GLI SCHIAVI A ROMA
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Continua la lettura su: https://maestramile.altervista.org/gli-schiavi-a-roma/ Autore del post: Maestra Mile Maestra Mile Fonte: https://maestramile.altervista.org/
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Torna in libreria il libro di settore dedicato agli appassionati di distillati: Cyrille Mald, edita dalla casa editrice L’ippocampo, specializzata nella pubblicazione di volumi illustrati di pregio dedicati a lifestyle, gourmet, arte, design e moda.
Oltre che di whisky, Cyrille Mald è uno dei maggiori esperti al mondo di rum. È responsabile delle degustazioni presso la rivista di settore Rumporter nonché presidente di Rum Intelligence, la società organizzatrice dell’International Sugarcane Spirits Awards. Rum e altri distillati di canna da zucchero esplicita le 450 sfumature di aromi scientificamente identificate, raggruppate in 12 famiglie (Ruota degli aromi). Il libro ci invita a un giro del mondo che abbraccia ben 91 paesi e presenta le distillerie più celebri, le aree geografiche e gli itinerari di visita, senza tralasciare alcun paese produttore. Grazie a 14 cartine, si conferma anche come uno degli atlanti dedicati al rum più completi di sempre.
L’acquisto del libro può essere effettuato direttamente dall’E-Commerce on line di Ippocampo Edizioni , cliccando qui
Riportiamo di seguito un piccolo estratto della rivista, dove troverete anche mappe geografiche a colori
LA DIFFUSIONE DELLA CANNA DA ZUCCHERO IN ORIENTE
7000 a.C. Negli orti dell’attuale Nuova Guinea, in Melanesia, compaiono le prime coltivazioni di Saccharumrobustum, specie selvatica all’origine della famiglia insulare della canna da zucchero (Poaceæ), di cui fa parte la varietà naturale S. officinarum (canna nobile). La canna da zucchero poi si diffonde in Oceania e in Asia, dove S. officinarum e S. spontaneum (specie selvatica continentale originaria dell’Asia orientale) si incrociano naturalmente dando inizio a due nuove varietà: in Cina a S. sinense e in India a S. barberi, adattata alla coltivazione dello zucchero.
6000 a.C. In Cina nascono le prime tecniche di estrazione dello zucchero.
4000 a.C. Nell’Alta Mesopotamia viene usata la distillazione di soluzione acquosa per ottenere oli essenziali. Il principio è quello di utilizzare il vapore per rompere le cellule vegetali e liberare alcuni composti odorosi.
2000 a.C. Nella regione del Bengala, in India, vengono sviluppate le prime tecniche di cristallizzazione dello zucchero (dal sanscrito sarkara, che significa “sabbia dolce”).
VI secolo a.C. I Persiani dell’impero achemenide importano dall’India la coltivazione della canna da zucchero e le sue tecniche di estrazione.
IV secolo a.C. Alessandro Magno sconfigge l’impero achemenide e conquista l’intera Persia. I Greci apprendono la coltivazione della canna da zucchero e la diffondono nel Vicino Oriente.
III secolo a.C. Zosimo di Panopoli descrive alcuni apparecchi presenti in un tempio di Menfi (Egitto). Il loro recipiente superiore, dotato di tubi orientati verso il basso, permette il deflusso del liquido condensato nei contenitori laterali. Zosimo distingue gli alambicchi a due (dibicos) e a tre becchi (tribicos). Le tecniche egizie sono riprese dai Greci (alambicco viene dal greco ambix: vaso) e poi dagli Arabi (al-ambiq indica l’apparecchio nel suo complesso).
VII secolo Grazie alla conquista araba le tecniche di estrazione dello zucchero si diffondono dal Vicino Oriente fino al Nord Africa, alla penisola iberica e alla Sicilia.
790 circa L’alchimista arabo Abu Musa JaˉbiribnHayyaˉn, meglio conosciuto come Geber, perfeziona alcuni processi chimici di base e gli impianti di distillazione, destinati in quel tempo alla sola preparazione di oli essenziali per idrodistillazione. Nello stesso periodo anche l’arabo al-Kindi (che documenta le tecniche di produzione di 107 essenze profumate) e il persiano al-Razi attingono alle conoscenze dell’antico Egitto per sviluppare i propri studi.
869-883 Gli schiavi Zanj, di origine africana, si rivoltano contro il califfato abbaside nel bacino di Bassora, nel sud dell’Iraq.
910 circa Il persiano al-Razi isola l’etanolo, utilizzandolo a scopo medico.
LA DIFFUSIONE DELLA CANNA DA ZUCCHERO NEL MONDO
1099 Nel corso della prima (1096-1099), della seconda (1147-1149) e della terza crociata (1189-1192) gli europei importano la canna da zucchero dal Vicino Oriente.
1130 Le scuole di medicina europee, in particolare quella di Salerno, fanno notevoli progressi nelle tecniche di distillazione. Magister Salernus fornisce la prima descrizione nota della distillazione alcolica frazionata, che consente di separare l’etanolo dall’acqua sfruttando le diverse soglie di evaporazione. In quel tempo l’acquavite viene utilizzata a scopo terapeutico: l’alcol permette infatti di conservare le piante e disinfettare le carni.
1144 L’inglese Roberto di Chester traduce dall’arabo Kitab al-Kimya (Libro di composizione alchemica) mentre, intorno al 1180, l’italiano Gherardo da Cremona traduce Kitab al-Sab’een (I Settanta Libri), entrambe opere di JaˉbiribnHayyaˉn.
1275-1285 A Bologna viene inventato il condensatore a serpentina, costantemente refrigerato da acqua fredda, che permette la condensazione dei vapori. L’italiano Teodorico Borgognoni e lo spagnolo Arnaldo da Villanova, professore di medicina alla scuola di Montpellier, lo utilizzano per sviluppare diverse tecniche di distillazione. Intorno al 1300 il secondo distilla l’acquavite (aquaardens) a partire da vini rossi invecchiati e trascrive queste ricerche nel suo Antidotarium: in particolare comprende che i composti attivi e odorosi dei vegetali macerati in questa “acqua ardente” si conservano e permettono di ottenere bevande alcoliche aromatizzate, di cui raccomanda l’uso a scopo terapeutico.
1302 I principi della distillazione, sviluppati nelle scuole di medicina di Salerno e Montpellier, si diffondono in tutta Europa.
