Improvvisare o progettare?
ARTICOLO SCRITTO DA: SILVIA FERRARI, FORMATRICE SCUOLA OLTRE
Improvvisare o progettare?
La classe è il luogo in cui il percorso di insegnamento-apprendimento si concretizza con attività, idee, azioni coinvolgenti, lavori di gruppo, compiti di realtà, uso del digitale, socializzazione, acquisizione delle competenze. Per arrivare a tutto questo, occorre avere le idee chiare e progettare il percorso per gli alunni e le alunne, usando i riferimenti didattici formali e informali per apprendere. La scuola è il luogo in cui si focalizza il raggiungimento delle competenze, ma è possibile acquisirle anche in ambienti non formali. Se sì, dove? Nella quotidianità, in famiglia, nel gioco tra amici, ad esempio quando si gioca a nascondino e si conta in successione, quando si gioca a pallavolo e ci sono degli schemi da rispettare, quando si gioca a carte e si elaborano strategie per riuscire a totalizzare più punti.
A scuola, il percorso viene tracciato in unità di apprendimento (UDA) che servono all’insegnante per definire alcuni obiettivi da raggiungere, ma nella parte delle attività ci si può sbizzarrire e far emergere la creatività di tutti. Questo significa che è fondamentale avere un progetto da seguire, ma possono esserci molte improvvisazioni perché gli alunni grazie all’apprendimento non formale possono arricchire la vita scolastica con attività creative e idee alla portata di tutti. Ad esempio, una classica unità dedicata a una stagione dell’anno come l’autunno, trova spunti concreti nelle azioni di ricerca di foglie, frutti, cibi che possono essere toccati, portati in classe, osservati, trasformati. Una semplice foglia può diventare un viso, una mano, una casa, un cestino di castagne può trasformarsi in un sentiero di rocce, una fetta di zucca può essere usata come stampo per dipingere. La vita quotidiana entra in classe cambiando prospettiva dell’unità di apprendimento, che prende movimento e danza con colori e ritmi unici. Progettare attività creative, implica necessariamente coinvolgere l’aspetto informale dell’apprendimento. Per raccogliere dieci foglie con i colori autunnali, gli alunni dovranno uscire di casa, seguire un percorso, cercare, accettare suggerimenti dai genitori presenti, ricordare l’attività che andranno a creare. Una volta in classe, l’insegnante cercherà di far raggiungere gli obiettivi stabiliti grazie alle conoscenze e abilità degli alunni/e, maturate anche all’esterno della scuola (Amo – metodo, Silvia Ferrari, www.silviastrocche.it).
Come già sosteneva Maria Montessori (1870 – 1952) le competenze che verranno acquisite, racchiuderanno contenuti didattici, ma anche esperienze personali da raccontare, vivere e ricreare. E se poi si lasciasse la parola agli alunni per dar vita ad altre attività? Nulla di più semplice e di più adatto o di più coinvolgente.
In quel momento, la progettazione e l’improvvisazione si fondono, dando origine a nuovi percorsi, nuove emozioni, nuovi legami. Gli alunni diventerebbero così i veri protagonisti del percorso di apprendimento, guidati dall’insegnante capace di cogliere ogni aspetto come un valore aggiunto. Ogni è una parola che avvolge, riscalda, avvicina, si sente il calore del lavorare insieme. Ogni racchiude il bello della scuola, la fatica e la consapevolezza che progettando e inventando, si possono vivere esperienze uniche e di grande valore affettivo, sociale e culturale. Ogni ci fa sentire sempre al posto giusto, nel momento giusto, a scuola, come giusto che sia!
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