Stipendi statali e incentivi in busta paga, i numeri dell’Aran

Stipendi dipendenti pubblici, l’Aran, l’Agenzia negoziale che rappresenta la Pubblica Amministrazione, ha diffuso il nuovo Rapporto sulle retribuzioni del pubblico impiego. I dati che emergono sono impietosi nei confronti del comparto Istruzione, dati sui quali occorre seriamente riflettere considerando il grave ritardo del rinnovo del CCNL scuola e le novità contenute nel Decreto Legge N. 36 in merito alla formazione dei docenti ‘incentivata’.

Stipendi dipendenti pubblici, l’Aran ha diffuso il nuovo Rapporto sulle retribuzioni del pubblico impiego

Il quotidiano ‘Il Sole 24 Ore’ di oggi, sabato 28 maggio, ha dedicato uno spazio, in prima pagina, al nuovo Rapporto sulle retribuzioni del pubblico impiego, indagando su un terreno sin qui praticamente inesplorato, ovvero quello riguardante i premi che arrivano nelle buste paga dei dipendenti pubblici.

Dal Rapporto sono emersi tre principali spunti di discussione. Il primo è che la premialità, nella Pubblica Amministrazione, è praticamente ferma, ovvero il peso dei premi sugli stipendi è rimasto più o meno invariato negli anni nei diversi comparti della PA. 

Premi in busta paga, quante differenze: scuola fanalino di coda

La seconda considerazione è particolarmente rilevante: emergono, infatti, delle sostanziali differenze tra un settore e l’altro, con le agenzie fiscali e gli enti pubblici non economici come l’Inps e l’Inail che figurano in testa alla graduatorie dei premi, premi che invece sono praticamente assenti nella scuola e negli enti di ricerca. Il terzo elemento è rappresentato dalla modalità di distribuzione dei premi.

L’aspetto rilevante, sul quale si è soffermato ‘Il Sole 24 Ore’, è rappresentato proprio dai premi. Basti pensare che gli incentivi, per quanto riguarda le agenzie fiscali, pesano intorno al 14 per cento della busta paga (in soldoni, è proprio il caso di dirlo, arrivano quasi ai 6mila euro lordi annui). In questa classifica, appena dietro le agenzie fiscali, ci sono gli enti pubblici con il 13 per cento degli importi in busta paga che, tradotti in cifre, significano 5mila euro medi all’anno.

Cultura non fa rima con incentivi

Il caso limite, manco a dirlo, è rappresentato dal comparto istruzione: qui i premi sono limitati al 2 per cento degli stipendi. Evidentemente la cultura sembra scontrarsi con il concetto di stipendio differenziato dagli incentivi. D’altro canto, i premi crescono con l’aumentare degli stipendi: in parole povere, dove ci sono più soldi ci sono più premi.

Lo testimonia il fatto che le agenzie fiscali e gli enti pubblici non economici capeggino la classifica delle retribuzioni lorde medie e degli incentivi salariali. L’eccezione a questo principio è rappresentato dagli enti di ricerca: qui gli stipendi sono intorno ai 34 milioni di euro lordi annui (leggermente al di sopra della media stipendiale dei dipendenti della Pubblica Amministrazione) ma i premi sono, comunque, ridotti al minimo.

Il nuovo Rapporto sulle retribuzioni del pubblico impiego, per quanto possa servire ad ottenere risultati concreti, deve rappresentare motivo di discussione nella trattativa per il rinnovo del CCNL comparto Istruzione e Ricerca.

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