1444 Il navigatore portoghese Dinis Dias penetra nella foce del fiume Senegal e raggiunge l’estremità occidentale dell’Africa, a cui dà il nome di Capo Verde. Su ordine del principe portoghese Enrico il Navigatore aggira le rotte commerciali controllate dagli Arabi, consentendo al suo Paese di accedere all’oro e alla tratta degli schiavi. Quattro anni dopo, il suo conterraneo AntãoGonçalves acquista 1000 schiavi neri e li deporta alle Azzorre e a Madera.
1450 La canna da zucchero viene introdotta a Madera. Per porre un freno alle crescenti razzie finalizzate alla tratta degli schiavi, nel 1458 Enrico il Navigatore favorisce le relazioni con i negrieri africani.
1483 Inizia la produzione di zucchero nelle isole Canarie.
1484 Nell’arcipelago di SãoTomé e Príncipe, nel golfo di Guinea, si comincia a coltivare la canna da zucchero.
1487 Il portoghese Bartolomeu Dias, figlio di Dinis, apre una nuova rotta verso l’India ed è il primo europeo a doppiare l’estremità meridionale dell’Africa (capo di Buona Speranza, capo Agulhas e baia di Algoa).
1493 Durante il suo secondo viaggio verso le Americhe, Cristoforo Colombo fa una sosta di due giorni presso l’isola di Gomera, alle Canarie, rifornendosi di talee di canna da zucchero da portare alle Antille.
1505 L’isola Hispaniola (oggi politicamente divisa tra Haiti e Repubblica Dominicana) avvia la produzione di zucchero. Circa 10.000 schiavi africani vengono deportati sia sull’isola che a Porto Rico e a Cuba, per impiegarli nelle piantagioni di canna da zucchero.
1506 Il portoghese Afonso de Albuquerque si impadronisce dell’arcipelago di Socotra, nel Mar Rosso, dell’isola di Hormuz (1507), allo sbocco del Golfo Persico – chiudendo così l’accesso all’oceano Indiano –, di Goa, in India (1510), e di Malacca (1511), sulla costa occidentale della penisola malese. Con la conquista delle Molucche, in Indonesia, il Portogallo ottiene il controllo sul commercio delle spezie.
1516 Le colonie organizzano le prime esportazioni di zucchero verso la Spagna.
1519 Il Messico avvia la produzione di zucchero.
1526 Il Portogallo comincia a importare zucchero dalla regione di Pernambuco, nel Nordeste brasiliano. La canna da zucchero viene introdotta da alcuni piantatori di Madera, per la maggior parte marrani, cioè ebrei portoghesi costretti a convertirsi al cristianesimo per scampare all’Inquisizione.
1532 Secondo l’antropologo brasiliano Luís da CâmaraCascudo viene distillata la prima cachaça in una piantagione di canna da zucchero di São Vicente, nello Stato di San Paolo. Altre fonti datano le prime distillazioni di cachaça verso il 1600, a Pernambuco.
1533 Il Perù avvia le prime piantagioni destinate alla produzione di zucchero, che iniziano a esportare intensamente vent’anni più tardi.
1560-1570 Dopo la scomparsa della manodopera amerindia, per la produzione dello zucchero nelle colonie brasiliane i portoghesi decidono di ricorrere alla tratta degli schiavi, di cui il porto di Rio de Janeiro diventa presto il centro più importante a livello mondiale, grazie al commercio diretto (cioè effettuato direttamente tra Europa e America) organizzato dall’Angola.
1575 In Brasile le colonie portoghesi contano 60 engenhos – aziende per la produzione di zucchero, comprendenti le piantagioni, la macina, i locali di riscaldamento e raffinazione, oltre alle abitazioni – tra Pernambuco e Bahia, che diventeranno 130 nel 1585 e 436 nel 1629, alcuni dei quali vicini a Rio de Janeiro.
1581 Viene istituita la repubblica delle Sette Province Unite, formatasi dopo la secessione delle province spagnole dei Paesi Bassi settentrionali.
1580-1585 La rivolta della Santidade de Jaguaripe, guidata da schiavi amerindi, africani e meticci della baia di Todosos Santos, nello Stato di Bahia, si trasforma in movimento millenarista. Viene soffocata dall’Inquisizione nel 1592.
1595 Ottenere un alcol concentrato attraverso la distillazione di soluzioni alcoliche continua a presentare alcune difficoltà. Tuttavia la messa a punto della doppia distillazione e il miglioramento delle condensazioni graduate, delle serpentine refrigeranti (come sistemi di raffreddamento ad acqua) e del collo di cigno consentono in tutta Europa di aumentare la qualità delle acquaviti. Nel XVI secolo gli olandesi sviluppano la distillazione dei vini della Charente e producono il brandewijn (letteralmente “vino ardente”), oggi noto con il nome di brandy.
1596 L’olandese Cornelis de Houtman inaugura una nuova rotta marittima che collega l’Europa all’Indonesia, facendo così concorrenza al monopolio portoghese del commercio delle spezie. È l’inizio dell’espansione olandese nel Sud-Est asiatico.
1602 Nasce la Compagnia olandese della Indie Orientali, che permette di finanziare spedizioni in Asia e Oceania passando per l’Africa e di creare avamposti commerciali. Nel corso del secolo diventerà la più importante compagnia privata del mondo. In Europa si intensificano gli scambi commerciali e gli olandesi importano nei Paesi nordici il vino di Bordeaux.
1608 I progressi tecnici della distillazione si diffondono grazie a due opere fondamentali: De distillatione (Libri IX, 1608) di Giambattista Della Porta, e The Art of Distillation (1651) di John French.
1619 Sull’isola di Giava gli olandesi si impadroniscono di Jayakarta (l’attuale Giacarta) e vi fondano Batavia. Qui scoprono i metodi cinesi per la distillazione della melassa fermentata, la cosiddetta arrack.
1621 Alla Compagnia olandese della Indie Occidentali si aggiunge la fondazione di diversi avamposti commerciali nelle Americhe, in particolare quello di Nieuw Amsterdam, sull’isola di Manhattan, che gli inglesi ribattezzeranno New York nel 1664.
1627 Barbados diventa la prima colonia britannica delle Antille e vi vengono trasferiti molti schiavi africani, destinati al lavoro nelle piantagioni.
