Docenti umiliati e offesi
Come ognuno può constatare, il prestigio della classe docente è andato sempre diminuendo in questi ultimi decenni. Tutto è cominciato con il ’68 e il rifiuto della disciplina, per proseguire poi con la politica fallimentare verso la scuola adottata da tutti i governi, di sinistra o di destra che fossero. La china, già molto pendente, è addirittura precipitata negli ultimi anni, e da questo punto di vista sono ben contento di essere in pensione, per non dovermi confrontare con una realtà sempre più difficile e logorante, sia fisicamente che soprattutto psicologicamente.
Anche quando insegnavo ciò che mi infastidiva di più non era tanto il problema economico (gli stipendi sono bassi, si sa, ma ciò era noto fin da prima di intraprendere la professione) quanto la scarsa considerazione sociale alla quale eravamo soggetti: quando parlavo con qualche amico d’infanzia, che aveva scelto altre strade, mi accorgevo da certi discorsi e certi risolini beffardi che non considerava l’insegnamento una “cosa seria”, ma quasi un gioco, un passatempo, se non delle chiacchiere a vuoto. Questa, secondo me, è una delle ragioni dell’immane decadenza della figura del docente; e benché in televisione molti politici lodino a parole la categoria per l’impegno e i sacrifici compiuti, di fatto l’opinione pubblica continua a non riconoscere, per ignoranza o malvolenza, l’importanza di questa professione, oltre a ripetere i soliti stupidi luoghi comuni come le 18 ore settimanali, i tre mesi di vacanza ecc.
Un’altra causa dell’inarrestabile perdita di prestigio dei docenti è la legislazione scolastica esistente. Gli alunni vengono blanditi da tutti, hanno tutti i diritti e nessun dovere; tutto è loro dovuto, la promozione è concepita come un diritto inalienabile, non come la giusta conseguenza di una preparazione ottenuta; coloro che non ce la farebbero per ignoranza, disimpegno o incapacità trovano comunque scorciatoie per superare l’ostacolo, magari facendosi dichiarare BES o DSA (cioè alunni con problemi o difficoltà specifiche) e ottenendo così programmi ridotti e facilitati. E la norma sarebbe parzialmente giustificata se effettivamente questi alunni presentassero gravi problemi, ma nella fattispecie non è così, o almeno non lo è sempre: basta avere i genitori separati ad esempio, o un parente malato o una depressione dovuta all’essere stati lasciati dalla ragazza o dal ragazzo per essere dichiarati BES e ottenere le facilitazioni. Ai tempi miei non esisteva nulla di tutto ciò: o studiavi e ottenevi risultati o venivi bocciato, senza se e senza ma. Poi, se qualcuno nonostante tutto riesce a farsi bocciare, c’è sempre il TAR (tribunale amministrativo regionale) che, senza intendersi affatto di scuola e senza conoscere l’alunno, si attacca a cavilli formali e promuove così autentici asini calzati e vestiti. E i prof. ovviamente ci fanno la figura degli sciocchi e degli incapaci. In queste condizioni, come possono ricevere considerazione sociale persone che hanno sempre torto e sono costrette a piegare la testa di fronte alle prepotenze di alunni, genitori e legulei?
Gli ultimi eventi verificatisi dimostrano la veridicità delle mie affermazioni. A Napoli un docente è stato picchiato selvaggiamente solo per aver richiamato all’ordine una classe indisciplinata; e quel che è più grave, secondo me, non è il fatto in sé ma ciò che ci sta dietro, l’idea cioè secondo cui un professore è un rifiuto sociale a cui chiunque può fare impunemente violenza verbale e anche fisica, senza che ci siano norme adeguate a difenderlo. Gli stessi organi di informazione mostrano sotto traccia (ma neanche tanto) un’avversione preconcetta contro la classe docente, una sorta di rabbia che sfogano non appena qualcosa gliene offre il pretesto: oltre a giustificare sempre e comunque gli studenti anche quando compiono veri e propri reati (l’occupazione di una scuola è interruzione di pubblico servizio), non perdono occasione per accanirsi contro gli insegnanti: è questo il caso della collega di Roma che ha giustamente ripreso un’alunna vestita in modo del tutto inadeguato ad un ambiente come quello scolastico, che dovrebbe avere un certo decoro. Anziché biasimare la ragazzina e la madre che la manda a scuola vestita a quel modo, tutti si sono scagliati contro la docente solo perché avrebbe usato un linguaggio improprio, auspicandone addirittura una punizione esemplare. E’ il mondo che va alla rovescia: il professore, da cui si pretende che sia anche un educatore, non ha più il diritto di riprendere gli alunni, altrimenti rischia di esser messo alla gogna, mentre gli studenti (poverini!) vengono consolati contro il cattivone che li ha offesi. Guarda a che punto siamo arrivati! Per questo io non consiglierei più ad un giovane di intraprendere questa professione, che sarebbe la più bella del mondo se i docenti ricevessero il rispetto che meritano, il riconoscimento per il difficile lavoro che svolgono (specie in questi due anni di pandemia) e si pretendesse da loro soltanto un’adeguata preparazione nelle discipline e un corretto metodo di insegnamento, non la promozione degli asini e la sopportazione silenziosa di alunni e genitori maleducati e spesso persino violenti.
Temo che ormai questa situazione sia irreversibile, perché la demagogia imperante nel nostro Paese, dove la democrazia viene identificata con la più sfacciata libertà di fare ciò che si vuole senza rispettare alcuna regola, non vuole alcun cambiamento; anzi, ogni governo che si succede peggiora ancora la condizione dei docenti, con leggi sempre più permissive e facilitanti per gli alunni e con impegni burocratici crescenti e quasi sempre inutili. Se ci fosse la volontà, i rimedi ci sarebbero, basterebbe usare il pugno duro che il certi casi è l’unico che funziona: abolire il garantismo dei ricorsi al TAR ad esempio, perché il giudizio di un consiglio di classe dovrebbe essere inappellabile, eliminare le false certificazioni di difficoltà individuali inesistenti, imbastire procedimenti penali contro i genitori violenti che portino alla galera e provvedimenti disciplinari nei confronti degli alunni, che arrivino fino alla perdita dell’anno scolastico senza appello. Blandire gli studenti – cosa che fanno tutti, dai politici ai giornalisti – non serve a farli crescere umanamente e socialmente; anzi, togliere loro tutti gli ostacoli e le difficoltà con l’assurdo buonismo che vediamo ogni giorno finisce per danneggiarli, per trasformarli in bamboccioni inerti che non sapranno mai difendersi dai problemi che prima o poi incontreranno nel corso della loro vita. E poi c’è un’altra conseguenza di questo andazzo, ancor più grave: la diffusione dell’ignoranza e dell’analfabetismo funzionale, direttamente proporzionale alla banalità degli studi ed al sempre crescente numero delle valutazioni e delle promozioni immeritate.
Continua la lettura su: https://profrossi.wordpress.com/2022/02/21/docenti-umiliati-e-offesi/ Autore del post: Prof Rossi Didattica Fonte: https://profrossi.wordpress.com