambini studiando ‘Dalle Olive all’Olio’?
Gli studenti imparano il processo completo di trasformazione delle olive in olio d’oliva, comprendendo le fasi dalla coltivazione delle olive fino alla produzione dell’olio. Questo include conoscenze di base sull’agricoltura, la biologia delle piante, i processi meccanici e chimici coinvolti nell’estrazione dell’olio, e l’importanza culturale e nutrizionale dell’olio d’oliva.
Perché è importante insegnare ai bambini il processo di produzione dell’olio d’oliva?
Insegnare il processo di produzione dell’olio d’oliva aiuta i bambini a comprendere l’origine degli alimenti che consumano quotidianamente, promuove la consapevolezza ambientale e alimentare, e incoraggia il rispetto per le tradizioni agricole. Inoltre, offre un’opportunità per sviluppare competenze interdisciplinari in scienze naturali, geografia e cultura.
Come si spiega ai bambini il processo di estrazione dell’olio dalle olive?
Il processo di estrazione può essere spiegato in modo semplice, enfatizzando l’uso di macchinari per macinare le olive e separare l’olio. Si possono utilizzare video, immagini e dimostrazioni pratiche per illustrare il funzionamento di un frantoio e i passaggi che portano alla produzione dell’olio.
Quali sono alcuni vantaggi di utilizzare schede didattiche per insegnare ‘Dalle Olive all’Olio’?
Le schede didattiche offrono un approccio visivo e interattivo all’apprendimento, aiutando gli studenti a comprendere meglio le informazioni attraverso l’uso di immagini, diagrammi e attività pratiche. Forniscono una guida strutturata per gli insegnanti e offrono agli studenti un’esperienza di apprendimento autodiretta e coinvolgente.
Come possono i genitori supportare l’apprendimento a casa sull’argomento ‘Dalle Olive all’Olio’?
I genitori possono coinvolgere i loro figli in attività pratiche come la degustazione di diversi oli d’oliva, la visita a frantoi locali, o la coltivazione di una pianta di olivo in giardino. Possono anche leggere libri e guardare documentari insieme per approfondire la comprensione del processo.
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Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, una paesaggista in Italia
Ieri pomeriggio ho tenuto un seminario online sulla storia del paesaggio pittorico, un percorso che mi ha sempre affascinata per la bellezza delle viste sul mondo che di secolo in secolo si sono succedute.
Per chi volesse rivedere quella passeggiata sul paesaggio dipinto, questo è il video.
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Alla fine del percorso, tra le domande che ho ricevuto, ce n’è stata una che avrei voluto approfondire di più, e cioè se, oltre ai pittori che ho mostrato, ci sono state anche paesaggiste donne.
Emma Löwstedt-Chadwick (1855-1932), Parasole, Bretagna, 1880, olio su tavola, cm 29 x 50, Collezione privata
Certamente ce ne sono state, sebbene in numero molto inferiore rispetto agli uomini (dipingere all’aperto, per altro, era giudicato “sconveniente” per le donne).
Kitty Lange Kielland, Panorama a Cernay-la-Ville, 1885/1887, olio su tela, cm 46×55, Museo nazionale, Oslo
Se non le ho incluse in quel percorso è perché mi sono mossa partendo da particolari vedute che mi interessava mostrare, perché caratterizzate da un modo specifico di intendere il paesaggio, senza tenere conto di chi fosse l’autore.
Ma voglio cogliere l’occasione di questa domanda per raccontare la storia di una paesaggista francese di straordinario talento: Louise-Joséphine Sarazin de Belmont.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Autoritratto, 21 giugno 1849, grafite su carta, cm 16×20, Kupferstich-Kabinett, Dresda
Nacque a Versailles nel 1790 e studiò pittura privatamente (alle donne non era consentito frequentare l’Accademia) con Pierre-Henri de Valenciennes (1750-1819) un importante paesaggista francese, maestro di un’intera generazione di pittori della natura e anticipatore della grande stagione della pittura en plein air. Già nel 1799, nel suo testo teorico sulla pittura di paesaggio, Valenciennes scriveva «è buona cosa dipingere lo stesso soggetto in diverse ore del giorno, per osservare la differenza delle forme prodotta dalla luce».
