Crisi di governo, il premier Draghi verso le dimissioni: nel discorso al Senato non fa nessun accenno alla scuola

La crisi di governo è ormai precipitata: nella giornata di ieri, il presidente del Consiglio Mario Draghi si è presentato al Senato dove ha ottenuto la fiducia con 95 voti favorevoli. Un risultato, tuttavia, troppo basso per continuare il cammino di questo esecutivo: in base a quanto riportato dall’Ansa, giovedì 21 luglio, nella seduta della Camera convocata per le 9, il premier annuncerà l’intenzione di presentare ufficialmente le dimissioni al Quirinale. Cosa succederà per il mondo della scuola? Ciò che si rischia è un grande ulteriore caos.

Crisi di governo all’apice

Giornata cruciale quella di ieri, 20 luglio, per le sorti dell’esecutivo: la crisi del governo è all’apice, il premier Draghi è deciso a rassegnare le dimissioni, poiché è venuta a mancare quella unità nazionale che, a detta dello stesso Presidente del Consiglio, poteva garantire “legittimità democratica ed efficacia” al suo mandato. In vista possibili elezioni, in base ai rumors già nei primissimi giorni di ottobre. Questa crisi avrà ripercussioni pesanti su tutti gli ambiti, peggiorando di fatto una situazione già di per sé preoccupante, con livelli inflazionistici sempre al rialzo.

Quali saranno le conseguenze per il mondo della scuola? Di certo questa situazione non aiuterà a sciogliere i nodi critici che nelle prossime settimane si dovranno districare, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Ricordiamo che servono indicazioni ministeriali sulla ripresa delle lezioni in sicurezza, considerando i dati sempre alti dei contagi da Covid: distanziamento, classi affollate, aerazione delle aule, uso delle mascherine rappresentano alcuni aspetti problematici.

Anche il rinnovo del contratto del personale scolastico potrebbe subire ulteriori rallentamenti, provocando danni aggiuntivi per i lavoratori, che aspettano ormai da troppo tempo sia gli arretrati sia gli aumenti stipendiali. Allo stesso tempo, anche l’iter del reclutamento e delle nuove immissioni in ruolo per il 2022/23 potrebbe procedere più lentamente.

Nessun cenno alla scuola nel discorso del premier

Anche Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF, si è soffermato sulle ripercussioni che una crisi di governo potrebbe comportare per la scuola. In particolare, in un comunicato ha evidenziato i mancati riferimenti del premier nel suo discorso in Senato alle riforme in atto in ambito scolastico e al tema del precariato cronico e da record tra docenti e personale Ata: “Tra le priorità citate da Draghi – ha dichiarato il sindacalista autonomo-, a parte gli accenni al PNRR, non vi è stata alcuna indicazione particolare per un milione e mezzo di lavoratori della scuola. E nemmeno a nove milioni di alunni e studenti. Eppure, i problemi sono notevoli e se non verranno affrontati si rischia di partire per il terzo anno consecutivo in modo del tutto inadeguato a rispondere alla pandemia e a migliorare l’offerta formativa, oltre che per ridurre l’abbandono scolastico”.

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