A proposito di teste ben fatte

Il problema di formare teste ben fatte piuttosto che teste ben piene e l’analogia con l’hardware e il software.

Una nota di Salvatore Venticinque, dell’Università Vanvitelli della Campania, pubblicata dal Periodico di Matematiche qualche anno fa, si rivela particolarmente attuale per molti temi in discussione: dalla riduzione a 4 anni dei percorsi di scuola superiore alla fiducia dei giovani nello studio e nella formazione assicurata dalla scuola. La nota si ripropone dunque per i lettori di Matmedia come particolarmente utile.

Nell’Editoriale di questo fascicolo il punto relativo a ciò che trasloca dalla testa di carne alla testa di silicio merita una riflessione.

In Informatica esiste un problema di co-design: cosa realizzare in hardware e cosa in software. È un problema con cui si scontrò già Turing, il quale voleva in hardware solo gli “assiomi” della sua macchina, e tutto il resto [dei teoremi] realizzato in software. I neuroni in hardware, e il pensiero in software.
Non gli fu possibile per un problema di prestazioni. Il Matematico dovette concedere qualcosa all’Ingegnere: ancora oggi nel co-design il compromesso è costo/prestazioni. Traslocare funzionalità in hardware significa maggior costo, ma migliori prestazioni. Purtroppo un software fatto male spreca tutte le risorse hardware. Le prestazioni si migliorano anche sviluppando un miglior software, che sappia utilizzare al meglio l’hardware, … e anche questo ha un suo costo.
Secondo me si deve far capire ai ragazzi che bisogna essere disposti a spendere di più, e bisogna insegnare loro come spendere. Soprattutto bisogna far capire perché ne vale la pena, e perché è necessario: altrimenti le prestazioni non arriveranno.
La soluzione è semplice: devono imparare a usare bene la testa in silicio, come in passato hanno usato le tabelline e poi la calcolatrice, per poter far meglio le solite cose.
Il problema è che i giovani hanno avuto e continuano a ricevere cattivi esempi. Non credono che quello che gli viene richiesto di studiare serva ad aumentare le loro prestazioni. Nessuno glielo garantisce, nessuno più glielo dimostra. Siccome oggi, sempre più spesso, non si è in grado di dimostrarlo, e poiché ormai molti di noi neppure ci credono, si chiede ai ragazzi sempre meno.
… e poi si riducono gli anni di liceo da 5 a 4!Salvatore Venticinque, Periodico di Matematiche 3/2017

Related Articles