1630 A seguito dell’intervento militare della Compagnia olandese delle Indie Occidentali, le isole del delta del Nordeste, la regione del Pernambuco e le città di Recife, Natal e Salvador passano sotto il controllo delle Province Unite, che prende così il controllo di tutta la produzione di zucchero di questa parte nordorientale del Brasile. Nello stesso periodo gli Stati Uniti iniziano a consumare rum.
1637 Il mercante olandese Pieter Blower avvia alcune piantagioni per la produzione dello zucchero a Barbados. Inizierà a produrre rum cinque anni dopo.
1639 La Compagnia francese delle Isole d’America concede a un certo Jean Faguet un privilegio decennale per la produzione di un’acquavite di canna a Saint-Christophe e in Martinica. È il primo riferimento a questo tipo di distillazione nelle Antille francesi.
1640 Durante le rivolte del Pernambuco alcuni coloni si rifugiano a Barbados e a Nieuw Amsterdam. La persecuzione degli ebrei luso-olandesi a partire dal 1650 e la riconquista portoghese delle terre del Nordeste nel 1654, dopo venticinque anni di presenza olandese, spingono 1200 piantatori delle Province Unite a stabilirsi nelle Antille francesi: 900 di loro, per la maggior parte di confessione ebraica, si spostano in Guadalupa.Nello stesso anno in Martinica vengono costruiti i primi stabilimenti per la produzione dello zucchero. Nella sua Histoire généraledesAntilleshabitées par les François (1667-1671), padre Jean-Baptiste Du Tertre descrive le fasi del processo produttivo del tafia, osservate durante il suo primo viaggio alle Antille francesi, tra il 1640 e il 1642.
1650 In un documento che elenca i beni della Three HousesPlantation, a Barbados, compare la più antica testimonianza scritta del termine rum. In precedenza gli anglosassoni avevano utilizzato rumbullion o kill-devil e i francesi tafia o guildive, a volte anche per indicare bevande piuttosto diverse l’una dall’altra.
1655 Gli inglesi invadono la Giamaica, colonia spagnola dal 1494. Per la prima volta i marinai della Royal Navy beneficiano di una razione quotidiana di rum, che progressivamente va sostituendo altri alcolici più delicati o più ingombranti da trasportare, per esempio la birra.
1656 Negli Stati Uniti lo Stato del Connecticut prende i primi provvedimenti contro l’abuso di rum. L’incremento nella sua produzione genera, verso il 1660, un aumento nella importazione di melassa. Le distillerie di Boston iniziano a produrre rum, che diventa l’alcol prediletto dai coloni facoltosi, finché, dopo la Dichiarazione di Indipendenza (1776), si interrompe il rifornimento di melassa da parte delle colonie britanniche.
1660 A Rio de Janeiro i carioca si ribellano contro la tassazione della cachaça. Nello stesso anno la canna da zucchero è introdotta nell’oceano Indiano, in primo luogo a Mauritius e alla Riunione. In queste isole compare il flangourin, un succo di canna fermentato.
1661 La corte generale di Boston stabilisce che la produzione di rum rappresenta un pericolo per la società.
1670 La Martinica conta 117 zuccherifici, che salgono a 450 nel 1767.
1671 Nasce la Compagnia danese delle Indie Occidentali (e della Guinea, a partire dal 1680) per lo sfruttamento delle Indie Occidentali danesi (le attuali Isole Vergini americane), che nel XVII e XVIII secolo si specializza nel cosiddetto “commercio triangolare”, scambiando schiavi africani con lo zucchero grezzo acquistato nel porto di Flensburgo (oggi in Germania). Tale centro diventa noto come “città del rum”, perché le sue raffinerie trasformano in rum lo sciroppo non cristallizzabile.
1672-1673 La Compagnia Reale Africana, costituita da Giacomo II d’Inghilterra nel 1672, la Compagnia del Senegal, creata da Luigi XIV nel 1673, e la Compagnia della Guinea, che si forma nel 1684 e che si fonderà con la precedente, dominano il commercio triangolare. In questo sistema di tratta negriera, gli schiavi africani vengono scambiati con le materie prime del Nuovo Mondo, compresi i prodotti legati allo zucchero, che sono importati e lavorati in Europa per poi scambiarli in Africa con altri prigionieri. Sono le piantagioni di canna da zucchero, dove la produzione di rum è ancora scarsa, a richiedere il maggiore afflusso di manodopera. Secondo l’economista Robert Fogel dell’università di Chicago, a esse viene destinato il 60-70% degli schiavi.
1685 Nel mese di marzo Luigi XIV promulga un editto reale in materia di pubblica sicurezza nelle isole dell’America francese, legiferando così sulla condizione degli schiavi nelle colonie. Fino al termine dell’Ancien Régime nuovi atti legislativi andranno a integrare il testo, il cui corpus prenderà il nome di Code noir [Codice nero]. Vi si trova anche il divieto di distribuire rum agli schiavi, ma è una disposizione che non sarà mai applicata.
1690 Il porto di Bristol annovera 379 importatori, proprietari di 55 velieri commerciali che scaricano nei magazzini sulle rive dell’Avon, vicino a Gropecunt Lane, i loro fusti di cognac e rum. Gli EarlyLanded sono immagazzinati nelle fredde e umide cantine che si estendono sotto la città e vengono affinati per sviluppare profili aromatici particolari. Nel 1993 John Barrett riprenderà lo stesso procedimento per invecchiare i pregiati rum dei Caraibi in una cava sotterranea di Wickwar. Gli importatori francesi non sono da meno, e con metodi analoghi fanno maturare centinaia di botti nei magazzini portuali dei moli di Le Havre, Nantes, La Rochelle, Bordeaux e Marsiglia.
1693 Il missionario Jean-Baptiste Labat compie il suo primo viaggio in Martinica e perfeziona il processo di distillazione del rum utilizzando alambicchi charentaispotstills.
1703 Un atto notarile documenta l’esistenza di un impianto di distillazione nel luogo in cui oggi si trova la distilleria Mount Gay, a Barbados, la più antica ancora in attività.
