La spinta di Archimede generalizzata

Michel Serres generalizza la scoperta della spinta di Archimede estendendola a ogni corpo immerso nel mondo e interpretandola con ciò anche in chiave educativa.

La matematica per Michel Serres è scienza miracolo.

“Chiamo «miracolo» – egli scrive – il fatto manifesto che più si penetra nell’astratto puro, più si ha la possibilità di incontrare il reale concreto […] Nel riferirmi a questa disciplina di un interesse quasi mistico, e alle somme meraviglie che essa ricava dall’analogia […] rivedendo la sua bianca trasparenza, la sua diabolica sofisticatezza e la sua relazione misteriosa con il reale più concreto, la assimilo spesso al pensiero in generale, al momento stesso dell’invenzione.”

Il passo che segue, tratto da una delle sue ultime opere, costituisce una prima pagina di filosofia cui ne faranno seuito altre: cos’è il pensiero, che cosa sono le conoscenze, San Dionigi decollato, le matematiche, la caverna di Verne, eccetera.

Se il semplice racconto della più celebre scoperta di Archimede è giunto fino a noi, immutato per due millenni di storia, generalmente menzognera, vuol proprio dire che nasconde ricchi tesori. Ecco il nostro studioso di meccanica nudo, nel bagno. Il suo corpo, fluttuando, ondeggia, solo, nel volume d’acqua, come una barchetta in una vasca minuscola; le sue membra, nude, cercano di restare a galla, in balia di piccoli beccheggi e rollii […] Ho trovato, urla, ed eccolo, sempre nudo, gridare e correre per la strada; nudo, sulla pubblica piazza, […]  saltando di gioia, se ne va, cantando nel vento il serafico verbo della scoperta: Eureka!

«Eureka! Ho trovato la forza verticale che solleva il corpo fluttuante nell’acqua!», grida. Ma quale forza lo spinge, addirittura, fuori dall’acqua, sempre verticalmente? Eureka!, dico io a mia volta, perché il teorema di Archimede generalizzato è il seguente: ogni corpo lealmente immerso nel mondo acquatico, nella vita autentica, nell’insegnamento coraggioso e diretto offerto dal mondo e dalle cose, riceve da essi una spinta uguale a questo corpo che va dal basso verso l’alto, in verticale, verso la scoperta.Michel Serres, Il mancino zoppo, Bollati Boringhieri, 2016

Altri Riferimenti per Michel Serres:

  • Laureato in matematica, docente e preside e, per quasi un quarto di secolo, ispettore ministeriale. Responsabile, per il settore della matematica e della fisica, della Struttura Tecnica del Ministero dell’Istruzione. Segretario, Vice-Presidente e Presidente Nazionale della Mathesis dal 1980 in poi e dal 2009 al 2019, direttore del Periodico di Matematiche.

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Che cos’è il pensiero? matematica, gioia e…parole

