Stipendi docenti, Bianchi punta all’aumento a ‘tre cifre’
Rinnovo contratto scuola e aumento stipendi docenti, il primo atto della trattativa Aran-sindacati per il rinnovo del contratto 2019/21 si è consumato la settimana scorsa ma l’intenzione sarebbe quella di accelerare: il governo Draghi, infatti, sarebbe pronto a firmare anche per evitare lo sciopero generale di categoria previsto per il prossimo 30 maggio. Una delle questioni più calde è rappresentata dagli aumenti degli stipendi, vediamo le novità che potrebbero arrivare nelle prossime ore.
Contratto scuola, si accelera verso la firma: aumenti stipendi a tre cifre?
Per quanto riguarda gli aumenti degli stipendi per i circa 850mila insegnanti, l’asticella, per il momento, sarebbe ferma a 90 euro ma, come riporta il quotidiano economico ‘Il Sole 24 Ore’ nell’edizione odierna di domenica 22 maggio 2022, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, punterebbe ad un aumento a tre cifre. Naturalmente, la partita più delicata è rappresentata dalle risorse economiche da ‘recuperare’: secondo i primi calcoli di governo e sindacati, si riuscirebbe ad arrivare ad un aumento stipendiale del 3,87 per cento (rispetto al monte salari del 2018). In buona sostanza, si tratterebbe di circa 90 euro di aumento medio lordo mensile, a conti fatti 50-55 euro in più netti in busta paga.
Stipendi docenti, per ora si parla di 90 euro medi lordi mensili
Al netto delle risorse per gli arretrati, verrebbe ricompreso nell’aumento l’elemento perequativo (11,50 euro medi) secondo quanto previsto nel precedente contratto. Ai 90 euro medi lordi andrà aggiunto il taglio del cuneo fiscale, confermato anche nel 2022, oltre al bonus ‘una tantum’ da 200 euro.
Secondo quanto riporta ‘Il Sole 24 Ore’, la suddetta cifra di 90 euro medi mensili sarebbe una cifra di partenza in quanto l’obiettivo sarebbe quello di superare la soglia delle ‘tre cifre’: si tratterebbe, comunque, di una questione ‘psicologica’, soprattutto politica.
Aumento a tre cifre, soglia ‘psicologica’ ma soprattutto politica
Resta escluso lo stanziamento di risorse ‘ad hoc’ per la scuola, l’unica soluzione sarebbero i fondi già di titolarità dell’Istruzione: si starebbe guardando verso il fondo per la valorizzazione della professione docente da 300 milioni di euro (il cosiddetto Fondo ‘Fedeli’), stornato, però, parzialmente dal decreto N. 36. I 270 milioni rimanenti potrebbero essere impiegati, sempre che il MEF poi autorizzi l’operazione, per gli aumenti stipendiali dei prof. Non si esclude, poi, l’utilizzo, ai fini contrattuali, dei 300 milioni stanziati per la Carta del Docente.
C’è poi la questione relativa alla criticatissima ‘formazione incentivata‘ prevista dal decreto N. 36: l’intenzione sarebbe quella di rimettere questi fondi all’interno della contrattazione. Se si riuscissero ad aumentare le risorse, si potrebbe arrivare ad un aumento di 102-105 euro, a tre cifre sì ma solo, occorre ribadirlo, a livello ‘psicologico’ e soprattutto politico. Potrebbe risultare decisivo il prossimo incontro previsto per giovedì o venerdì della prossima settimana, alla vigilia dello sciopero del 30 maggio.
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