Riscatto della laurea gratuito, Anief rilancia la proposta

Si torna a parlare del riscatto della laurea gratuito per tutti coloro che hanno conseguito un titolo di studio universitario: al momento, come sappiamo, riscattare la laurea ha un costo molto rilevante per qualsiasi lavoratore, tanto da portare la maggior parte degli aventi diritto a rinunciare a questa possibilità, preferendo ritardare il momento della pensione. Dal sindacato Anief è arrivata una nuova proposta in merito per rendere gratuito l’istituto INPS, o quanto meno per ridurne di molto la spesa: di seguito il punto della questione.

La situazione attuale in merito al riscatto della laurea

Come  specificato dallo stesso sito dell’Inps, “il riscatto della laurea è un istituto che permette di valorizzare a fini pensionistici il periodo del proprio corso di studi”: gli interessati possono riscattare gli anni dell’università (quelli previsti dal corso e non l’eventuale periodo fuoricorso) a patto che hanno conseguito il relativo titolo di studio dal 1995 in poi. L’INPS chiarisce che tutti possono attuare questo riscatto, anche se al momento non occupati: in base alla normativa in vigore, tale operazione è per intero a carico del contribuente, che può usufruirne presentando istanza sul sito ufficiale dell’INPS.

Applicando la procedura agevolata, gli interessati pagherebbero circa 5200 euro per ogni anno che si intende riscattare, per una somma totale che va dai 21 ai 26 mila euro in base alla durata del corso di studi, in genere 4 o 5 anni. Nei mesi scorsi, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, aveva aperto la porta ad un’importantissima opportunità per i lavoratori, ipotizzando la possibilità di rendere gratuito tale istituto: ma la proposta non ha avuto seguito, al meno per il momento.

La proposta dell’Anief

Basandosi su uno studio congiunto condotto dall’Inps-Upb sull’andamento di Quota 100, è emerso che l’adesione è stata molto inferiore rispetto alle previsioni (200mila lavoratori in meno rispetto a quelli attesi) e che pertanto risulta molto rilevante la somma di soldi pubblici stanziati ma in effetti non utilizzati: l’importo sarebbe “inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 stanziati dal DL 4/2019”.

Per il sindacato Anief occorre utilizzare queste risorse risparmiate per facilitare il pensionamento di tanti lavoratori altrimenti bloccati dalla riforma Monti-Fornero fino a quasi 70 anni, introducendo il riscatto della laurea a costi zero: “È bene che con i 10 miliardi risparmiati con Quota 100, lo Stato provveda finalmente a pagare il riscatto degli anni di studio universitari. Riscattare gratuitamente la laurea diventa infatti decisivo per permettere a tanti lavoratori di raggiungere un monte di anni tali da uscire dal lavoro attorno ai 60 anni”. Se si accettasse tale proposta, sarebbe una grandissima opportunità per tutti i lavoratori.

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PREVIDENZA – Quota 41 o 64 in arrivo? Anief: l’importante è introdurre un pre-pensionamento di 4 anni senza penalizzazioni, nella Scuola è necessario

“Sono due gli interventi che il Governo sta attuando sulle pensioni con la Legge di Bilancio per evitare il ritorno alla Fornero: Quota 41 e Quota 64 anni. L’importante è che l’Italia intraprenda quello che si fa negli altri Paesi economicamente sviluppati: mandare i cittadini lavoratori in pensione a 63 anni con il massimo dei contributi”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che chiede quindi un pre-pensionamento di almeno quattro anni rispetto alla legge che tornerebbe in vigore dal 1° gennaio prossimo.

 
Intervistato dall’agenzia Teleborsa, il sindacalista autonomo ha detto che se lo Stato ha giustamente deciso che “si deve accedere al lavoro con dei titoli di studio di formazione superiore, allora è giunto il momento di riconoscere gratuitamente il riscatto degli anni di studio”, come ha più volte detto anche il presidente Inps Pasquale Tridico. Secondo Pacifico, si tratterebbe di “due operazioni importanti per svecchiare non solo la Pubblica Amministrazione e tutto il mondo del lavoro, non solo per aprire le porte ai giovani e ringiovanire il personale della scuola, dato che abbiamo la classe docente più vecchia del mondo, ma questa operazione servirebbe a garantire una parità di trattamento tra i lavoratori dei paesi economicamente più sviluppati”.
Secondo il leader dell’Anief, infine, c’è un ultimo punto fondamentale: “le donne che lavorano devono avere qualcosa di riconosciuto, un qualche contributo importante, in particolar modo se hanno dovuto affrontare anche la maternità: se il Governo italiano ha introdotto, giustamente, un Ministero della Natalità, allora bisogna anche intervenire concretamente per garantire il diritto delle donne ad essere pienamente madri e lavoratrici” adeguatamente tutelate delle leggi.
 
Il giovane sindacato chiede, in particolare, che docenti e personale Ata vengano equiparati, a livello di previdenza, ai lavoratori delle forze armate, permettendo così loro di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. “Non è una concessione – conclude Pacifico – considerando l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a  burnout  e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, molto presente tra coloro che operano nei nostri istituti scolastici”.
 
Anief ricorda che, in convenzione con Cedan, anche quest’anno è stato avviato il servizio di consulenza per chi è interessato al pensionamento: è possibile contattare via web la sede sindacale più vicina.
 
 
 
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