Guerra fuori e dentro di noi
E’ dal febbraio 2020, da oltre due anni, che il nostro equilibrio psichico è messo duramente alla prova: prima la pandemia con il lockdown e tutto il resto fino alle polemiche su vaccini e green-pass e poi, quando la situazione sanitaria non si è ancora normalizzata, ecco che scoppia una guerra in Europa che potrebbe avere anche per noi esiti disastrosi. In queste condizioni il senso di insicurezza, di preoccupazione, di smarrimento di fronte alla realtà circostante aumenta a dismisura e provoca in molti turbamenti e patologie psichiche dalle conseguenze imprevedibili. Una cosa comunque è certa: che in questi due anni abbiamo imparato che lo stato di benessere economico e di tranquillità sociale in cui l’Europa viveva da oltre 70 anni non è eterno, né un diritto acquisito, ma uno stato di cose che può finire da un momento all’altro riportandoci indietro di decenni o di secoli, ai tempi di cui ci parlavano i nostri genitori e i nostri nonni, quando la vita era molto più difficile rispetto a quella che abbiamo vissuto noi ed i nostri figli.
Sul Covid ho già detto abbastanza, soprattutto sul lockdown disumano imposto dal governo Conte, che non sono mai riuscito ad accettare ed a giustificare e da cui ho avuto danni psichici di non poco conto. Vorrei invece esprimere qui, in base a quel poco che sono riuscito a comprendere, un’opinione sulla nefasta guerra che si sta combattendo tra Russia e Ucraina. Non è agevole farlo in modo oggettivo, poiché sono convinto che l’informazione che riceviamo da TV, giornali e social non sia obiettiva né esauriente; e ciò non solo perché in guerra ciascuna delle parti riferisce i fatti a modo proprio e abbondano le accuse reciproche per cui l’osservatore esterno fa molta fatica a capire quale sia la verità, ma anche perché il nostro Paese, per bocca del capo del governo e di tutti i partiti che sostengono il governo stesso, ha preso una posizione netta e inappellabile e si è allineato supinamente a quella degli USA e della NATO, condizionando in tal senso tutti o quasi gli organi di informazione. Non si tratta, da parte mia, di complottismo, ma di voler cercare di capire la realtà senza accettare passivamente la versione ufficiale che ci viene propinata dall’alto: del resto, a causa del mio carattere problematico e diffidente, io non ho mai assimilato pensieri altrui, di qualunque tipo, senza metterli in discussione e tentare di formare un pensiero mio personale, anche molto prima della guerra e della pandemia.
Entrando in argomento, non ho difficoltà ad ammettere che Putin sia un dittatore e che la guerra avrebbe potuto e dovuto essere evitata, perché nel XXI secolo la ragione e la volontà di pace dovrebbero prevalere sulla brutale logica delle armi; quindi, a parer mio, l’invasione di uno Stato sovrano non è in alcun caso giustificabile, neanche se il governo ucraino fosse veramente formato da neonazisti, né per alcun altro motivo. Una volta detto questo, però, io resto convinto del fatto che quando c’è uno scontro – che sia tra due persone, due gruppi o due nazioni – la ragione e il diritto non stanno mai da una parte sola; pur nella condanna dell’invasione, dunque, io credo che anche gli ucraini abbiano le loro colpe, e che il loro presidente Zelensky non sia affatto un eroe ma un guerrafondaio alla pari del suo omonimo russo. La pretesa di quest’uomo che tutto il mondo si schieri dalla sua parte e intervenga direttamente nel conflitto a rischio di una catastrofe atomica da cui nessuno si salverebbe è semplicemente assurda: non può chiedere a noi occidentali di morire per l’Ucraina, anche perché ciò non è mai avvenuto quando gli USA hanno invaso l’Iraq o l’Afghanistan. Pensi piuttosto agli errori che ha commesso lui e a quelli che commette ancora con questo atteggiamento vittimistico, di fronte a una situazione che anche lui ha contribuito a determinare; cerchi piuttosto un accordo con l’avversario russo, si faccia da parte se necessario, ma senza coinvolgere noi in una guerra che non è nostra. La smetta di chiedere che il suo Paese entri nella NATO, perché Putin non può tollerare di avere i missili a testata atomica a poche centinaia di chilometri da Mosca. L’Ucraina deve diventare un paese neutrale e non mettersi al servizio degli americani, perché ciò potrebbe comportare per tutto il mondo il rischio di essere trascinati in una catastrofe senza uscita.
Quanto all’atteggiamento dell’Italia, sono veramente indignato per le idiozie come il tentativo di abolizione del corso universitario su Dostoevskij o il licenziamento del direttore d’orchestra russo. Colpire singole persone, prendersela addirittura con uno scrittore morto da oltre un secolo solo perché russo, è cosa che solo degli imbecilli possono concepire. Ma assurda è anche l’applicazione di sanzioni contro persone che non c’entrano direttamente con la guerra: quale fondamento giuridico può avere mai la confisca dei beni di una persona solo perché appartenente ad una data nazionalità? A me sembra un’azione del tutto ingiustificata. Ma anche le sanzioni generali contro la Russia sono un’idiozia, perché faranno molto più male a noi, con la dipendenza energetica che abbiamo dall’estero e il debito pubblico alle stelle, che non al paese cui sono destinate. Già le sanzioni in generale non hanno mai ottenuto risultati nella storia, ma queste di adesso sono ancora più stupide e inutili, perché si ritorceranno pesantemente contro di noi quando ci mancheranno il gas, il petrolio e le materie prime cui non possiamo rinunciare e la nostra economia, già traballante, andrà a rotoli. Sbagliatissimo io ritengo anche l’invio di armi e materiali militari all’esercito ucraino, che servirà solo a fomentare la guerra ed a prolungare le inutili sofferenze di quel popolo, oltre a collocarci tra i paesi ostili alla Russia, cosa di cui non credo possa provenirci alcun vantaggio, anzi… Tutto ciò mi sembra una forma di masochismo del tutto privo di logica, atto a dimostrare che noi italiani siamo i primi a farci del male, ad agire nell’interesse altrui e non nel nostro. E invece io penso – anche se ciò può sembrare cinico – che dovremmo pensare prima a noi stessi e poi agli altri, perché così fanno tutti gli altri Paesi europei, compresi la Francia e la Germania che non hanno applicato integralmente le sanzioni come abbiamo fatto noi.
Il dovere dell’Italia e dell’Europa in questa circostanza si dovrebbe ridurre a due punti essenziali: l’assistenza umanitaria ai profughi e le iniziative diplomatiche per costruire negoziati di pace e far cessare questa guerra. Ma al di là di questo non si può chiedere di più a chi con questa situazione non c’entra nulla e nulla ha fatto per provocarla, a meno che non si voglia dire che le responsabilità della NATO siano anche nostre, visto che ne facciamo parte. Forse lo sono, ma in parte minima e infinitesimale, perché in confronto a quello degli USA e di altre nazioni il nostro peso decisionale è forse dello 0,01%.
Questa è la mia opinione, e ci tengo ad esprimerla anche se so che molti non la condividono. Mi conforta solo il fatto che il mio blog è casa mia e nessuno può cacciarmi o sospendermi l’account, come fa Facebook quando qualcuno osa esprimere un’opinione non perfettamente coincidente con il pensiero unico del “politicamente corretto”
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