1713 Una dichiarazione reale del 1713 vieta l’importazione di rum nel regno di Francia, per tutelare le acquaviti di vino della madrepatria. Le importazioni riprenderanno sotto la Rivoluzione francese, ma soprattutto nel 1854, quando Napoleone III avvierà una politica di liberalizzazione doganale, in particolare per rifornire di alcol l’esercito francese impegnato nella guerra di Crimea. Questi depositi portuali di rum verranno utilizzati fino agli anni settanta del Novecento.
1791-1804 La rivolta dei Neri liberi e degli schiavi nella colonia francese di Santo Domingo è la prima insurrezione antischiavista nel continente americano. Guidata da Toussaint Louverture e poi da Jean-Jacques Dessalines, porta all’indipendenza dello Stato haitiano.
1794 La Convenzione nazionale vota l’abolizione della schiavitù nelle colonie francesi. La pratica viene ripristinata da Bonaparte nel 1802 e poi definitivamente cancellata nel 1848.
1802 Il Regno Unito abolisce la tratta degli schiavi, ma la schiavitù scompare solo tra il 1833 e il 1838.
L’AVVENTO DEI RUM MODERNI
1802 L’invenzione dell’aerometro di Sikes permette di determinare con precisione il titolo alcolometrico volumico del distillato e i tagli di distillazione.
1808 Il francese Jean-Baptiste Cellier-Blumenthal mette a punto il primo alambicco verticale a colonna di frazionamento dotato di piatti. Il brevetto viene depositato nel 1813. Due modelli di questo tipo, prodotti a Bordeaux, sono installati per la prima volta in Martinica nel 1818. Inizialmente includono piatti perforati e poi, dal 1820, piatti con campane.
1811 A partire dalle ricerche di Franz Karl Achard e Jean-Antoine Chaptal, e con l’aiuto del chimico Jean-Baptiste Quéruel, il naturalista Benjamin Delessert definisce il metodo di estrazione dello zucchero di barbabietola. La scoperta permette a Napoleone Bonaparte di aggirare il blocco della flotta inglese nelle colonie francesi e di fare a meno dell’approvvigionamento di canna da zucchero nell’ambito del blocco continentale imposto dal 1807. In Francia l’industrializzazione della filiera dello zucchero di barbabietola, combinata con l’abolizione della schiavitù, causa il crollo della quotazione della canna da zucchero. A partire dalla metà del XIX secolo ci si orienta perciò verso la produzione di rum, che diventa più redditizia di quella dello zucchero.
1813 Viene messo a punto l’alambicco ibrido Baglioni per la distillazione non frazionata, composto da una caldaia sormontata da una colonna di distillazione e da un serbatoio a getto continuo.
1815 Grazie al saccarimetro di Bates è possibile misurare la concentrazione di zucchero in una soluzione.
1818 I due produttori di colonne di distillazione Jean-Baptiste Cellier-Blumenthal e Pierre-Armand Savalle cessano la loro collaborazione e diventano concorrenti.
1820 In Francia e nel Regno Unito vengono sperimentati degli alambicchi di legno, che pur dando distillati dal tenore alcolico elevato hanno una resa poco significativa.
1823 L’Excise Act modifica il sistema fiscale nel Regno Unito legalizzando le distillerie clandestine, che ora devono pagare una tassa fissa a gallone.
1825 Il britannico William Grimble mette a punto il condensatore multitubolare a calandra che entra in concorrenza con quelli a serpentina.
1826 Il britannico Robert Stein deposita il brevetto del patentstill, un alambicco a distillazione continua, che viene installato prima nella sua distilleria a Kilbagie e poi in quella del fratello a Kirkliston.
1830 Il britannico AeneasCoffey deposita il brevetto del Coffeystill, alambicco a colonna con prestazioni migliori del patentstill.
1840 Appaiono i primi alambicchi a colonna semplice.
1850 A Cuba l’aumento della produzione di zucchero spinge le autorità dell’isola a incoraggiare la produzione di rum negli zuccherifici. Le opere tecniche pubblicate sul tema sono una decina.
1855 Viene perfezionata la colonna a bassa gradazione di tipo Savalle, che prevede un corso rapido dei liquidi e un sistema refrigerante tubolare che produce flemma (liquidi alcolici dell’inizio della distillazione) a temperature basse, così da evitare ogni perdita per evaporazione.
1864 L’epidemia di fillossera, che devasta i vigneti del Vecchio Continente, spinge gli europei a passare dalla produzione di vini, cognac e sherry a quella di altre bevande alcoliche (whisky, rum, tafia ecc.).
1888 Il tedesco Friedrich Soltwedel scopre a Giava come controllare la riproduzione sessuata della canna da zucchero. A partire da questa data vengono realizzate numerose ibridazioni.
1893 Il francese Ernest Sorel definisce le basi del calcolo delle colonne di distillazione (rettificazione continua, bilanci di materia piano per piano in controcorrente) sulla base delle relazioni tra le composizioni delle fasi liquido/vapore e in funzione della pressione e della temperatura (“gli equilibri liquido/vapore”).
1900 A cavallo del secolo (probabilmente tra il 1883 e il 1900) alcuni zuccherifici delle Antille francesi e dell’oceano Indiano si orientano verso la distillazione diretta del succo di canna da zucchero (vesou) fermentato, già consumato da tempo con il nome di rhum z’habitant. Questo tipo di distillazione è alla base della produzione del rum agricolo.
1902 L’eruzione del monte Pelée distrugge la città di Saint-Pierre con i suoi 30.000 abitanti. Spariscono così le circa trenta distillerie che facevano di questa antica capitale della Martinica e dei suoi dintorni il più importante centro al mondo per l’esportazione del rum.
1920-1933 Negli Stati Uniti il XVIII emendamento, rafforzato dal Volstead Act, instaura il Proibizionismo. Cala la produzione di alcol, ma si hanno importanti sviluppi nel settore dell’ingegneria chimica, da cui scaturiscono diverse pubblicazioni fondamentali, come quella di C.S. Robinson, Elements of FractionalDistillation – la prima opera di riferimento sulla distillazione a essere pubblicata in America (1922) – nonché gli innovativi studi dei chimici Warren L. McCabe, Ernest W. Thiele e di Merrell R. Fenske. Chi vuole eludere il divieto va in vacanza a Cuba per approfittare di bar e alberghi, il che dà un forte impulso alla mixology locale. Matthieu Lange, storico del rum, spiega così l’evoluzione della disciplina negli Stati Uniti: “Alla fine del XIX secolo, il rum è impiegato in una moltitudine di punch, come il Brandy and Rum Punch, il Century Club Punch o l’Egg Milk Punch, in bevande calde come lo Hot Rum, o nei sour, cocktail a base di zucchero, acqua e limone. I rum utilizzati provengono allora principalmente dalla Giamaica e da St. Croix. All’inizio del XX secolo Bacardi, fondatore dello stile cubano, alleggerito dei gusti giudicati aggressivi, grazie a una campagna commerciale trova il proprio spazio nei bar americani, in particolare con il Bacardi Cocktail. Se i rum cosiddetti pesanti, come quelli giamaicani, sono ancora presenti nei cocktail americani fino agli anni venti-trenta del Novecento, lo stile cubano (Cuban rum) prende piede per imporsi poi presso i barman”.
