Atlante delle emozioni

ARTICOLO SCRITTO DA: ANNA ABBATE FORMATRICE SCUOLA OLTRE

ATLANTE DELLE EMOZIONI

Avevo già trattato circa un anno fa dell’importanza di educare alle emozioni in ambito scolastico. Vorrei riprendere questo tema che tanto mi sta a cuore e che sento impellente sempre più, visto gli scenari attuali che stiamo attraversando.

Se da un anno è stata introdotta l’educazione civica come materia trasversale a tutte le altre materie curriculari, lo stesso potrebbe accadere a breve per l’insegnamento delle emozioni.

Lo scorso anno è stata proposta la Legge n. 2782, presentata su iniziativa dell’On. Maria Teresa Bellucci dal titolo Disposizioni in materia di insegnamento sperimentale dell’educazione all’intelligenza emotiva nelle scuole di ogni ordine e grado.

Se attraverso e per mezzo dell’educazione civica oggi ci proponiamo di stimolare i nostri giovani a diventare cittadini consapevoli, maturi, preparati alle sfide che la vita adulta impone, d’altra parte non è più possibile tralasciare l’aspetto emozionale, l’educazione al conoscere, saper gestire e descrivere ciò che si prova.

Andare alla scoperta delle emozioni permette di conoscerle, e la comprensione del linguaggio emozionale insegna a saperle verbalizzare per farsi comprendere, dando all’individuo uno strumento potente per essere in grado di prevenire o anche risolvere eventuali conflitti.

Lavorando quotidianamente con bambine/i e adolescenti, osservo con preoccupazione crescente quanto disagio emotivo manifestino soprattutto i giovani adolescenti. Sono sempre più chiusi in sé stessi, incapaci di descrivere e di riconoscere cosa sentono, insicuri e fragili.

Indubbiamente l’adolescenza rappresenta e ha sempre rappresentato un periodo particolare, delicato e pregno di stati d’animo e sbalzi d’umore variegati.

Rispetto agli anni passati, gli adolescenti di oggi risentono di profonda insicurezza e poca autostima.

Trascorrendo gran parte del loro tempo sui social media, quel bisogno d’identificazione tipico dell’età adolescenziale, che un tempo veniva cercato nel gruppo di amici e amiche sotto casa, oggi viene trasferito su youtuber, fashion blogger e modelle. S’inseguono mode e modi di fare che circolano nel WEB, si emulano balletti, mosse e smorfie perdendo di vista la propria personalità, ancora in evoluzione e che si sta definendo. L’approvazione dei social attraverso i like è spesso deleteria sulla formazione della propria sicurezza.

L’adolescente di oggi non si confronta più di persona con un gruppo limitato di coetanei, ma si espone e si mette in una vetrina virtuale, da dove possono arrivare commenti e apprezzamenti negativi anche da sconosciuti, che ledono profondamente la sicurezza e l’autostima del giovane.

Ecco perché ritengo che la vera sfida che la scuola si deve porre oggi sia l’introduzione dell’educazione emotiva come materia didattica alla stregua di tutte le altre discipline, se non addirittura al di sopra di esse. Osservando la generazione dei nativi digitali possiamo facilmente notare che si muovono con istintiva destrezza nell’ambito tecnologico ma al contempo presentano quello che che Lucas Malaisi, autore de Modo creativo: Educacion emocional de jovenes y adultos, definisce un vero e proprio analfabetismo emotivo. Depressione, violenza, uso di droghe, abbandono scolastico, patologie psicologiche che si manifestano sotto forma di anoressia o bulimia: queste sono solo alcune delle conseguenze concrete e manifeste soprattutto evidenti laddove non vi sia una conoscenza della sfera emozionale e non vi sia una capacità di gestire il proprio sentire.

Ciascuna nostra azione è mossa dalle emozioni che a loro volta sono il prodotto dei nostri pensieri. Sapersi ascoltare, essere in grado di controllare i nostri stati emotivi fin da giovani, perché educati a riconoscere e identificare i propri stati d’animo, permette di saper affrontare poi nel corso della vita i problemi, gli insuccessi e i fallimenti.