Che cos’è il pensiero? Un’altra pagina di matematica, di filosofia e di bella letteratura, tratta dal Grande Racconto dell’Universo di Michel Serres.
Leggere Serres non è come fare una passeggiata. È piuttosto un ritrovarsi immersi in un fiume in piena, inondati e trascinati da un flusso di parole, e di espressioni nuove. Michel Serres scrive in modo inebriante, ma richiede pause e continui ritorni a pagine già lette, un zigzagare tra onde di luci e ombre, con narrazioni non lineari, ricorsive a tratti, da riprendere dall’inizio o dalla conclusione, a ritroso. Ogni suo libro è una enorme caverna scintillante di saperi, pesati, filtrati, giustapposti, condensati. Ogni frase assimilabile, nel suo spazio narrativo, a un punto di accumulazione di altre idee, teorie, storie, concetti. «Le sue pagine – afferma Biagio Scognamiglio – sono da ammirare come vetrate iridescenti di una cattedrale colpite da luci abbaglianti». Una cattedrale del pensiero in cui il docente di matematica non può non entrare e sostare.
Quando confessa che per scrivere Le origini della geometria ha impiegato trentacinque anni della sua vita (1958-1992) è come se invitasse il lettore a non pensare di poterlo leggere nello spazio richiesto da un libro “normale”. Non lo è! E così ogni altro suo libro: richiede tempo per essere letto. Anzi, una lettura che è come un viaggio che non finisce, com’è il racconto che egli ha intrapreso: il Grande Racconto dell’Universo che è anche il grande, interminabile, racconto della Geometria che ne costruì lo spazio e gli diede luce nonché delle Matematiche che enunciano la parola del mondo.
I passi di lettura che seguono sono parziali risposte all’interrogativo: che cos’è il pensiero?  
«Potenziale, potente, il pensiero non può essere definito come si traccia un limite attorno a un’area, piena e densa, per circoscriverla; no, il pensiero va, vivace, distratto e piccolo, descrivendosi da sé, corre disegnandosi, scaturisce imperlandosi, sobbalza fiammeggiando. Va verso o dopo, viene da e prima, passa per, sotto, su, attraverso, inciampa contro, comincia con, vicino a, fuori da, lavora per, secondo il suo orientamento e malgrado mille ostacoli. Così, come una danza di fiamme, il pensiero traccia delle vie, si scompone in zigzag, scoppia in lampi e salti di vento, indicizza vettori e tensori, emerge in vicinanze e punti d’accumulazione, brilla come una stella, sfreccia come un razzo, si sviluppa come un fuoco d’artificio o una fontana di scintille. […] Il pensiero non si pone si propone. Distante dall’equilibrio, precede ogni tesi, antitesi o sintesi, tutte e tre stupidamente statiche. In potenza.
Che cos’è il pensiero? Per contemplare il suo geyser di fiamme, per sentire, della sua copiosa brezza, la raffica frattale, per accecarsi nella sua nube dai contorni sfumati, nervata da una rete di fulmini, per nuotare nel vortice della sua corrente viva, entrate nella danza di tutti gli spazio-tempo, di tutte le reti possibili virtualmente indicizzate dall’insieme delle preposizioni… Indicizzato così dalle preposizioni, il pensiero cammina attraverso l’Universo e ne dispiega lo  splendore; così, particella minuscola, esplode in interazioni che producono la massa; così si insinua, inatteso, tra gli uomini, le loro parole, conversazioni, dispute e trovate; così connette le discipline tra loro, e in cortocircuito favorisce le scoperte, sviluppando anche il Grande Racconto; così corre, dolce, discreto, invisibile, intuitivo attraverso la nube infinita e fluida delle reti neurali, all’interno del cervello; così trotterella, felice, tra le prole dei miei libri, così ne stila le pagine […].
Filando allegramente, come una palla elastica, da una preposizione all’altra, il pensiero inventivo esplode e si proietta con gli stessi getti, frequenta gli stessi sentieri della gioia. Gioia-stella, gioia-diamante o gioia-bambino, il pensiero inonda d’invenzioni il mondo che lui stesso forma, trasforma, e lastrica di gioia.»Michel Serres, Il mancino zoppo, Bollati Boringhieri, 2016
La matematica l’assimilo al pensiero
«Nel riferirmi a questa disciplina di un interesse quasi mistico, e alle somme meraviglie che essa ricava dall’analogia […] rivedendo la sua bianca trasparenza, la sua diabolica sofisticatezza e la sua relazione misteriosa con il reale più concreto, la assimilo spesso al pensiero in generale, …..»Michel Serres, Il mancino zoppo, Bollati Boringhieri, 2016
La vetta del pensiero è matematica e gioia
«Quando il pensiero trova il meglio che il nostro intelletto possa produrre, accede alla matematica. Quando cerca l’eccellenza della lingua, parla in algebra, numeri, topologia… Le matematiche dicono quel che dicono l’Universo, minuscolo o smisurato, e il mondo delle cose, celebrano la vicinanza, l’affinità, la tangenza, la congruenza, insomma le nozze del costruito con il dato, dell’ideale con il reale, ossia così tante biiezioni tra il mondo e il pensiero che ci mettiamo a identificarle. Le matematiche enunciano la parola del mondo. Nel pensiero niente raggiunge con più precisione questa somma. Se la filosofia dimentica o perde la matematica – e pure la musica – non può rispondere alla domanda: che cos’è il pensiero?
Entrare nel mondo, entrare in matematica, entrare nel pensiero, scoprire, abbagliato, la caverna dalle scintillanti meraviglie.»Michel Serres, Il mancino zoppo, Bollati Boringhieri, 2016
Qual è la caverna dalle scintillanti meraviglie?
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