1948 Nella sua opera The Fine Art of Mixing Drinks, David A. Embury classifica i rum in tre categorie: i rum pesanti da distillazione frazionata, fortemente aromatici, che si possono usare nei long drinks e nei punch; i rum leggeri distillati in colonna, deboli di elementi non alcolici e che presentano dolcezza in bocca, utilizzabili come base per altri cocktail; e gli in-betweeners, di norma distillati in colonna, che hanno caratteristiche di entrambe le categorie e annoverano, tra gli altri, i rum delle Barbados, del New England (Stati Uniti) o della Martinica.
1959 Durante la rivoluzione castrista, i Bacardi, fondatori nel 1862 di Bacardi, gli Alvarez, responsabili dello sviluppo della distilleria Matusalem fondata dai Camp nel 1872, e gli Arechabala, creatori della distilleria di Cardenas nel 1878 e del rum Havana Club nel 1934, lasciano Cuba.
1996 Il rum agricolo di Martinica ottiene l’etichetta AOC (Appellation d’Origine Contrôlée).
2012 Il Brasile diventa il produttore esclusivo di cachaça, dopo che gli Stati Uniti la riconoscono come un prodotto a denominazione controllata.
Viste le lacune di molti e le difficoltà ad affrontare programmi completi con gli alunni del serale, ho pensato di sintetizzare in un unico file tutta la storia romana. Un’impresa ardua, ma ci ho provato! Molto spesso gli alunni dei percorsi serali sono persone che hanno frequentato i primi anni di scuola superiore e poi hanno interrotto gli studi; quando tornano a scuola sono passati anni, in alcuni casi anche decenni, per cui ricordarsi la storia antica è veramente difficile. Si trovano, così, a dover affrontare direttamente lo studio della storia medievale, se non addirittura quella contemporanea, senza ricordare o senza aver mai saputo nulla di quella precedente. Se consideriamo il fatto che la nostra storia è l’evoluzione di quella romana e che la nostra lingua e la nostra letteratura sono collegate alla latinità, allora è proprio un peccato restare con questo vuoto di conoscenza. Per questo motivo ho pensato di sintetizzare in poche pagine tutta la storia romana, sperando di lasciare qualche traccia in chi tempo per approfondire ne ha poco. Ovviamente è bene aiutare la comprensione del testo e accompagnare la lettura dello stesso con interruzioni verbali atte a puntualizzare ed esplicare argomenti accennati brevemente, in modo da fornire un quadro chiaro di oltre venti secoli di storia.
Tratti salienti di Storia Romana
La nascita di Roma fu la
conseguenza di un lungo processo, cui contribuirono non solo i latini, ma anche
molte altre popolazioni, tra cui gli etruschi, i sabini e i greci. Il
popolamento dell’Italia avviene attraverso varie sovrapposizioni di
popoli.
La fondazione di Roma è fissata
alla metà dell’VIII sec. a. C. , in quel periodo l’Italia
presenta una serie di popoli: etruschi, greci, fenici, umbri, siculi, sicani,
latini, ecc. E’ in un’ Italia dal popolamento eterogeneo, ma dominate da due
culture avanzate (etrusca e greca) che nasce Roma. Nei primi anni sono numerose
le lotte interne: Roma si espande sottomettendo i popoli che la contrastano,
primo tra tutti quello dei latini da cui i romani stessi discendono.
La leggenda della fondazione di Roma
Secondo la tradizione, Roma sarebbe stata fondata il 21 aprile del 753 a. C. I romani, diventati i padroni del mondo, attribuivano alla loro città origini divine. Partendo da antiche leggende, il poeta Virgilio ( 70-19 a. C.) ne raccontò la storia nel poema Eneide. Enea, figlio di Venere, fuggito da Troia in fiamme col vecchio padre Anchise e il figlio Ascanio chiamato anche Iulo, giunse, guidato dagli dei, presso la foce del Tevere. Accolto dal re Latino, sposò la figlia mentre suo figlio Iulo fondava Albalonga (sui colli Albani, nel Lazio). Qui finisce l’Eneide, ma il racconto continua, tramandato da grandi storici di Roma (Tito Livio il più autorevole e il greco Dionigi di Alicarnasso), che hanno raccolto altre leggende. Passarono gli anni. Re di Albalonga divenne Numitore, ma il fratello Amulio lo spodestò e costrinse la figlia di lui, Rea Silvia, a diventare sacerdotessa della dea Vesta rinunciando quindi al matrimonio. Tuttavia il dio Marte, invaghitosi di lei, si unì alla fanciulla e nacquero due figli, Romolo e Remo. Temendo di perdere il trono Amulio li fece mettere in una cesta e gettare nel Tevere, ma la cesta, protetta dagli dei, s’impigliò nei rami di un fico e una lupa li allattò, consentendo loro di sopravvivere.
In realtà, alcuni storici, sostengono che Romolo altri non fosse che un pastore a capo di un gruppo dedito al brigantaggio.
Dalla monarchia alla Repubblica a Roma
Dal latino Senatvs PopvlvsQve Romanvs – il Senato e il Popolo Romano = il Senato e il popolo, cioè le due classi dei patrizi e dei plebei che erano a fondamento dello Stato romano.
Durante il periodo monarchico l’organizzazione politica è basata sulla monarchia costituzionale elettiva: il potere diviso tra re, senato e comizi curiati (assemblee di cittadini romani). Romolo (romano) fu il primo dei 7 re di Roma, gli altri furono: Numa Pompilio (sabino), Tullo Ostilio (romano), Anco Marzio (sabino), Tarquino Prisco (etrusco), Servio Tullio (etrusco), Tarquinio il Superbo (etrusco).