Lo psicologo Malaisi, presidente della Fundación Educación Emocional, da anni lavora e si batte affinché sia definita in Sud America una legge che introduca nelle scuole l’educazione emotiva: nel 2016 la provincia di Corrientes e l’anno successivo Misiones in Argentina hanno fatto proprio questo disegno di legge.

Malaisi spiega che un giovane che vive un malessere emotivo non possa essere nello stato idoneo per apprendere. Prima di occuparsi quindi degli aspetti pedagogici ci si dovrebbe occupare di quelli emotivi dei nostri alunni. Solo dinanzi a studenti emotivamente equilibrati sarà possibile poi lavorare sull’apprendimento nozionistico e molto altro.

L’intelligenza emotiva, tradotta in comprensione e capacità di gestione delle emozioni, è un elemento essenziale per il successo.

L’intelligenza emotiva se stimolata e valorizzata nel corso dello sviluppo condurrà a divenire un adulto consapevole di sé, motivato/a, capace di autoregolarsi, empatico/a e disponibile a relazionarsi.

Lavorare sulle emozioni da subito con i bambini/e dai 3 ai 6 anni è essenziale.

Il linguaggio non verbale deve far parte del “gioco” con i bambini da subito, per entrare in contatto diretto con loro empaticamente, come la mamma lo fa con il proprio neonato, laddove la comunicazione è puro istinto.

Ma per poter lavorare sulle emozioni e comunicare nel giusto modo ai nostri giovani adulti, dobbiamo noi per primi, insegnanti, saper elaborare, sentire e ascoltare la nostra emozionalità interiore. Dobbiamo essere pronti a esporci emotivamente con loro, mettendo in gioco il nostro sentire, per aprirci all’altro. Solo attraverso uno scambio comunicativo basato sull’empatia potremo far sì che i giovani acquisiscano le proprie competenze emozionali.

Solo parlando a loro con il cuore, con sincerità, loro si sentiranno capiti, accolti, ascoltati e si apriranno a loro volta per farci conoscere la loro sfera emozionale.

A mio dire, nell’ambito dell’educazione emotiva entra in gioco anche lo yoga educativo, che conduce il bambino e la bambina a conoscersi attraverso semplici esercizi di respirazione, la base per controllare le proprie emozioni. Con studenti più grandi può essere interessante introdurre poco a poco qualche esperienza di meditazione proprio per dar loro strumenti utili di autocontrollo e risoluzione di stati emotivi turbativi.

Gli spunti su cui lavorare sono innumerevoli. Noi docenti possiamo adottare libri, albi illustrati che trattano di emozioni, film, e molto altro ancora.

Uno strumento versatile e assai utile per improntare un lavoro è la versione italiana de L’Atlante delle emozioni, progetto immaginato dal Dalai Lama come una “una mappa delle nostre emozioni per sviluppare una mente calma” e realizzato poi grazie alla collaborazione con il Dr. Paul Ekman

http://atlasofemotions.org/#introduction/

Abbiamo la fortuna di lavorare nella scuola, luogo dove piccoli e grandi intrecciano relazioni e dove fioriscono amicizie. Per questo non possiamo prescindere dall’insegnare come interpretare le emozioni e cosa si prova relazionandosi con gli altri.

Insegnare ad ascoltarsi e a riconoscere non solo le proprie emozioni ma anche quelle dei propri compagni e compagne permetterà di apprendere il rispetto in modo naturale, crescendo come adulti sensibili, attenti, dotati di un profondo senso civico.

“Una persona con pensieri gentili non potrà mai essere brutta. Potrà avere il naso bitorzoluto e la bocca storta e i denti di fuori ma, se ha pensieri gentili, questi le illumineranno il viso come raggi di sole, e apparirà sempre bella”. Roald Dahl

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