Scuola e PDP
La riduzione del carico di compiti a casa spesso viene interpretato come un “voler far di meno”. Invece viene richiesto a causa delle difficoltà dei ragazzi con DSA, in special
modo a causa della Memoria di Lavoro. Essa è la capacità di tenere a mente e manipolare le informazioni per un breve periodo di tempo consentendo di mantenere ed elaborare le
informazioni durante l’esecuzione di compiti cognitivi. Essa è coinvolta nel recupero delle informazioni dalla memoria a lungo termine, nell’organizzazione del discorso (perché è necessario
trovare le parole adeguate e riorganizzarle nella maniera più efficace), nel recupero lessicale, nell’organizzazione sintattica, nella comprensione del testo e nel ragionamento aritmetico. Gli
individui con Disturbo Specifico dell’Apprendimento hanno una Memoria di Lavoro compromessa e non riescono quindi a gestire a lungo l’attenzione perché va in sovraccarico cognitivo, tendono
quindi a cancellare le informazioni (o a conservarle in parte) e tendono a perdere l’attenzione.
Nel PDP si richiede pertanto di ridurre il carico di lavoro a casa perché uno studente DSA potrebbe impiegare due, tre volte il tempo di un altro studente per svolgere lo stesso compito assegnato
(spesso con risultati inferiori alle aspettative). Inoltre, questo impegno eccessivo riduce notevolmente le sue energie mentali, causando distrazioni che, conseguentemente, implicano uno sforzo
aggiuntivo per correggere errori e ritrovare l’impegno e l’attenzione. E così via, un circolo continuo in cui lo studente più cerca di impegnarsi e più è stremato, al limite delle sue
potenzialità, frustrato.
È importante che la mole di lavoro a casa venga suddivisa in maniera intelligente: questo può essere compito di un docente oppure di un Tutor che segue il ragazzo o la ragazza a casa. Da una
vasta e esaustiva letteratura in merito abbiamo compreso come la ripetizione di un argomento, di un esercizio che sia, non sortisce gli stessi effetti sugli studenti DSA. Per cui è più efficace
ridurre il carico di esercizi o pagine da studiare in modo da far studiare ed esercitarsi adeguatamente, in maniera strutturata e intelligente, senza esaurire le energie che dovrebbero essere
impiegate per tante altre discipline.
Per quanto riguarda infine gli strumenti compensativi sono elementi imprescindibili per il lavoro degli studenti DSA, come mappe mentali, concettuali, calcolatrici, tabelle,
schede e formulari. Sono strumenti cartacei, tecnologici o digitali costruiti su misura per ogni studente. Per quanto possano essere utili se condivisi, è più opportuno che ognuno prepari e
organizzi il suo strumento, perché ogni studente è diverso dagli altri e diverse sono le potenzialità cognitive di ognuno. Lo strumento compensativo, come suggerisce la parola, consente di
compensare laddove lo studente è deficitario: nella lettura, nel calcolo a mente, nel recuperare fatti dalla memoria, nell’organizzare un procedimento, etc. La sua utilità è visibile già nella
sua costruzione: infatti lo studente durante la preparazione sta già lavorando in maniera efficiente su un apprendimento significativo (da preferire mille volte a quello meccanico). Una volta
preparato, lo strumento resta un appiglio utile nel momento di ansia e panico, per cui basta un colpo d’occhio per epurare le paure e restare fissi sull’obiettivo. È importante che lo strumento
compensativo sia supervisionato da un docente o da un Tutor per fare in modo che sia utile allo studente specifico e che sia strumento per il successo didattico.
Gli strumenti compensativi sono garantiti dal PDP e quindi dalla legge 170 per cui dobbiamo imparare a costruirli e ad utilizzarli al meglio. Dobbiamo prima di tutto uscire dal concetto che sono
“aiuti”. Lo sono, certamente. Ma non ci verrebbe mai in mente di togliere gli occhiali ad un miope prima di una gara di chi legge più lontano!
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