La cacciata dell’ultimo re espone Roma
alle mire dei popoli vicini, come Volsci, Sabini e la Confederazione latina.
La
rivolta dei patrizi, dei popoli italici, degli abitanti delle colonie della
Magna Grecia sono le ragioni che determinano l’avvento della repubblica.
I
romani si troveranno ad affrontare guerre contro i sanniti , guerre contro i
greci e contro i cartaginesi per governare in Italia, nell’Asia Minore e
nell’Africa del Nord.
Nell’VIII secolo la Grecia estendeva la sua
influenza nell’Italia meridionale; Magna Grecia viene denominata l’area
geografica colonizzata.
Dal 509 a.C. i patrizi decisero di
istituire un nuovo tipo di governo in cui le decisioni venissero prese non da
un re, ma da tutti gli abitanti di Roma: tale governo fu chiamato res
publica, ossia “cosa pubblica”. Al posto del re furono eletti due consoli,
che rimanevano in carica per un solo anno. Accanto a loro venivano eletti,
sempre ogni anno, altri magistrati che si occupavano di amministrare la città e
il suo territorio. In pratica però nei primi anni della repubblica il potere
rimase nelle mani dei patrizi, gli unici che potevano essere eletti consoli e
diventare magistrati o senatori. I plebei, ossia tutto il resto
della popolazione non appartenente alle famiglie dei patrizi, erano esclusi da
qualsiasi decisione politica.
I plebei volevano però partecipare alla vita
politica. Così nel 494 a.C. attuarono una sorta di sciopero: si riunirono su un
colle fuori dalle mura di Roma (secessione
sull’Aventino e sul monte Sacro), non svolgendo più alcun lavoro e non
partecipando al servizio militare. Sarebbero ritornati alla vita normale solo
se i patrizi avessero loro concesso di eleggere i propri rappresentanti
politici, i tribuni della plebe, e di riunirsi in assemblee formate
da soli plebei, i concili della plebe. I patrizi furono costretti ad
accettare le loro richieste. Dalla metà del V secolo i plebei ottennero altre
concessioni che permisero progressivamente la loro piena partecipazione alla
vita politica. Il conflitto tra patrizi e plebei finì nel 367 a.C.,
quando una legge stabilì che uno dei due consoli dovesse essere plebeo
(leggi licinie sestie). In questo
modo i plebei riuscirono ad avere libero accesso anche al Senato, dato che i
consoli, una volta terminato il loro anno di carica vi entravano di diritto.
Ricordiamo, però, che per accedere al consolato servivano mezzi economici che
solo una piccola parte della plebe possedeva.
Nel I secolo
a.C. fu eletto console Gaio Mario, a
lui si oppose Silla, portavoce delle
idee della nobiltà.
La guerra civile tra Mario e Silla e la dittatura di quest’ultimo avevano dimostrato che le istituzioni repubblicane (Senato, magistrature e comizi) avevano perso gran parte del loro valore e riuscivano a imporsi, sulla scena politica, generali che potevano contare sull’appoggio del proprio esercito. Morti Mario e Silla, infatti, fu la volta di altri tre generali: Marco Licinio Crasso, Gneo Pompeo e Caio Giulio Cesare.
Fattosi valere come generale di Silla nella guerra
civile contro Mario, Pompeo venne eletto console nel 70 a.C. insieme con
Crasso.
Il Senato preoccupato che Pompeo, divenuto troppo
potente, seguisse i passi di Silla e instaurasse una dittatura, non volle
riconoscere i provvedimenti da lui presi in Oriente e rifiutò di concedere le
terre che aveva promesso come premio ai suoi soldati. Pompeo, per ottenere
quanto gli spettava, cercò quindi l’appoggio degli uomini allora più influenti
a Roma: Marco Licinio Crasso e Caio Giulio Cesare,
un patrizio che era diventato il capo dei popolari
(sostenendo gli interessi dei plebei per ottenere l’allargamento
delle basi del potere favorendo allo stesso tempo i grandi commercianti, i
finanzieri e i cavalieri; a questa fazione si opponevano gli ottimati, “i migliori”: ristretto
gruppo di famiglie che rappresentavano la nobilitas,
alla quale facevano parte le antiche famiglie patrizie e quelle plebee più in
vista. Pompeo sosteneva questa fazione).
Nel 60 a.C. i tre strinsero un patto privato, noto
con il nome di primo triumvirato, in quanto indicava l’unione di tre (tres) uomini (viri)
a capo del governo.
La
guerra civile tra Cesare e Pompeo
Nel 53 a.C. Crasso era morto e si era quindi rotto
il triumvirato. Cesare, finita la sua campagna militare in Gallia, voleva
tornare a Roma e candidarsi al consolato. Il Senato, temendo che
Cesare portasse al potere i popolari, preferì sostenere Pompeo e lo elesse
unico console. Ordinò poi a Cesare di fare rientro a Roma come privato
cittadino, sciogliendo il suo esercito. Cesare rifiutò. Nel 49 a.C. si diresse
verso Roma e a capo delle sue truppe attraversò il fiume Rubicone,
che segnava il confine del territorio sacro di Roma. Era una vera e propria
dichiarazione di guerra contro il Senato e Pompeo. Questi, consapevole della
forza di Cesare, preferì lasciare Roma e fuggire prima nel Sud Italia e di lì
in Oriente, per avere il tempo di radunare un esercito. Cesare lo raggiunse e
lo affrontò a Farsalo, in Grecia. I pompeiani furono sconfitti e
Pompeo fuggì in Egitto, dove venne ucciso dal re Tolomeo XIII, che credeva così di farsi amico Cesare. Questi,
invece, lo punì per il suo atto, lo depose dal trono e consegnò il regno alla
sorella Cleopatra.
Nonostante la sua politica mirasse a non scontentare
nessuno, una parte della classe senatoria non accettò il suo enorme potere,
considerandolo un pericolo per la repubblica. Così alle Idi di marzo del 44 a.C.,
mentre entrava in Senato, Cesare fu ucciso a pugnalate da un gruppo di
senatori.
Nel calendario romano le Idi erano
il tredicesimo giorno di ogni mese, ad eccezione dei mesi di marzo, maggio,
luglio e ottobre nei quali cadevano il quindicesimo giorno.