Pierre-Henri de Valenciennes, Vista di Roma, 1782-1784, olio su cartone, cm 19×39, Cleveland Museum of Art
Negli anni del Primo Impero, la giovanissima pittrice fu incoraggiata dalla stessa Giuseppina di Beauharnais, moglie di Napoleone, e già a 22 anni, nel 1812, presentò i primi dipinti al Salon (dove continuerà a esporre fino al 1868). Dopo la Restaurazione fu una protetta della Duchessa di Berry, cioè Carolina di Borbone principessa delle Due Sicilie, che possedeva almeno 12 tele di Sarazin de Belmont. Fu apprezzata anche dai colleghi pittori, in particolare da Ingres.
Carl Christian Vogel von Vogelstein, Ritratto di Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, 1843, grafite su carta, cm 34×23, Kupferstich-Kabinett, Dresda
Spirito indipendente, Sarazin de Belmont iniziò a viaggiare incessantemente per dipingere all’aria aperta, spesso in luoghi remoti. Fu tra i primi artisti a dipingere nei Pirenei, dove realizzò un gruppo di studi pensati come “cartoline” per i viaggiatori. Intraprese numerosi viaggi nella regione tra il 1828 e il 1835 e affittò persino un umile cottage di pastori dove visse da sola per tre mesi per dipingere “sur nature”, un atteggiamento molto audace per una donna della sua epoca!
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Viste dei Pirenei, 1828-1835, olio su carta, montato su tavola, cm 95×100, Collezione privata
Sempre nei Pirenei, nel 1830, Louise-Joséphine raffigurò il magnificente Circo di Gavarnie, un enorme teatro di monti del diametro di 6 km.
Louise-Josephine Sarazin de Belmont, Il Circo di Gavarnie, 1830, olio su tela, cm 72×105, Kunsthalle, Karlsruhe
Nel 1833 raffigurò anche la foresta di Fontainebleau, luogo dove si stava formando la Scuola di Barbizon. A differenza degli studi di piccolo formato, realizzati con pennellate sciolte e un vivido effetto di naturalezza, questa tela mostra un linguaggio più accademico e la tentazione di fare di quel luogo una veduta ideale, che tendono a irrigidire leggermente la scena.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Interno della foresta di Fontainebleau, 1833, olio su tela, cm 44×60, Musée d’arts de Nantes
Decisamente più fresco è il piccolo dipinto – forse concepito come souvenir da regalare – che raffigura una costa rocciosa con bagnanti (in Bretagna o in Normandia), del 1835. Nella scena alcune donne si spogliano per fare il bagno mentre una donna vestita con un grande cappello, probabilmente un autoritratto della pittrice, rimane a riva a disegnare.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Costa rocciosa con bagnanti, 1835, olio su carta montato su cartone, cm 14×19, Fondation Custodia, Parigi
Allo stesso anno appartiene anche una suggestiva Veduta di Parigi dal Louvre con il sole che sorge dietro il Pont Neuf e l’Île de la Cité. Da notare l’effetto dei raggi di sole che fuoriescono da alcune nubi che richiamano certe scenografiche albe di Claude Lorrain.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Vista di Parigi dal Louvre, 1835, olio su tela, cm 119×162, Rhode Island School of Design Museum, Providence
Simili raggi luminosi si trovano anche nella Vista di Saint-Pol-de-Léon, città della Bretagna che la pittrice raffigurò nel 1837. Qui torna la tipica nitidezza dei paesaggi classici, con l’albero in primo piano sul bordo della tela e un dettagliato skyline del centro abitato sullo sfondo. Ma la dolcezza del cielo nuvoloso ammanta la scena di un palpitante senso di armonia con la natura.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Veduta di Saint-Pol-de-Léon, 1837, olio su carta, Musée des Beaux-Arts de Quimper
Oltre alla Francia, Sarazin de Belmont dipinse anche in Germania e in Svizzera, ma il grosso della sua produzione riguarda l’Italia, il Paese tanto amato dove l’artista visse e lavorò tra il 1824 e il 1826 e di nuovo tra il 1841 e il 1865.