I senatori che avevano ucciso Cesare avrebbero
voluto il ritorno della repubblica, ma troppe cose erano ormai
cambiate nella società e nell’organizzazione politica di Roma. Cesare aveva
nominato come erede nel suo testamento il figlio adottivo (nonché suo
pronipote) Gaio Ottavio. Questi prese il nome del padre Gaio Giulio
Cesare Ottaviano e, deciso prima di tutto a vendicare la morte del
padre, si alleò con Marco Antonio, luogotenente di Cesare, e con un
altro generale, Marco Emilio Lepido. Nel 43 a.C. i tre formarono il secondo triumvirato.
Marco Antonio si innamorò di Cleopatra, la sposò e
instaurò una monarchia di tipo orientale. La popolazione romana e
il Senato iniziarono a temere che Antonio volesse costituire un regno
indipendente, sottraendo a Roma le province orientali. Ottaviano capì che era
il momento di rompere il triumvirato per ottenere tutto il potere e, messo da
parte Lepido, dichiarò Antonio nemico di Roma. Radunò quindi un esercito,
raggiunse l’Egitto e si scontrò con Antonio ad Azio, nel 31 a.C. L’esercito egiziano,
nonostante fosse più numeroso, venne sconfitto. Antonio e Cleopatra fuggirono,
ma, inseguiti da Ottaviano, si tolsero la vita. Ottaviano rimaneva ormai
l’unico incontrastato dominatore di Roma. Con Cleopatra finì l’ultima delle
grandi monarchie ellenistiche, nate dalla spartizione dell’immenso impero di
Alessandro Magno.
L’Impero
a Roma
Tredici anni dopo la morte di Cesare, Ottaviano si
ritrovava unico erede del potere del padre adottivo e doveva scegliere quale
tipo di governo instaurare a Roma: la dittatura l’avrebbe portato
all’insuccesso, così come era capitato a Cesare, e anche il modello di monarca
orientale pensato da Marco Antonio non era ben visto dai Romani. Capì che
l’unico modo per non fallire era riproporre un governo basato sulle vecchie
istituzioni repubblicane, in modo da ottenere il consenso di tutte le
classi sociali. Il primo titolo che si fece attribuire fu infatti quello
di restitutor rei publicae, colui che restaura la repubblica.
In realtà ripristinò i comizi e i concili della plebe che, come in età
repubblicana, eleggevano tutti i magistrati. Le magistrature, però, diventarono
solo delle cariche onorifiche e persero del tutto i loro
poteri, che passarono nelle mani di Ottaviano. La scelta politica di Ottaviano
metteva quindi definitivamente fine alla repubblica, ma, per come
veniva proposta, appariva ai Romani una completa restaurazione delle
istituzioni repubblicane. Nel 27 a.C. il Senato attribuì a Ottaviano il titolo
di Augusto (cioè “degno di venerazione”). Con Ottaviano
comincia di fatto l’epoca imperiale.
Ottaviano abbellì Roma con nuovi templi e monumenti.
Uno tra i più importanti fu sicuramente l’Ara pacis, l’Altare
della pace, che Ottaviano fece costruire proprio al centro del Campo di Marte,
la piazza dedicata al dio della guerra. Con quest’opera ben visibile a tutti i
cittadini, Augusto si presentava come l’iniziatore di una nuova era di
pace dopo tanti anni di guerre.
Il sistema politico creato da Augusto rimase
invariato fino all’inizio del III secolo. Questo lungo periodo di stabilità
assicurò a tutta la popolazione dell’Impero pace e benessere. Un aspetto che,
però, Ottaviano non aveva curato e che diventò spesso motivo di tensione e di
conflitto era la successione. Come scegliere il successore di un’eredità così
importante? Augusto aveva capito che la successione dinastica,
ossia l’eredità di padre in figlio o tra membri della stessa famiglia, sarebbe
stato l’unico modo per evitare forti contrasti e garantire stabilità. Così dopo
di lui si succedettero imperatori della sua stessa famiglia, la dinastia
giulio-claudia, fino al 68 d.C., quando Nerone, l’ultimo
imperatore della dinastia, morì. La successione dinastica non rimase però una
regola fissa. Dopo un’altra dinastia, la dinastia flavia (69-96),
in cui l’Impero passò dal padre Vespasiano ai suoi due
figli, Tito e Domiziano, venne inaugurato, sotto
la spinta del Senato, che sperava così di controllare maggiormente la scelta
degli imperatori, il sistema dell’eredità per adozione: ogni
imperatore prima di morire aveva il compito di scegliere (e quindi di
“adottare”) il suo successore.
Durante l’Impero di Vespasiano fu progettato e
costruito l’Anfiteatro Flavio,
inaugurato nell’80 dal figlio Tito. Questo grandioso monumento, noto con il
nome di Colosseo per le sue
dimensioni enormi, poteva contenere 50 000 spettatori. Era destinato a ospitare
spettacoli per il popolo, come le lotte tra i gladiatori e le battaglie navali,
per le quali si riempiva di acqua il centro dell’anfiteatro.
Successore di Vespasiano fu il figlio Tito che
governò soli tre anni (morì per una forte febbre) con la stessa moderazione del
padre e si trovò costretto a fronteggiare disastri naturali quali l’incendio di
Roma e l’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei, Ercolano e
Stabia; domò una grave rivolta a Gerusalemme a seguito della
quale fu distrutto il tempio e iniziò la diaspora degli Ebrei.
Alla fine del III secolo d.C., dopo un lungo periodo
di crisi, salì al potere Diocleziano, che cercò di porre lo stato
sotto il suo totale controllo.
Convinto che i cristiani
fossero un pericolo per il bene dello Stato, nel 303 scatenò contro di loro una
lunga e sanguinosa persecuzione: furono distrutti i templi,
confiscati i beni delle chiese, bruciati i libri sacri e molti subirono la
condanna a morte.
Nel 312, alla fine di lotte sanguinose, prese il potere Costantino.
Il primo provvedimento del nuovo imperatore fu l’editto di Milano del 313 d.
C., conosciuto anche con il nome di editto di tolleranza,
perché concedeva ai cristiani la libertà di praticare la loro fede. Il
cristianesimo fu posto sullo stesso piano del paganesimo e di tutte le altre
religioni dell’Impero. Tuttavia Costantino favorì in ogni modo i cristiani:
concesse loro privilegi, diede ai vescovi incarichi importanti nella cura
dell’amministrazione e della giustizia, dichiarò la domenica giorno di festa
obbligatorio e fece costruire numerose chiese. L’imperatore si era reso conto
che il cristianesimo era ormai molto diffuso, soprattutto nelle città, e
pensava che la fede in un unico Dio e una religione di grande forza potessero
rendere lo Stato più forte e stabile. Grazie alla libertà di culto il cristianesimo
si diffuse anche in zone molto lontane dell’Impero.
Alla morte di Diocleziano, inizialmente, l’impero
aveva due padroni, Costantino in Occidente e Licinio
in Oriente. Costantino aveva ottenuto la vittoria decisiva contro il
rivale Massenzio alle porte di Roma nel 312 d. C. , anno in
cui fece costruire l’arco di Costantino per commemorare la vittoria. Nel 324
d. C. riuscì a unificare l’impero ed essere unico
imperatore. La capitale non fu portata a Roma, ma fu costruita una nuova città
chiamata Costantinopoli che divenne la capitale; politica,
cultura ed economia gravitarono così a Oriente.
Negli anni successivi alla morte di Costantino il
numero dei cristiani aumentò rapidamente finché il cristianesimo divenne
la religione più diffusa tra gli abitanti delle città:
ovunque, soprattutto nelle regioni orientali dell’Impero, si formarono comunità
cristiane molto ben organizzate sotto la guida di un vescovo. La vittoria
definitiva del cristianesimo arrivò nel 379 d.C., quando divenne
imperatore Teodosio. Egli pensava che il cristianesimo e i vescovi
fossero un valido sostegno per rafforzare la propria autorità; per questo
motivo, con l’editto di Tessalonica del 380 d.C., stabilì che il cristianesimo
fosse la sola religione ammessa
nell’Impero: venivano così vietate tutte le altre religioni e gli antichi
riti pagani, definiti «insani e dementi». Era la fine del paganesimo.
La
divisione dell’Impero romano e il crollo dell’Impero romano d’Occidente
Alla morte di Teodosio, l’Impero romano fu diviso in
due: l’Impero romano d’Oriente e l’Impero romano d’Occidente. Soprattutto
quest’ultimo fu preso d’assalto dai popoli germanici (Franchi, Angli e Sassoni,
Vandali, Burgundi, Visigoti e Unni) che in alcune zone dell’Impero arrivarono a
formare dei veri e propri insediamenti.
Tra il 406 e il 407 d.C. numerose tribù
germaniche, spinte dal popolo degli Unni, varcarono il Reno e
si riversarono in Occidente alla ricerca di nuove terre da abitare. Ormai
caduto in una crisi profonda, l’Impero d’Occidente non si risollevò più.
Nel 476 il generale di stirpe germanica Odoacre,
comandante della guardia imperiale in Italia, fu acclamato re dai soldati e
depose l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo. Questa data segna
il crollo definitivo dell’Impero romano d’Occidente. Le invasioni barbariche determinarono,
così, la fine dell’Impero romano d’Occidente!
Da questo momento iniziano a formarsi i regni
romano-barbarici.
In Italia il re
degli ostrogoti venne, con il sostegno dell’imperatore d’Oriente, a
scacciare Odoacre (493). Teodorico era cresciuto nella corte
romana ed era grande ammiratore della civiltà imperiale. Non volle che goti e
romani si mescolassero, proibendo i matrimoni misti, ed ebbe cura di far vivere
pacificamente i due popoli, ciascuno con le proprie leggi. Lasciò ai romani l’amministrazione del regno
e riservò ai goti la difesa militare. La sede del re
ostrogoto era Ravenna che si
arricchì di monumenti, tra cui il Mausoleo
(tomba di Teodorico) , oggi patrimonio
mondiale dell’Umanità.
Alla morte di Teodorico in Europa troviamo in Oriente l’imperatore Giustino.
Suo successore, nel 527 d. C., fu il nipote, di bassa estrazione sociale, Giustiniano.
Il suo sogno è la restaurazione imperiale. Tale obiettivo si scontra
inevitabilmente con i goti in Italia, al termine di un continuo susseguirsi di
battaglie che frastagliano l’intera Europa troveremo una Roma completamente
distrutta e spopolata.
Giustiniano non seppe comprendere come, da un punto
di vista economico, l’impero si reggesse sull’Asia e sul Medio-Oriente,
piuttosto che sull’Italia. Alla sua morte il regno era parecchio indebolito.
Lasciò ai posteri la più completa e coerente
raccolta di diritto romana, il Codice, che trovò nell’Impero
d’Oriente e nell’Italia meridionale (sottoposta ai bizantini) una chiara
affermazione.
L’Impero romano d’Occidente era oramai crollato
sotto le spinte dei barbari, quello d’Oriente – l’impero bizantino – rimaneva ricco e forte. Costantinopoli, la capitale,
era la città più ricca e grande del Mediterraneo.
Distacco
tra Oriente e Occidente
Culturalmente tra bizantini e romani c’era un’enorme
distacco: i bizantini parlavano e scrivevano in greco, lingua che
l’Europa occidentale aveva completamente dimenticato. Inoltre, i bizantini si
consideravano gli unici continuatori della civiltà romana.
In campo religioso, nell’VIII secolo, i
vescovi di Roma si opposero alla distruzione delle sacre icone (immagini
sacre solitamente dipinte su tavola), ordinata dagli imperatori di
Costantinopoli che consideravano superstizioso il culto delle immagini. Questo
è l’inizio della rottura che avverrà tra le due Chiese nell’XI secolo.
L’Impero romano d’Oriente, separatosi
dall’occidente dopo la morte di Teodosio I nel 395 d.c. dovrebbe segnare la
fine dell’impero “romano” per sostituirlo con il termine
“bizantino”, da Bisanzio, l’antico nome della capitale Costantinopoli,
oggi Istambul.
L’Impero
bizantino, tra molte lotte, terminò nel 1453 con la conquista di
Costantinopoli da parte dei Turchi ottomani guidati da Maometto II. Non fu
solo un cambiamento di dominatori ma un cambiamento di civiltà, ovvero una
retrocessione di civiltà.
Prof.ssa E. Gurrieri
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