Tra le prime opere italiane alcune vedute imperdibili per artisti e viaggiatori del Grand Tour, come la cascate di Tivoli, dipinte nel 1826. La maestosa visione è colta dal basso, dalla valle dell’Inferno, e include in alto a destra anche il Tempio di Vesta. Si tratta di un tipico paesaggio romantico, che unisce storia e natura in un insieme allo stesso tempo sublime e pittoresco.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Le cascate di Tivoli, 1826, olio su carta montata su tela, cm 72×42, Fine Arts Museum of San Francisco
La stessa fusione tra classicità e paesaggio viene ritrovata dalla pittrice in Sicilia, terra che attraversò in lungo e in largo, e in particolare presso il teatro greco-romano di Taormina. Quella veduta, con la cavea ricoperta d’erba e il vulcano che svetta sopra la scenae frons, era talmente attraente che Sarazin de Belmont la raffigurò due volte, nel 1825 e nel 1828.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Il teatro romano, Taormina, 1825, olio su carta montato su tavola, cm 41×57, Metropolitan Museum, New York
I due dipinti differiscono per pochi dettagli e per il denso pennacchio di fumo che sale dall’Etna nella seconda veduta.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Il teatro romano di Taormina, 1828, olio su carta montato su tela, cm 43×59, National Gallery of Art, Washington DC
Sempre in Sicilia, nel corso della prima permanenza italiana, la pittrice ha raffigurato le costruzioni sul Monte di San Giuliano, a Erice (il castello di Venere e il castello del Balio).
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Vista del Castello di San Giuliano, vicino Trapani, Sicilia, 1824-1826, olio su tela, cm 23×30, National Gallery of Art, Washington DC
Quella veduta, successivamente arricchita della Torretta Pèpoli (1872-1880), è ancora oggi un vero incanto.
Alla seconda permanenza in Italia, durata ben 24 anni, appartengono opere come la vista di Roma da Monte Mario, un tipico paesaggio classico con il cupolone sullo sfondo e una donna in primo piano seduta presso un’erma femminile e un sarcofago romano.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Roma, vista da Monte Mario, 1842-1859, olio su tela, cm 140×198, Musée des Augustins, Toulouse
Composizioni simili sono state dedicate dalla pittrice anche al panorama di Firenze da San Miniato…
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Firenze, vista da San Miniato, 1842-1859, olio su tela, cm 140×198, Chambre de Commerce de Toulouse
… e a quello di Posillipo da Napoli. Questo, in particolare, è un’anticipazione della tipica cartolina partenopea, con i pini a destra e il Vesuvio sullo sfondo.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Napoli, vista di Posillipo, 1842, olio su tela, cm 139×197, Muséè des Augustins, Toulouse
Tra l’enorme mole di dipinti italiani c’è anche qualche bozzetto incompiuto che svela il processo artistico di Louise-Joséphine. Questo, un cui spicca una bella cupola argentea, è uno di quelli.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Vista di una città italiana, s.d., olio su tela, montato su carta, cm 11×18, Metropolitan Museum, New York
Per finanziare il suo stile di vita da artista itinerante, Sarazin de Belmont organizzò a Parigi delle aste personali delle sue opere, che si tennero nel 1829, 1839 e 1859. Fu la prima artista donna a farlo.Inoltre, a differenza dei primi pittori en plein air, vendette sia i paesaggi finiti sia gli studi a olio, anche se questi furono probabilmente ritoccati in studio. È il caso, per esempio, di questa veduta dipinta dall’interno di una grotta, iniziata sul posto e completata con alcune aggiunte successive, come la vegetazione pendente. La scelta di collocare l’osservatore all’interno della grotta crea un effetto-finestra che incornicia la vista sulle montagne lontane.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Grotta in paesaggio roccioso, s.d., olio su carta montato su tela, cm 42×57, Collezione privata
Non paga della sua attività di pittrice, Sarazin de Belmont si dedicò fin dall’inizio anche alla litografia, tecnica che le consentiva di produrre numerose copie della stessa immagine e quindi di poter diffondere maggiormente il suo lavoro. Ai Pirenei, in particolare, dedicò un’intera pubblicazione a stampa intitolata Album des Pyrénées.
Con la sua lunga carriera artistica – si spense a Parigi nel 1870, all’età di 80 anni – Sarazin de Belmont ha aperto la strada alle pittrici di paesaggio dell’Ottocento. È sepolta al cimitero di Montparnasse assieme a Carmela Bucalo Vinciguerra, la compagna siciliana conosciuta a Taormina da cui la pittrice non si separò mai. Le sue opere si trovano oggi nei più importanti musei d’Europa e Stati Uniti.